domenica 29 luglio 2012

Il Papa: Il miracolo non si produce da niente, ma da una prima modesta condivisione di ciò che un semplice ragazzo aveva con sé. Gesù non ci chiede quello che non abbiamo, ma ci fa vedere che se ciascuno offre quel poco che ha, può compiersi sempre di nuovo il miracolo: Dio è capace di moltiplicare il nostro piccolo gesto di amore e renderci partecipi del suo dono



ANGELUS: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA














LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 29.07.2012


Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e recita l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle,

nell’odierna domenica abbiamo iniziato la lettura del capitolo 6° del Vangelo di Giovanni. Il capitolo si apre con la scena della moltiplicazione dei pani, che poi Gesù commenta nella sinagoga di Cafarnao, indicando in Se stesso il «pane» che dona la vita. Le azioni compiute da Gesù sono parallele a quelle dell’Ultima Cena: «Prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti» - così dice il Vangelo (Gv 6,11). L’insistenza sul tema del «pane», che viene condiviso, e sul rendere grazie (v.11, in greco eucharistesas), richiamano l’Eucaristia, il Sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo.
L’Evangelista osserva che la Pasqua, la festa, era ormai vicina (cfr v. 4). Lo sguardo si orienta verso la Croce, il dono di amore, e verso l’Eucaristia, il perpetuarsi di questo dono: Cristo si fa pane di vita per gli uomini. Sant’Agostino commenta così: «Chi, se non Cristo, è il pane del cielo? Ma perché l’uomo potesse mangiare il pane degli angeli, il Signore degli angeli si è fatto uomo. Se tale non si fosse fatto, non avremmo il suo corpo; non avendo il corpo proprio di lui, non mangeremmo il pane dell’altare» (Sermone 130,2). 
L’Eucaristia è il permanente grande incontro dell’uomo con Dio, in cui il Signore si fa nostro cibo, dà Se stesso per trasformarci in Lui stesso.
Nella scena della moltiplicazione, viene segnalata anche la presenza di un ragazzo, che, di fronte alla difficoltà di sfamare tanta gente, mette in comune quel poco che ha: cinque pani e due pesci (cfr Gv 6,8). 
Il miracolo non si produce da niente, ma da una prima modesta condivisione di ciò che un semplice ragazzo aveva con sé. Gesù non ci chiede quello che non abbiamo, ma ci fa vedere che se ciascuno offre quel poco che ha, può compiersi sempre di nuovo il miracolo: Dio è capace di moltiplicare il nostro piccolo gesto di amore e renderci partecipi del suo dono. 
La folla è colpita dal prodigio: vede in Gesù il nuovo Mosè, degno del potere, e nella nuova manna, il futuro assicurato, ma si ferma all’elemento materiale, che hanno mangiato, e il Signore, «sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo» (Gv 6,15). Gesù non è un re terreno che esercita il dominio, ma un re che serve, che si china sull’uomo per saziare non solo la fame materiale, ma soprattutto la fame più profonda, la fame di orientamento, di senso, di verità, la fame di Dio.
Cari fratelli e sorelle, chiediamo al Signore di farci riscoprire l’importanza di nutrirci non solo di pane, ma di verità, di amore, di Cristo, del corpo di Cristo, partecipando fedelmente e con grande consapevolezza all’Eucaristia, per essere sempre più intimamente uniti a Lui. 
Infatti «non è l’alimento eucaristico che si trasforma in noi, ma siamo noi che veniamo da esso misteriosamente cambiati. Cristo ci nutre unendoci a sé; ci attira dentro di sé» (Esort. Apost. Sacramentum caritatis, 70). 
Allo stesso tempo, vogliamo pregare perché non manchi mai a nessuno il pane necessario per una vita dignitosa, e siano abbattute le disuguaglianze non con le armi della violenza, ma con la condivisione e l’amore.
Ci affidiamo alla Vergine Maria, mentre invochiamo su di noi e sui nostri cari la sua materna intercessione.

DOPO L’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle,

continuo a seguire con apprensione i tragici e crescenti episodi di violenza in Siria con la triste sequenza di morti e feriti, anche tra i civili, e un ingente numero di sfollati interni e di rifugiati nei Paesi limitrofi. Per questi chiedo che sia garantita la necessaria assistenza umanitaria e l’aiuto solidale. Nel rinnovare la mia vicinanza alla popolazione sofferente ed il ricordo nella preghiera, rinnovo un pressante appello, perché si ponga fine ad ogni violenza e spargimento di sangue. Chiedo a Dio la sapienza del cuore, in particolare per quanti hanno maggiori responsabilità, perché non venga risparmiato alcuno sforzo nella ricerca della pace, anche da parte della comunità internazionale, attraverso il dialogo e la riconciliazione, in vista di un’adeguata soluzione politica del conflitto. Il mio pensiero si rivolge anche alla cara Nazione irachena, colpita in questi ultimi giorni da numerosi e gravi attentati che hanno provocato molti morti e feriti. Possa questo grande Paese trovare la via della stabilità, della riconciliazione e della pace.

Tra un anno, proprio in questo periodo, si terrà la 28a Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro, in Brasile. Si tratta di una preziosa occasione per tanti giovani di sperimentare la gioia e la bellezza di appartenere alla Chiesa e di vivere la fede. Guardo con speranza a questo evento e desidero incoraggiare e ringraziare gli organizzatori, specialmente l’Arcidiocesi di Rio de Janeiro, impegnati a preparare con solerzia l’accoglienza ai giovani che da tutto il mondo prenderanno parte a questo importante incontro ecclesiale.

Seguo con preoccupazione le notizie relative allo stabilimento ILVA di Taranto e desidero manifestare la mia vicinanza agli operai e alle loro famiglie, che vivono con apprensione questi difficili momenti. Mentre assicuro la mia preghiera e il sostegno della Chiesa, esorto tutti al senso di responsabilità e incoraggio le Istituzioni nazionali e locali a compiere ogni sforzo per giungere ad una equa soluzione della questione, che tuteli sia il diritto alla salute, sia il diritto al lavoro, soprattutto in questi tempi di crisi economica.

Chers francophones et chers pèlerins venus de Martinique, aujourd’hui débute dans la liturgie dominicale la lecture du 6ème chapitre de l’évangile de saint Jean, qui relate la multiplication des pains et rapporte le discours sur le pain de vie. Les foules qui suivent le Christ ont faim. Jésus multiplie le pain que les disciples distribuent. Je vous invite vous aussi à distribuer la Bonne Nouvelle du Christ. N’hésitez pas à parler de lui autour de vous. Ceux qui cherchent Dieu sont nombreux. Comblez leur faim dans la mesure du possible. Bonnes vacances et que Dieu vous bénisse par l’intercession de la Vierge Marie.

I greet all the English-speaking visitors present at today’s Angelus prayer. In the Gospel this morning, our Lord miraculously offers food to the crowds, leaving a sign of God’s immeasurable providence in the Eucharist. Strengthened by that Sacrifice, may we always work for the spiritual nourishment of our brethren, not forgetting the poor and needy. Godblessyouandyourlovedones!

Von Herzen grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher. Mit dem Wunder der Brotvermehrung im heutigen Sonntagsevangelium zeigt uns Christus, daß seine Liebe größer ist als menschliches Sorgen und Planen. Dabei will er aber auch unseren Beitrag. Was wir im Vertrauen auf ihn tun, das macht er fruchtbar und begleitet es mit seinem Segen. In der Einheit mit ihm, in die wir hineinzuwachsen wollen, werden wir Zeugen und Mitarbeiter seiner Güte. Welt. Der Herr vollende das Gute, das wir uns vornehmen.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana, y quisiera recordar con particular afecto a todos los que están gozando de unos días de merecido descanso, y también a quienes están pasando por momentos difíciles o dolorosos, sometidos a duras pruebas. Invito a todos a acoger en este domingo la Palabra de Dios que la Iglesia nos propone en la liturgia. Meditémosla con un corazón humilde y llevémosla a la práctica con sencillez. Que María, la Santísima Virgen, nos muestre siempre su amor de Madre. Feliz domingo.

Witam serdecznie Polaków. Cud rozmnożenia chleba dokonany przez Jezusa, o jakim słyszymy w dzisiejszej Ewangelii, jest zapowiedzią Eucharystii. Chrystus nadal łamie Chleb dla nas i zapewnia: „Kto spożywa moje Ciało i pije Krew moją, trwa we Mnie, a Ja w nim" (J 6, 56). Zawierzając wszystko Bogu, jak powstańcy warszawscy, trwając w jedności z Chrystusem, nie zbłądzicie w codziennych wyborach wartości, nawet gdy świat będzie was kusił mirażami szczęścia i rozrywki. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Dò il mio benvenuto ai Polacchi. Il miracolo della moltiplicazione dei pani, compiuto da Gesù, di cui ci parla il Vangelo di oggi era annuncio dell’Eucaristia. Cristo continua a spezzare il pane per noi e ci assicura: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui" (Gv 6, 56). Affidando tutto a Dio come hanno fatto i combattenti della insurrezione di Varsavia, rimanendo nell’unità con Cristo, non commetterete errori nella scelta quotidiana dei valori, perfino quanto il mondo vi tenta con i miraggi della felicità e del divertimento. Sia lodato Gesù Cristo.]

Sono lieto di salutare con affetto i pellegrini di lingua italiana; in particolare la comunità del Seminario di Otranto, - è venuto con voi il vostro Arcivescovo Mons. Donato Negro che saluto con voi; le Suore Figlie di Cristo Re, provenienti dall’Italia e da varie parti del mondoin occasione del loro Capitolo generale; i partecipanti al pellegrinaggio ciclistico degli ex allievi dell’Istituto Don Nicola Mazza di Verona. Ricordo, infine, che oggi si svolge qui a Castel Gandolfo la «Sagra delle Pesche». Auspico ogni migliore successo per questa tradizionale iniziativa che vede la collaborazione dell’Amministrazione Comunale, della Parrocchia e dell’intera cittadinanza. A tutti auguro una buona domenica e una buona settimana! Grazie. Buona domenica!

Affacciandosi sulla Piazza antistante il Palazzo Apostolico, il Santo Padre ha rivolto ai pellegrini le seguenti parole:

Cari amici,

vi auguro una buona domenica. Oggi abbiamo sentito in Chiesa il Vangelo della moltiplicazione dei pani, un segno della bontà di Dio con noi, un segno della bontà della creazione, un segno della bontà degli uomini tra di loro. Cerchiamo che questa luce della bontà divina e nostra risplenda anche oggi in noi e tra di noi, e così sia veramente una buona domenica, una buona settimana. Auguri a voi tutti. Grazie!


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domenica 22 luglio 2012

Il Papa: Il maligno cerca sempre di rovinare l’opera di Dio, seminando divisione nel cuore umano, tra corpo e anima, tra l’uomo e Dio, nei rapporti interpersonali, sociali, internazionali, e anche tra l’uomo e il creato. Il maligno semina guerra; Dio crea pace





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Vedi anche:

Il desiderio più profondo. All'Angelus il tema di Dio padre e pastore. Un pensiero a Olimpiadi e strage negli Usa (Sir)

Il Papa: Dio vuole "pace", ma il "Maligno" cerca continuamente di "rovinare la sua opera"
 

Londra 2012, il Papa: la Chiesa guarda con simpatia alle Olimpiadi (Izzo)

Strage di Denver, il Papa: "Colpito da violenza insensata" (TG1)

Gli auguri del Papa per le Olimpiadi di Londra

Il Papa all'Angelus: "Il maligno semina guerra; Dio crea la pace" (Scolozzi)

Il Papa: il maligno semina la guerra, Cristo è la nostra pace. Dalla Maddalena Gesù fece uscire sette demoni (Izzo)

Benedetto XVI all’Angelus: “il maligno semina guerra; Dio crea pace”. Il cordoglio per le vittime di Denver e Zanzibar. I buoni auspici per le Olimpiadi di Londra


Il Papa: il maligno cerca sempre di rovinare la pace di Dio (AsiaNews)



LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 22.07.2012

Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e recita l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

La Parola di Dio di questa domenica ci ripropone un tema fondamentale e sempre affascinante della Bibbia: ci ricorda che Dio è il Pastore dell’umanità. Questo significa che Dio vuole per noi la vita, vuole guidarci a buoni pascoli, dove possiamo nutrirci e riposare; non vuole che ci perdiamo e che moriamo, ma che giungiamo alla meta del nostro cammino, che è proprio la pienezza della vita. E’ quello che desidera ogni padre e ogni madre per i propri figli: il bene, la felicità, la realizzazione. Nel Vangelo di oggi Gesù si presenta come Pastore delle pecore perdute della casa d’Israele. Il suo sguardo sulla gente è uno sguardo per così dire ‘pastorale’. 
Ad esempio, nel Vangelo di questa domenica, si dice che «sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose» (Mc 6,34). Gesù incarna Dio Pastore col suo modo di predicare e con le sue opere, prendendosi cura dei malati e dei peccatori, di coloro che sono «perduti» (cfr Lc 19,10), per riportarli al sicuro, nella misericordia del Padre.
Tra le «pecore perdute» che Gesù ha portato in salvo c’è anche una donna di nome Maria, originaria del villaggio di Magdala, sul Lago di Galilea, e detta per questo Maddalena. Oggi ricorre la sua memoria liturgica nel calendario della Chiesa. Dice l’Evangelista Luca che da lei Gesù fece uscire sette demoni (cfr Lc 8,2), cioè la salvò da un totale asservimento al maligno. In che cosa consiste questa guarigione profonda che Dio opera mediante Gesù? Consiste in una pace vera, completa, frutto della riconciliazione della persona in se stessa e in tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri, con il mondo. 
In effetti, il maligno cerca sempre di rovinare l’opera di Dio, seminando divisione nel cuore umano, tra corpo e anima, tra l’uomo e Dio, nei rapporti interpersonali, sociali, internazionali, e anche tra l’uomo e il creato. Il maligno semina guerra; Dio crea pace. Anzi, come afferma san Paolo, Cristo «è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne» (Ef 2,14). Per compiere questa opera di riconciliazione radicale Gesù, il Pastore Buono, ha dovuto diventare Agnello, «l’Agnello di Dio … che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29). Solo così ha potuto realizzare la stupenda promessa del Salmo: «Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne / tutti i giorni della mia vita, / abiterò ancora nella casa del Signore / per lunghi giorni» (22/23,6).
Cari amici, queste parole ci fanno vibrare il cuore, perché esprimono il nostro desiderio più profondo, dicono ciò per cui siamo fatti: la vita, la vita eterna! Sono le parole di chi, come Maria Maddalena, ha sperimentato Dio nella propria vita e conosce la sua pace. Parole più che mai vere sulla bocca della Vergine Maria, che già vive per sempre nei pascoli del Cielo, dove l’ha condotta l’Agnello Pastore. Maria, Madre di Cristo nostra pace, prega per noi!

DOPO L’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Tra qualche giorno avrà inizio, a Londra, la XXX edizione dei Giochi Olimpici. Le Olimpiadi sono il più grande evento sportivo mondiale, a cui partecipano atleti di moltissime nazioni, e come tale riveste anche un forte valore simbolico. Per questo la Chiesa Cattolica guarda ad esse con particolare simpatia e attenzione. Preghiamo affinché, secondo la volontà di Dio, i Giochi di Londra siano una vera esperienza di fraternità tra i popoli della Terra.

La prière dominicale de l’Angélus me donne la joie de saluer les francophones présents ce matin ainsi que les personnes qui nous rejoignent par la radio ou la télévision. Dans l’Évangile de ce dimanche, Jésus invite ses disciples à venir à l’écart. Dans nos vies souvent mouvementées et trop rapides, suivons Jésus qui nous convie à le rejoindre dans le calme. Au cœur de l’été, acceptons de le suivre car Il veille sur nous comme sur des brebis qui sont sans berger. Avec l’aide de la Vierge Marie, venez à la rencontre de son Fils, Lui seul peut vous redonner les forces dont vous avez besoin pour votre vie quotidienne ! Bon dimanche à tous !

I welcome all the English-speaking visitors present and I pray that your stay in Rome will bring many blessings.
I was deeply shocked by the senseless violence which took place in Aurora, Denver, and saddened by the loss of life in the recent ferry disaster near Zanzibar. I share the distress of the families and friends of the victims and the injured, especially the children. Assuring all of you of my closeness in prayer, I impart my blessing as a pledge of consolation and strength in the risen Lord.
In a few days from now, the Olympic Games are due to begin in Great Britain. I send greetings to the organizers, athletes and spectators alike, and I pray that, in the spirit of the Olympic Truce, the good will generated by this international sporting event may bear fruit, promoting peace and reconciliation throughout the world. Upon all those attending the London Olympic Games, I invoke the abundant blessings of Almighty God.

Herzlich grüße ich die Gäste deutscher Sprache hier in Castel Gandolfo und alle, die über Rundfunk und Fernsehen am Angelusgebet teilnehmen. „Kommt mit an einen einsamen Ort, wo wir allein sind, und ruht ein wenig aus" (Mk 6,11), sagt der Herr heute im Evangelium seinen Jüngern. Auch wir brauchen - jeder von uns - einen Ort der Ruhe und der Gemeinschaft mit dem Herrn. In der Stille wächst unsere Beziehung zu Gott, und wir werden mit uns selber wieder eins. Denn wenn wir beim Herrn sind, sind wir auch bei uns. Seine Gegenwart verwandelt uns von innen her, damit wir recht leben und Gutes tun können. Suchen wir daher diesen „Ruheplatz" für unsere Seele im Gebet und in der Anbetung vor dem Tabernakel. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Sonntag.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana. A la luz de la Palabra de Dios proclamada este domingo, invito a todos a orar por los ministros de la Iglesia, para que, a ejemplo de Jesucristo, se entreguen con generosidad a la grey que les ha sido confiada, siendo para todos espejo de virtudes. Encomendemos este hermoso propósito a la Santísima Virgen María, y pidámosle a Ella que suscite en el corazón de los jóvenes el deseo de seguir más de cerca y de por vida a su divino Hijo, dando así testimonio constante de fidelidad y amor. Muchas gracias.

Witam pielgrzymów polskich. Szczególnie pozdrawiam Siostry Zmartwychwstanki przebywające w Rzymie na spotkaniu odnowy ducha, jak również Urszulanki Szare z Polski, które pielgrzymują śladami swych świętych założycielek: Anieli Merici i Urszuli Ledóchowskiej. Drogie Siostry, życzę wam, by wasz pobyt w Rzymie umocnił was w charyzmacie i odnowił wasz zakonny zapał. Wszystkich Polaków obecnych dzisiaj w Castel Gandolfo, waszych bliskich i przyjaciół oraz tych, którzy odpoczywają na wakacjach, polecam opiece Bogarodzicy. Z serca wam błogosławię.

[Dò il mio benvenuto ai pellegrini polacchi. In modo particolare saluto le Suore della Risurrezione che si trovano a Roma per un periodo di rinnovamento spirituale, come pure le Suore Orsoline Grigie venute dalla Polonia sulle orme delle loro sante fondatrici: Angela Merici e Orsola Ledóchowska. Care sorelle, vi auguro che il vostro soggiorno a Roma vi confermi nel vostro carisma e ravvivi il vostro entusiasmo per la vita consacrata. Tutti i polacchi presenti oggi a Castel Gandolfo, i vostri cari e i vostri amici e coloro che godono di un periodo di riposo estivo raccomando alla protezione della Madre di Dio. Vi benedico di cuore.]

Infine come sempre rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai gruppi parrocchiali, alle famiglie e ai giovani. A tutti auguro una buona domenica e una buona settimana.

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lunedì 16 luglio 2012

Il Papa: Lasciarsi guidare in questo modo da Cristo è possibile solo per chi ha un'intensa vita di preghiera. Questa consiste, con le parole della Santa d'Avila, nel «parlare dell'amicizia, un trovarsi frequentemente da soli a soli con chi sappiamo che ci ama»

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL VESCOVO DI ÁVILA (SPAGNA) IN OCCASIONE DEL 450° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MONASTERO DI SAN JOSÉ EN ÁVILA E DELL’INIZIO DELLA RIFORMA DEL CARMELO, 16.07.2012

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Vescovo di Ávila (Spagna), S.E. Mons. Jesús García Burillo, in occasione del 450° anniversario della fondazione del Monastero di San José en Ávila e dell’inizio della Riforma del Carmelo promossa da Santa Teresa di Gesù:

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE 

Al venerato Fratello
Monsignor Jesús García Burillo
Vescovo di Avila


1. Resplendens stella. «Come una stella di vivissimo splendore» (Libro della Vita 32, 11). Con queste parole il Signore incoraggiò Santa Teresa di Gesù a fondare ad Avila il monastero di San José, inizio della riforma dell'ordine carmelitano, del quale, il prossimo 24 agosto, si celebrerà il 450° anniversario. In occasione di questa felice ricorrenza, desidero unirmi alla gioia dell'amata diocesi di Avila, dell'ordine dei carmelitani scalzi, del Popolo di Dio che peregrina in Spagna e di tutti quelli che, nella Chiesa universale, hanno trovato nella spiritualità teresiana una luce sicura per scoprire che attraverso Cristo all'uomo giunge un vero rinnovamento della sua vita. Innamorata del Signore, questa illustre donna non desiderò altro che compiacerlo in tutto. In effetti, un santo non è colui che compie grandi imprese basandosi sull'eccellenza delle sue qualità umane, ma chi permette con umiltà che a Cristo di penetrare nella sua anima, di agire attraverso la sua persona, di essere Lui il vero protagonista di tutte le sue azioni e i suoi desideri, colui che ispira ogni iniziativa e sostiene ogni silenzio.


2. Lasciarsi guidare in questo modo da Cristo è possibile solo per chi ha un'intensa vita di preghiera. Questa consiste, con le parole della Santa d'Avila, nel «parlare dell'amicizia, un trovarsi frequentemente da soli a soli con chi sappiamo che ci ama» (Libro della Vita, 8 e 5). La riforma dell'ordine carmelitano, il cui anniversario ci colma di gioia interiore, nasce dalla preghiera e tende alla preghiera. Nel promuovere un ritorno radicale alla Regola primitiva, allontanandosi dalla Regola mitigata, santa Teresa di Gesù voleva propiziare una forma di vita che favorisse l'incontro personale con il Signore, per la qual cosa basta «solo di ritirarsi in solitudine, sentirlo dentro di sé e non meravigliarsi di ricevere un tale Ospite». (Cammino di Perfezione, 28, 2). Il monastero di San José nasce proprio perché le sue figlie abbiano le condizioni migliori per trovare Dio e stabilire una relazione profonda e intima con Lui.


3, Santa Teresa propose un nuovo modo di essere carmelitana in un mondo a sua volta nuovo. Quelli furono «tempi duri» (Libro della Vita 33,5). E in essi, secondo questa Maestra dello spirito, «sono necessari forti amici di Dio a sostegno dei deboli» (ibidem 15,5). E insisteva con eloquenza: «Il mondo è in fiamme; vogliono nuovamente condannare Cristo, come si dice, raccogliendo contro di lui mille testimonianze; vogliono denigrare la sua Chiesa, e dobbiamo sprecare il tempo nel chiedere cose che, se per caso Dio ce le concedesse, ci farebbero avere un'anima di meno in cielo? No, sorelle mie, non è il momento di trattare con Dio d'interessi di poca importanza» (Cammino di Perfezione 1,5). Non ci risulta familiare, nella congiuntura attuale, una riflessione che c'illumina tanto e c'interpella, fatta più di quattro secoli fa dalla Santa mistica?
Il fine ultimo della riforma teresiana e della creazione di nuovi monasteri, in un mondo con pochi valori spirituali, era di proteggere con la preghiera l'operato apostolico; proporre uno stile di vita evangelica che fosse modello per chi cercava un cammino di perfezione, a partire dalla convinzione che ogni autentica riforma personale ed ecclesiale passa per il riprodurre sempre meglio in noi la «forma» di Cristo (cfr Gal 4, 19). Fu proprio questo l'impegno della Santa e delle sue figlie. E fu proprio questo l'impegno dei suoi figli carmelitani, che non miravano ad altro se non a «progredire nella virtù» (Libro della Vita, 31, 18). In tal senso, Teresa scrive: «[Mi sembra infatti che] egli ci apprezzi di più se, mediante la sua misericordia, riusciamo a guadagnargli un'anima con i nostri sforzi e con la nostra preghiera, che non per quanti altri servizi possiamo rendergli» (Libro delle Fondazioni, 1,7). Di fronte alla dimenticanza di Dio, la Santa, Dottore della Chiesa, incoraggia comunità oranti, che proteggano con il loro fervore coloro che proclamano ovunque il Nome di Cristo, affinché preghino per i bisogni della Chiesa e portino al cuore del Salvatore il clamore di tutti i popoli.


4. Anche oggi, come nel XVI secolo, tra rapide trasformazioni, è necessario che la preghiera fiduciosa sia l'anima dell'apostolato, affinché risuoni, con grande chiarezza e vigoroso dinamismo, il messaggio redentore di Gesù Cristo. È urgente che la Parola di vita vibri nelle anime in modo armonioso, con note squillanti e attraenti.
In questo appassionante compito, l'esempio di Teresa d'Avila ci è di grande aiuto. Possiamo affermare che, al suo tempo, la Santa evangelizzò senza mezzi termini, con ardore mai spento, con metodi lontani dall'inerzia, con espressioni aureolate di luce. Ciò conserva tutta la sua freschezza nel crocevia attuale, dove si sente l'urgenza che i battezzati rinnovino il loro cuore attraverso la preghiera personale, incentrata anche, secondo i dettami della Mistica di Avila, sulla contemplazione della Santissima Umanità di Cristo come unico cammino per trovare la gloria di Dio (cfr. Libro della Vita 22,1; Castello interiore 6,7). Così si potranno formare famiglie autentiche, che scoprano nel Vangelo il fuoco del proprio nucleo familiare; comunità cristiane vive e unite, cementate in Cristo come loro pietra d'angolo, che abbiamo sete di una vita di servizio fraterno e generoso. È anche auspicabile che l'incessante preghiera promuova l'attenzione prioritaria per la pastorale vocazionale, sottolineando in particolare la bellezza della vita consacrata, che bisogna accompagnare debitamente come tesoro proprio della Chiesa, come torrente di grazie, nella sua dimensione sia attiva sia contemplativa.
La forza di Cristo porterà anche a moltiplicare le iniziative affinché il popolo di Dio riacquisti il suo vigore nell'unica forma possibile: dando spazio dentro di noi ai sentimenti del Signore Gesù (cfr. Fil 2,5) e ricercando in ogni circostanza un'esperienza radicale del suo Vangelo. Il che significa, prima di tutto, permettere allo Spirito Santo di renderci amici del Maestro e di configurarci a Lui. Significa anche accettare in tutto i suoi mandati e adottare in noi criteri come l'umiltà nella condotta, la rinuncia al superfluo, il non recare offesa agli altri o il procedere con cuore semplice e mite. Così, quanti ci circondano, percepiranno la gioia che nasce dalla nostra adesione al Signore e che non anteponiamo nulla al suo amore, essendo sempre disposti a dare ragione della nostra speranza (cfr 1 Pt 3, 15) e vivendo come Teresa di Gesù, in filiale obbedienza alla nostra Santa Madre Chiesa.


5. A questa radicalità e fedeltà c'invita oggi questa figlia tanto illustre della diocesi di Avila. Accogliendo la sua bella eredità, nel momento presente della storia, il Papa invita tutti i membri di questa Chiesa particolare, ma in modo sentito i giovani, a prendere sul serio la comune vocazione alla santità. Seguendo le orme di Teresa di Gesù, permettetemi di dire a quanti hanno il futuro dinanzi a sé: aspirate anche voi a essere totalmente di Gesù, solo di Gesù e sempre di Gesù. Non temete di dire a Nostro Signore, come fece lei: «Vostra sono, per voi sono nata, che cosa volete fare di me? (Poesia 2). A Lui chiedo che sappiate anche rispondere alle sue chiamate illuminati dalla grazia divina con «ferma determinazione», per offrire «quel poco» che c'è in voi, confidando nel fatto che Dio non abbandona mai quanti lasciano tutto per la sua gloria» (cfr Cammino di perfezione 21,2; 1,2).


6. Santa Teresa seppe onorare con grande devozione la Santissima Vergine, che invocava con il dolce nome di Carmen. Sotto la sua protezione materna pongo gli aneliti apostolici della Chiesa ad Avila, affinché, ringiovanita dallo Spirito Santo, trovi le vie opportune per proclamare il Vangelo con entusiasmo e coraggio. Che Maria, Stella dell'evangelizzazione, e il suo casto sposo san Giuseppe intercedano affinché quella «stella» che il Signore ha acceso nell'universo, la Chiesa, con la riforma teresiana continui a irradiare il grande splendore dell'amore e della verità di Cristo a tutti gli uomini. Con tale anelito, venerato Fratello nell'Episcopato, ti invio questo messaggio, che ti prego di far conoscere al gregge affidato alle tue cure pastorali, e in particolare alle amate carmelitane scalze del convento di San José, di Avila, affinché perpetuino nel tempo lo spirito della loro fondatrice e della cui fervente preghiera per il Successore di Pietro ho grata conferma. A loro, a lei e a tutti i fedeli di Avila, imparto con affetto la Benedizione Apostolica, pegno di abbondanti favori celesti.
Dal Vaticano, 16 luglio 121


BENEDICTUS PP. XVI

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(Traduzione Osservatore Romano)

domenica 15 luglio 2012

Il Papa: In Gesù Dio ha detto e dato tutto, ma poiché Egli è un tesoro inesauribile, lo Spirito Santo non finisce mai di rivelare e di attualizzare il suo mistero. Perciò l’opera di Cristo e della Chiesa non regredisce mai, ma sempre progredisce





ANGELUS: VIDEO INTEGRALE (COMPRESE LE PRIME PAROLE RIVOLTE DAL PAPA AI FEDELI)

ANGELUS: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA


Vedi anche:

Il Papa: la Chiesa sia povera come San Francesco. Nonostante tutto la Chiesa va avanti e non regredisce mai (Izzo)

Benedetto XVI a Frascati: «La Chiesa non compiace i potenti» (Vecchi)

Il Papa a Frascati: servizio di Zavattaro

Angelus: Benedetto XVI parla di San Bonaventura (Scolozzi)

All'omelia alla messa a Frascati un richiamo all'educare e all'educarsi. All'Angelus un ricordo di san Bonaventura (Sir)

Il Papa: d'estate non dimentichiamo i malati in ospedale. Giovanni Paolo II portava lo scapolare carmelitano (Izzo)

Visita a Frascati ed Angelus: servizio di Alessandra Buzzetti

Il Papa all'Angelus: Vedo che mi avete perdonato il ritardo
 

Il Papa: mi avete perdonato per il ritardo, la preghiera è stata troppo lunga. Al termine dell'Angelus Benedetto XVI ha ricevuto il card. Angelini (Izzo)


Il Papa a Frascati: servizio di Lucio Brunelli



Il Papa: “La Chiesa sia povera come san Francesco”

Il Papa: nella Chiesa siamo tutti corresponsabili, dobbiamo "essere uniti e al tempo stesso missionari" (AsiaNews)

Il Papa all'Angelus: grazie a Cristo l'opera della Chiesa progredisce sempre (R.V.)


LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 15.07.2012

Al rientro da Frascati, dove questa mattina si è recato in Visita Pastorale, alle ore 12, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e recita l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

PRIMA DELL’ANGELUS  

Vedo che mi avete perdonato il ritardo.  Ho celebrato la Santa Messa a Frascati, dove eravamo in preghiera, un pò troppo lunga forse, e così il ritardo...



Cari fratelli e sorelle!

Nel calendario liturgico il 15 luglio è la memoria di San Bovanentura da Bagnoregio, francescano, Dottore della Chiesa, successore di San Francesco d’Assisi alla guida dell’Ordine dei Frati Minori. 
Egli scrisse la prima biografia ufficiale del Poverello, e alla fine della vita fu anche Vescovo di questa Diocesi di Albano. In una sua lettera, Bonaventura scrive: «Confesso davanti a Dio che la ragione che mi ha fatto amare di più la vita del beato Francesco è che essa assomiglia agli inizi e alla crescita della Chiesa» (Epistula de tribus quaestionibus, in Opere di San Bonaventura. Introduzione generale, Roma 1990, p. 29). Queste parole ci rimandano direttamente al Vangelo di oggi, di questa domenica, che ci presenta il primo invio in missione dei Dodici Apostoli da parte di Gesù. «Gesù chiamò a sé i Dodici – narra san Marco – e prese a mandarli a due a due … E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche» (Mc 6,7-9). 
Francesco d’Assisi, dopo la sua conversione, praticò alla lettera questo Vangelo, diventando un testimone fedelissimo di Gesù; e associato in modo singolare al mistero della Croce, fu trasformato in un «altro Cristo», come proprio san Bonaventura lo presenta.
Tutta la vita di san Bonaventura, come pure la sua teologia hanno quale centro ispiratore Gesù Cristo. 
Questa centralità di Cristo la ritroviamo nella seconda Lettura della Messa odierna (Ef 1,3-14), il celebre inno della Lettera di san Paolo agli Efesini, che inizia così: «Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo». L’Apostolo mostra quindi come si è realizzato questo disegno di benedizione, in quattro passaggi che cominciano tutti con la stessa espressione «in Lui», riferita a Gesù Cristo. «In Lui» il Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo; «in Lui» abbiamo la redenzione mediante il suo sangue; «in Lui» siamo diventati eredi, predestinati ad essere «lode della sua gloria»; «in Lui» quanti credono nel Vangelo ricevono il sigillo dello Spirito Santo.
Questo inno paolino contiene la visione della storia che san Bonaventura ha contribuito a diffondere nella Chiesa: tutta la storia ha come centro Cristo, il quale garantisce anche novità e rinnovamento ad ogni epoca. In Gesù Dio ha detto e dato tutto, ma poiché Egli è un tesoro inesauribile, lo Spirito Santo non finisce mai di rivelare e di attualizzare il suo mistero. Perciò l’opera di Cristo e della Chiesa non regredisce mai, ma sempre progredisce.
Cari amici, invochiamo Maria Santissima, che domani celebreremo quale Vergine del Monte Carmelo, affinché ci aiuti, come san Francesco e san Bonaventura, a rispondere generosamente alla chiamata del Signore, per annunciare il suo Vangelo di salvezza con le parole e prima di tutto con la vita.

DOPO L’ANGELUS  

Cari fratelli e sorelle,

La prière de cet Angélus dominical me donne la joie de vous saluer, chers fidèles et touristes de langue française. Cette période estivale permet à certains d’entre-nous de prendre du repos. Ce temps peut être pour chacun un moment favorable pour réfléchir sur sa propre vie et pour rendre son cœur disponible aux autres et à Dieu. Je vous invite aussi à être attentif à tous ceux qui souffrent de la solitude et de l’abandon, qu’ils soient dans la rue, dans leur appartement, dans des établissements hospitaliers ou dans des maisons de retraite. N’hésitez pas à aller visiter ces personnes ! À l’exemple de la Vierge Marie, soyons des porteurs de la Bonne Nouvelle !

I offer a warm welcome to the English-speaking pilgrims and visitors present at this Angelus prayer. In this Sunday’s Gospel, Jesus gives the twelve authority to preach and cast out demons. Relying on his power alone, their efforts bear fruit. Let us continue to strive to keep our lives rooted in Christ so that we too may be effective instruments of the Gospel. May God bless you!

Ganz herzlich grüße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache. Im Hallelujavers des heutigen Sonntags singt die Kirche: „Der Vater unseres Herrn Jesus Christus erleuchte die Augen unseres Herzens, damit wir verstehen, zu welcher Hoffnung wir berufen sind." Oft sind unsere Augen gehalten, unser Schauen bleibt in der sichtbaren Welt mit ihren Begrenzungen gefangen. Gott will unseren Blick weit machen für das Große, für das Leben in Fülle, das nur er geben kann. Er selbst will unser Glück und unsere Freude sein. Öffnen wir dem Herrn im täglichen Gebet unser Herz, damit seine Liebe in uns immer mehr wachsen kann. Gott segne euch alle!

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles de la parroquia del Santo Niño, de Atocha, en México, así como a los que participan en esta oración mariana a través de los medios de comunicación. En el evangelio que nos propone la liturgia en este domingo, vemos a Jesús que llama y envía a los apóstoles a predicar la conversión. En efecto, la finalidad de la Iglesia es la propagación del Reino de Diós, para hacer partícipes a todos los hombres de la redención. Animo, pues, a todos los miembros de la Iglesia, y de modo especial a los laicos, a responder con generosidad y prontitud de corazón a la voz de Cristo, para unirse más íntimamente a él y colaborar en su misión salvífica. Feliz domingo.

Dirijo agora uma saudação especial para os peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente para os fiéis da Paróquia São José, de Bragança Paulista e para o grupo de Apóstolas do Sagrado Coração de Jesus, acompanhadas de professores de escolas brasileiras. Agradecido pela amizade e orações, sobre todos invoco os dons do Espírito Santo para serem verdadeiras testemunhas de Cristo no meio das respectivas famílias e comunidades, que de coração abençôo.

S láskou vítam slovenských pútnikov, osobitne žiakov, učiteľov a rodičov z cirkevnej Základnej školy svätého Vincenta z Ružomberka. Bratia a sestry, milí mladí, je čas prázdnin. Využite ich na oddych a na obnovu síl tela i ducha. Všetkých vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, particolarmente ad alunni, insegnanti e genitori della Scuola elementare cattolica San Vincenzo di Ružomberok. Fratelli e sorelle, cari giovani, è il tempo delle vacanze. Approfittate di questo periodo per il riposo e per ritemprare le forze del corpo e dello spirito. A tutti la mia benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

Jutro będziemy obchodzili wspomnienie Najświętszej Maryi Panny z Góry Karmel – Matki Bożej Szkaplerznej. Znak szczególnego oddania się Jej – szkaplerz – nosił i bardzo sobie cenił błogosławiony Jan Paweł II. Wszystkim jego rodakom – w Polsce, w świecie, wam obecnym tu dzisiaj w Castel Gandolfo – życzę, by Maryja, najlepsza z matek, osłaniała was swoim płaszczem w walce ze złem, wypraszała potrzebne łaski, wskazywała drogi wiodące do Boga. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Domani celebreremo la memoria liturgica della B.V. Maria del Monte Carmelo – la Madre di Dio dello Scapolare. Il segno del personale affidamento a Lei – lo scapolare – lo portava e lo stimava tanto il beato Giovanni Paolo II. A tutti i suoi connazionali – in Polonia, nel mondo, a voi qui presenti oggi a Castel Gandolfo – auguro che Maria, la più buona delle madri, vi avvolga con il suo manto nella lotta contro il male, interceda nella richiesta delle grazie, vi mostri le strade che conducono a Dio. Sia lodato Gesù Cristo.]

Infine saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare la Sacra Corale Jonica «Giovanni Paolo II», della provincia di Taranto, e il Gruppo Scout di Reggio Calabria. A tutti auguro una buona domenica.

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Il Papa a Frascati: Gesù avverte i discepoli che non riceveranno sempre un’accoglienza favorevole: talvolta saranno respinti; anzi, potranno essere anche perseguitati. Ma questo non li deve impressionare: essi devono parlare a nome di Gesù e predicare il Regno di Dio, senza essere preoccupati di avere successo. Il successo lo lasciano a Dio

VISITA DEL SANTO PADRE A FRASCATI (15 LUGLIO 2012): LO SPECIALE DEL BLOG

SANTA MESSA A FRASCATI: VIDEO INTEGRALE

VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A FRASCATI, 15.07.2012

Questa mattina alle ore 9.00, il Santo Padre Benedetto XVI lascia in auto il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recarsi in Visita Pastorale alla diocesi suburbicaria di Frascati.
Davanti al cancello di Villa Aldobrandini in Piazza Roma a Frascati, il Papa sale sull’auto scoperta e, attraversando i vari reparti occupati dai fedeli, arriva in Piazza San Pietro, accolto dal Vescovo e dalle autorità civili.
Sul sagrato della Cattedrale il Papa riceve il saluto del Sindaco di Frascati, Dr. Stefano Di Tommaso, e del Vescovo, S.E. Mons. Raffaello Martinelli. Quindi entra in Cattedrale dove si sofferma in adorazione dinanzi al Santissimo Sacramento.
La Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI per i fedeli della diocesi di Frascati inizia alle ore 9.30 sul sagrato della Cattedrale.
Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE 



Cari fratelli e sorelle!


Sono molto lieto di essere oggi in mezzo a voi per celebrare questa Eucaristia e per condividere gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa Comunità diocesana. Saluto il Signor Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato e titolare di questa Diocesi. Saluto il vostro Pastore, Mons. Raffaello Martinelli, e il Sindaco di Frascati, ringraziandoli per le cortesi parole di benvenuto con cui mi hanno accolto a nome di tutti voi. Sono lieto di salutare il Signor Ministro, i Presidenti della Regione e della Provincia, il Sindaco di Roma, gli altri Sindaci presenti e tutte le distinte Autorità.
E sono molto felice di celebrare oggi con il vostro vescovo questa Messa. Come egli ha detto è stato per più di venti anni per me un fedelissimo e molto capace collaboratore nella Congregazione per la Dottrina della Fede, dove ha lavorato soprattutto nel settore del catechismo e della catechesi con grande silenzio e discrezione: ha contribuito al Catechismo della Chiesa cattolica e al Compendio del Catechismo. In questa grande sinfonia della fede anche la sua voce è molto presente.
Nel Vangelo di questa domenica, Gesù prende l’iniziativa di inviare i dodici Apostoli in missione (cfr Mc 6,7-13). In effetti il termine «apostoli» significa proprio «inviati, mandati». La loro vocazione si realizzerà pienamente dopo la risurrezione di Cristo, con il dono dello Spirito Santo a Pentecoste. Tuttavia, è molto importante che fin dall’inizio Gesù vuole coinvolgere i Dodici nella sua azione: è una specie di «tirocinio» in vista della grande responsabilità che li attende. 
Il fatto che Gesù chiami alcuni discepoli a collaborare direttamente alla sua missione, manifesta un aspetto del suo amore: cioè Egli non disdegna l’aiuto che altri uomini possono recare alla sua opera; conosce i loro limiti, le loro debolezze, ma non li disprezza, anzi, conferisce loro la dignità di essere suoi inviati. Gesù li manda a due a due e dà loro istruzioni, che l’Evangelista riassume in poche frasi. La prima riguarda lo spirito di distacco: gli apostoli non devono essere attaccati al denaro e alla comodità. Gesù poi avverte i discepoli che non riceveranno sempre un’accoglienza favorevole: talvolta saranno respinti; anzi, potranno essere anche perseguitati. Ma questo non li deve impressionare: essi devono parlare a nome di Gesù e predicare il Regno di Dio, senza essere preoccupati di avere successo. Il successo lo lasciano a Dio.
La prima Lettura proclamata ci presenta la stessa prospettiva, mostrandoci che gli inviati di Dio spesso non vengono accolti bene. Questo è il caso del profeta Amos, mandato da Dio a profetizzare nel santuario di Betel, un santuario del regno d’Israele (cfr Am 7,12-15). Amos predica con grande energia contro le ingiustizie, denunciando soprattutto i soprusi del re e dei notabili, soprusi che offendono il Signore e rendono vani gli atti di culto. Perciò Amasia, sacerdote di Betel, ordina ad Amos di andarsene. Egli risponde che non è stato lui a scegliere questa missione, ma il Signore ha fatto di lui un profeta e lo ha inviato proprio là, nel regno d’Israele. Pertanto, sia che venga accettato sia che venga respinto, egli continuerà a profetizzare, predicando ciò che Dio dice e non ciò che gli uomini vogliono sentirsi dire. E questo rimane il mandato della Chiesa: non predica ciò che vogliono sentirsi dire i potenti. Il loro criterio è la verità e la giustizia anche se sta contro gli applausi e contro il potere umano.
Similmente, nel Vangelo, Gesù avverte i Dodici che potrà accadere che in qualche località vengano rifiutati. In tal caso dovranno andarsene altrove, dopo aver compiuto davanti alla gente il gesto di scuotere la polvere sotto i piedi, segno che esprime il distacco in due sensi: distacco morale – come dire: l’annuncio vi è stato dato, siete voi a rifiutarlo – e distacco materiale – non abbiamo voluto e non vogliamo nulla per noi (cfr Mc 6,11). 
L’altra indicazione molto importante del brano evangelico è che i Dodici non possono accontentarsi di predicare la conversione: alla predicazione si deve accompagnare, secondo le istruzioni e l’esempio Gesù, la cura dei malati. Cura dei malati corporale e spirituale. Parla delle guarigioni concrete delle malattie, parla anche dello scacciare i demoni, cioè purificare la mente umana, pulire, pulire gli occhi dell’anima che sono oscurati dalle ideologie e perciò non possono vedere Dio, non possono vedere la verità e la giustizia. Questa duplice guarigione corporale e spirituale è sempre il mandato dei discepoli di Cristo. Quindi la missione apostolica deve sempre comprendere i due aspetti di predicazione della parola di Dio e di manifestazione della sua bontà con gesti di carità, di servizio e di dedizione.
Cari fratelli e sorelle, rendo grazie a Dio che mi ha mandato oggi a ri-annunciarvi questa Parola di salvezza! Una Parola che è alla base della vita e dell’azione della Chiesa, anche di questa Chiesa che è in Frascati. Il vostro Vescovo mi ha informato circa l’impegno pastorale che maggiormente gli sta a cuore, che è in sostanza un impegno formativo, rivolto prima di tutto ai formatori: formare i formatori. 
E’ proprio quello che ha fatto Gesù con i suoi discepoli: li ha istruiti, li ha preparati, li ha formati anche mediante il «tirocinio» missionario, perché fossero in grado di assumere la responsabilità apostolica nella Chiesa. Nella comunità cristiana, questo è sempre il primo servizio che i responsabili offrono: a partire dai genitori, che nella famiglia compiono la missione educativa verso i figli; pensiamo ai parroci, che sono responsabili della formazione nella comunità, a tutti i sacerdoti, nei diversi campi di lavoro: tutti vivono una prioritaria dimensione educativa; e i fedeli laici, oltre al ruolo già ricordato di genitori, sono coinvolti nel servizio formativo con i giovani o gli adulti, come responsabili nell’Azione Cattolica e in altri movimenti ecclesiali, o impegnati in ambienti civili e sociali, sempre con una forte attenzione alla formazione delle persone.
Il Signore chiama tutti, distribuendo diversi doni per diversi compiti nella Chiesa. Chiama al sacerdozio e alla vita consacrata, e chiama al matrimonio e all’impegno come laici nella Chiesa stessa e nella società. Importante è che la ricchezza dei doni trovi piena accoglienza, specialmente da parte dei giovani; che si senta la gioia di rispondere a Dio con tutto se stessi, donandola nella via del sacerdozio e della vita consacrata o nella via del matrimonio, due vie complementari che si illuminano a vicenda, si arricchiscono reciprocamente e insieme arricchiscono la comunità. La verginità per il Regno di Dio e il matrimonio sono entrambe vocazioni, chiamate di Dio a cui rispondere con e per tutta la vita. Dio chiama: occorre ascoltare, accogliere, rispondere. Come Maria: Eccomi, avvenga di me secondo la tua parola (cfr Lc 1,38).
Anche qui, nella comunità diocesana di Frascati, il Signore semina con larghezza i suoi doni, chiama a seguirlo e a prolungare nell’oggi la sua missione. Anche qui c’è bisogno di una nuova evangelizzazione, e per questo vi propongo di vivere intensamente l’Anno della Fede che inizierà ad ottobre, a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. I Documenti del Concilio contengono una ricchezza enorme per la formazione delle nuove generazioni cristiane, per la formazione della nostra coscienza. Quindi leggetelo, leggete il Catechismo della Chiesa cattolica e così riscoprite la bellezza di essere cristiani, di essere Chiesa di vivere il grande «noi» che Gesù ha formato intorno a sé, per evangelizzare il mondo: il «noi» della Chiesa, mai chiuso, ma sempre aperto e proteso all’annuncio del Vangelo.
Cari fratelli e sorelle di Frascati! Siate uniti tra voi e al tempo stesso aperti, missionari. Rimanete saldi nella fede, radicati in Cristo mediante la Parola e l’Eucaristia; siate gente che prega, per rimanere sempre legati a Cristo, come tralci alla vite, e al tempo stesso andate, portate il suo messaggio a tutti, specialmente ai piccoli, ai poveri, ai sofferenti. In ogni comunità vogliatevi bene tra voi, non siate divisi ma vivete da fratelli, perché il mondo creda che Gesù è vivo nella sua Chiesa e il Regno di Dio è vicino. 
I Patroni della Diocesi di Frascati sono due Apostoli: Filippo e Giacomo, due dei Dodici. Alla loro intercessione affido il cammino della vostra Comunità, perché si rinnovi nella fede e ne dia chiara testimonianza con le opere della carità. Amen.


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mercoledì 11 luglio 2012

Il Papa al concerto diretto dal Maestro Barenboim: Dalla molteplicità dei timbri dei diversi strumenti, può uscire una sinfonia. Ma questo non accade magicamente, né automaticamente! Si realizza soltanto grazie all’impegno del Direttore e di ogni singolo musicista. Un impegno paziente, faticoso, che richiede tempo e sacrifici, nello sforzo di ascoltarsi a vicenda, evitando eccessivi protagonismi e privilegiando la migliore riuscita dell’insieme



DISCORSO DEL SANTO PADRE: VIDEO INTEGRALE

Vedi anche:

Osservatore Romano, Giorgio Napolitano: Il mio amico Benedetto XVI (Sir)

Napolitano all'Osservatore Romano: con Benedetto XVI affinità, sintonia e rispetto. Stato e Chiesa profondamente uniti. Gli appelli alla pace del Papa mirano a sciogliere i grumi d'odio in Medio Oriente (Izzo)

Napolitano: "Il mio amico Benedetto" (Galeazzi)

Il rapporto “di grande e reciproco rispetto” ma anche di “semplice umanità” e “schietta amicizia” con Benedetto XVI è “una delle componenti più belle” del settennato di Giorgio Napolitano (Velino)

Napolitano: Con Benedetto XVI affinità e amicizia schietta

Napolitano: Non esito a confessare che una delle componenti più belle che hanno caratterizzato la mia esperienza è stato proprio il rapporto con Benedetto XVI
 


Concerto per il Papa e Napolitano: video Repubblica

Il Presidente Napolitano e la signora Clio a Castel Gandolfo dal Papa (Giansoldati)

Fra il Papa e Napolitano un'amicizia nel segno dei valori autentici (Mazza)

Il Papa: la musica è armonia delle differenze, come avviene ogni volta che si inizia un concerto, con il ‘rito’ dell’accordatura (Sir)


Il Papa e il Presidente, Beehtoven e la sinfonia della pace tra i popoli (Ambrogetti)

Il Papa: "La musica unisce, al di là di ogni divisione" (Tg1)


Medio Oriente, il Papa a Napolitano ed ai musicisti: serve dialogo paziente. Anche Bertone all'incontro fra Benedetto XVI e Napolitano (Izzo)

Il Papa: La mia generazione, come pure quella dei genitori del Maestro Barenboim hanno vissuto le tragedie della seconda guerra mondiale e della Shoa

Il Papa al concerto della West-Eastern Divan Orchestra: conversione e dialogo per giungere alla pace
 

Concerto in onore del Papa alla presenza di Napolitano. Intervista con il maestro Barenboim (Radio Vaticana)

Stasera Napolitano a Castel Gandolfo dal Papa (Izzo)

Il presidente Napolitano al concerto di domani a Castel Gandolfo in onore del Papa



CONCERTO OFFERTO DALLA WEST-EASTERN DIVAN ORCHESTRA IN ONORE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI , 11.07.2012


Alle ore 18 di oggi, Festa di San Benedetto abate, Patrono d’Europa, nel Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, la West-Eastern Divan Orchestra diretta dal Maestro Daniel Barenboim offre un Concerto in onore del Santo Padre Benedetto XVI, alla presenza dell’On. Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana, con la Consorte.
Dopo l’introduzione del Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, l’Orchestra esegue la Sinfonia n. 6 in Fa maggiore ("Pastorale") e la Sinfonia n. 5 in Do minore di Ludwig van Beethoven.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti al termine dell’esecuzione musicale:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Presidente,
Venerati Fratelli,
Gentili Signori e Signore,

abbiamo vissuto un momento di ascolto davvero intenso e arricchente per il nostro spirito, e di questo rendiamo grazie al Signore. Desidero esprimere viva riconoscenza al Maestro Daniel Barenboim e a tutti i musicisti della West-Eastern Divan Orchestra, che durante la loro tournée estiva hanno gentilmente voluto offrirmi questo concerto, nel giorno della festa di San Benedetto. 
Così mi hanno permesso non solo di gustare dal vivo la loro ottima esecuzione, ma anche di partecipare più direttamente al loro percorso, iniziato tredici anni or sono proprio da Lei, Maestro, insieme con il compianto Signor Edward Said. Saluto cordialmente il Presidente della Repubblica Italiana, Onorevole Giorgio Napolitano, che ringrazio per la sua presenza e per aver incoraggiato questa iniziativa. E il mio «grazie» va anche al Cardinale Ravasi, che ha introdotto il concerto con tre belle e significative citazioni. Alle altre Autorità e a tutti voi, cari amici, estendo il mio saluto.
Potete immaginare quanto io sia lieto di accogliere un’Orchestra come questa, che è nata dalla convinzione, anzi, dall’esperienza che la musica unisce le persone, al di là di ogni divisione; perché la musica è armonia delle differenze, come avviene ogni volta che si inizia un concerto, con il 'rito' dell’accordatura. 
Dalla molteplicità dei timbri dei diversi strumenti, può uscire una sinfonia. Ma questo non accade magicamente, né automaticamente! Si realizza soltanto grazie all’impegno del Direttore e di ogni singolo musicista. Un impegno paziente, faticoso, che richiede tempo e sacrifici, nello sforzo di ascoltarsi a vicenda, evitando eccessivi protagonismi e privilegiando la migliore riuscita dell’insieme.
Mentre esprimo questi pensieri, la mente si rivolge alla grande sinfonia della pace tra i popoli, che non è mai del tutto compiuta. 
La mia generazione, come pure quella dei genitori del Maestro Barenboim, hanno vissuto le tragedie della seconda guerra mondiale e della Shoa. Ed è molto significativo che Lei, Maestro, dopo aver raggiunto i traguardi più alti per un musicista, abbia voluto dar vita ad un progetto come quello della West-Eastern Divan Orchestra: un gruppo in cui suonano insieme musicisti israeliani, palestinesi e di altri Paesi arabi; persone di religione ebraica, musulmana e cristiana. I numerosi riconoscimenti di cui Lei e questa Orchestra siete stati insigniti dimostrano, al tempo stesso, l’eccellenza professionale e l’impegno etico e spirituale. Lo abbiamo sentito anche questa sera, ascoltando le Sinfonie Quinta e Sesta di Ludwig van Beethoven.
Anche in questa scelta, in questo accostamento possiamo vedere un significato per noi interessante. Queste due celeberrime Sinfonie esprimono due aspetti della vita: il dramma e la pace, la lotta dell’uomo contro il destino avverso e l’immersione rasserenante nell’ambiente bucolico. Beethoven lavorò a queste due opere, in particolare al loro completamento, quasi contemporaneamente. Tant’è vero che esse vennero eseguite per la prima volta insieme – come questa sera – nel memorabile concerto del 22 dicembre 1808, a Vienna. Il messaggio che vorrei trarne oggi è questo: per giungere alla pace bisogna impegnarsi, lasciando da parte la violenza e le armi, impegnarsi con la conversione personale e comunitaria, con il dialogo, con la paziente ricerca delle intese possibili.
Ringraziamo dunque di cuore il Maestro Barenboim e la West-Eastern Divan Orchestra per averci dato testimonianza di questa via. A ciascuno di loro l’augurio e la preghiera di continuare a seminare nel mondo la speranza della pace attraverso il linguaggio universale della musica.
Grazie e buona serata a tutti!

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lunedì 9 luglio 2012

Il Papa a Nemi: Ricordo innanzitutto il Generale di quel tempo, padre Schütte, che aveva sofferto in Cina, era stato condannato, poi espulso. Era pieno di dinamismo missionario, della necessità di dare un nuovo slancio allo spirito missionario. E aveva me, che ero un teologo senza grande importanza, molto giovane, invitato non so perché. Ma era un grande dono per me

ANNO DELLA FEDE (11 OTTOBRE 2012 - 24 NOVEMBRE 2013): LO SPECIALE DEL BLOG  

VISITE PASTORALI DEL SANTO PADRE NELLA DIOCESI DI ROMA 


Vedi anche:

Il Papa a Nemi: il bellissimo servizio di Lucio Brunelli

Il Papa a Nemi. Nel segno della missione «ad gentes» (Biccini)

Il Papa a Nemi: foto Vatican Insider


I Verbiti, Benedetto XVI e lo sguardo sull'Asia (Andrea Gagliarducci)

"Il dinamismo missionario vive solo se c'è la gioia del Vangelo". Benedetto XVI visita il Centro dei Missionari Verbiti che nel 1965 lo ospitò come perito conciliare (Marcolivio)

La visita del Papa a Nemi: il servizio di Rome Reports

Osservatore: una mattinata all'insegna dei ricordi per il Papa

Tempo di amarcord per il Papa durante una visita a Nemi (Giansoldati)

Nemi, i dolci ricordi conciliari di Benedetto XVI (Speciale)


Il Papa: "Ero un teologo giovane, senza grande importanza invitato chissà perchè..." (Izzo)

Il Papa: Sono veramente grato per la possibilità di rivedere dopo 47 anni questa casa a Nemi. Ne avevo un ricordo bellissimo, forse il più bel ricordo di tutto il Concilio

Il più bel ricordo del Concilio. La visita di Benedetto XVI alla Casa Ad Gentes dei verbiti a Nemi (O.R.)

Il Papa visita centro Verbiti Nemi dove lavorò durante Concilio (Asca)
 

Il Papa visita centro Verbiti Nemi dove lavorò durante Concilio (Asca)


Il Papa a Nemi: Non può esserci contrapposizione tra "implantatio ecclesiae" e "annunzio evangelico" (Izzo)

Il Papa: ho “spesso pensato a questi giorni di Nemi che sono in me parte essenziale dell’esperienza del Concilio, forse il più bel ricordo di tutto il Concilio” (Velino)
 

Il Papa a Nemi: il Bene ha bisogno di comunicare se stesso ecco il senso della missione (Ambrogetti)

Il Papa torna a Nemi (Zavattaro)

Benedetto XVI visita la casa dei Verbiti a Nemi: video The Vatican

Breve visita del Papa al centro "Ad Gentes" di Nemi. Benedetto XVI: sto molto bene e sono grato di poter tornare a Nemi (Izzo)

Il Papa visita la casa dei Verbiti a Nemi dove soggiornò durante il Concilio: il Vangelo è dinamismo e gioia (R.V.)

Sono veramente grato per questa possibilità di rivedere dopo 47 anni questa casa a Nemi (Galeazzi)

La modestia del Papa che a Nemi ricorda: nel 1965 ero un "teologo senza grande importanza"

La visita del Papa al Centro ''Ad Gentes'' dei Missionari Verbiti in Nemi

Il Papa si reca oggi in visita alla casa dei missionari Verbiti a Nemi

Stamattina la visita del Papa alla Casa dei padri Verbiti di Nemi (Adnkronos)


Quando il teologo Congar scrisse: "Fortunatamente c'è Ratzinger. E' ragionevole, modesto, disinteressato, di buon aiuto" (Izzo)

Lunedì Benedetto XVI a Nemi visita la casa dei verbiti dove nel 1965 lavorò alla stesura dell'«Ad gentes» (Biccini) 

Quella casa sul lago di Nemi. Benedetto XVI visita uno dei luoghi della sua memoria conciliare (Valente) 




VISITA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AL CENTRO "AD GENTES" DEI MISSIONARI VERBITI A NEMI (ROMA), 09.07.2012 


Alle ore 11.30 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI è partito in auto dalle Ville Pontificie di Castel Gandolfo per recarsi in visita al Centro "Ad Gentes" dei Missionari Verbiti in Nemi (Roma). In questa Casa, che allora si chiamava Centro Internazionale della Società del Verbo Divino, si svolsero dal 29 marzo al 3 aprile 1965 i lavori della "Commissione Conciliare delle Missioni", ai quali prese parte il giovane teologo perito conciliare Joseph Ratzinger.
Al Suo arrivo il Papa è stato accolto dal Superiore Generale eletto, P. Heinz Kulüke, dal Superiore Generale uscente, P. Antonio Pernia e dal Procuratore Generale, P. Giancarlo Girardi.
Nella Cappella del Centro, dove lo attendevano i 150 partecipanti al Capitolo Generale dei Missionari Verbiti e la Comunità della Curia Generalizia di Roma, il Santo Padre si è soffermato in adorazione dinanzi al Santissimo Sacramento; quindi, dopo il saluto di P. Antonio Pernia, Superiore Generale, ha rivolto la Sua parola ai presenti.
Al termine della visita, il Santo Padre Benedetto XVI ha lasciato il Centro "Ad Gentes" ed è rientrato al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.


Di seguito riportiamo le parole che il Papa ha rivolto ai Verbiti nel corso della visita:


PAROLE DEL SANTO PADRE 


Sono veramente grato per la possibilità di rivedere dopo 47 anni questa casa a Nemi. 
Ne avevo un ricordo bellissimo, forse il più bel ricordo di tutto il Concilio. Io abitavo nel centro di Roma, nel Collegio di Santa Maria dell’Anima, con tutto il rumore: tutto questo è anche bello! Ma stare qui nel verde, avere questo respiro della natura e anche questa freschezza dell’aria, era già in sé una cosa bella. E poi c’era la compagnia di tanti grandi teologi, con un incarico così importante e bello di preparare un decreto sulla missione.
Ricordo innanzitutto il Generale di quel tempo, padre Schütte, che aveva sofferto in Cina, era stato condannato, poi espulso. Era pieno di dinamismo missionario, della necessità di dare un nuovo slancio allo spirito missionario. E aveva me, che ero un teologo senza grande importanza, molto giovane, invitato non so perché. Ma era un grande dono per me.
Poi c’era Fulton Sheen, che ci affascinava la sera con i suoi discorsi, padre Congar e i grandi missiologi di Lovanio. Per me è stato un arricchimento spirituale, un grande dono. 
Era un decreto senza grandi controversie. C’era questa controversia, che io non ho mai realmente capito, tra la scuola di Lovanio e quella di Münster: scopo principale della missione è l’implantatio Ecclesiae o l’annunzio Evangelii? Ma tutto convergeva in un unico dinamismo della necessità di portare la luce della Parola di Dio, la luce dell’amore di Dio nel mondo e di dare una nuova gioia per questo annuncio.
E così è nato in quei giorni un decreto bello e buono, quasi accettato unanimemente da tutti i padri conciliari, e per me è anche un complemento molto buono della Lumen gentium, perché vi troviamo un’ecclesiologia trinitaria, che parte soprattutto dall’idea classica del bonum diffusivum sui, il bene che ha la necessità in sé di comunicarsi, di darsi: non può stare in se stesso, la cosa buona, la bontà stessa essenzialmente è communicatio. E questo già appare nel mistero trinitario, all’interno di Dio, e si diffonde nella storia della salvezza e nella nostra necessità di dare ad altri il bene che abbiamo ricevuto.
Così, con questi ricordi ho spesso pensato a questi giorni di Nemi che sono in me, come ho detto, parte essenziale dell’esperienza del Concilio. E sono felice di vedere che la vostra Società fiorisce – il padre Generale ha parlato di seimila membri in tanti Paesi, da tante Nazioni. 
Chiaramente il dinamismo missionario vive, e vive solo se c’è la gioia del Vangelo, se stiamo nell’esperienza del bene che viene da Dio e che deve e vuol comunicarsi. Grazie per questo vostro dinamismo. Vi auguro per questo Capitolo ogni benedizione del Signore, molta ispirazione: che le stesse forze ispiratrici dello Spirito Santo che ci hanno accompagnato in quei giorni quasi visibilmente siano di nuovo presenti tra voi e vi aiutino a trovare la strada per la vostra Compagnia, così per la missione del Vangelo ad gentes per i prossimi anni. 
Grazie a voi tutti, il Signore vi benedica. Pregate per me, come io prego per voi. Grazie!

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