venerdì 18 maggio 2012

Il Papa ai vescovi degli Stati Uniti: Cari Fratelli Vescovi, è mio auspicio che l'Anno della Fede, che inizierà il prossimo 12 ottobre, nel cinquantesimo anniversario della convocazione del concilio Vaticano II, possa risvegliare il desiderio, da parte di tutta la comunità cattolica in America, di riappropriarsi con gioia e gratitudine dell'incommensurabile tesoro della nostra fede. Con il progressivo indebolirsi dei valori cristiani tradizionali e la minaccia di un tempo in cui la nostra fedeltà al Vangelo ci può costare cara, la verità di Cristo non ha bisogno solo di essere compresa, articolata e difesa, ma anche di essere proposta con gioia e fiducia come chiave della realizzazione umana autentica e del benessere della società nel suo insieme


VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA DEI VESCOVI CATTOLICI DEGLI STATI UNITI D’AMERICA (REGIONI XIV-XV), 18.05.2012


Alle ore 12 di questa mattina, a conclusione della serie di Visite quinquennali "ad Limina Apostolorum" dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti d’America, il Santo Padre Benedetto XVI incontra un gruppo di Presuli, che sta ricevendo in questo mese in separate udienze, delle Regioni XIV e XV, tra i quali i Vescovi dei diversi Riti orientali.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai Vescovi presenti:


DISCORSO DEL SANTO PADRE



Cari Fratelli Vescovi,


Saluto tutti voi con affetto fraterno nel Signore. Il nostro incontro odierno conclude la serie delle visite quinquennali dei Vescovi degli Stati Uniti d'America ad limina Apostolorum. 
Come sapete, negli ultimi sei mesi ho voluto riflettere con voi e i vostri Fratelli Vescovi su alcune sfide spirituali e culturali pressanti che deve affrontare la Chiesa nel vostro Paese, mentre assume il compito della nuova evangelizzazione.
Sono particolarmente lieto che questo nostro incontro, quello conclusivo, si svolga alla presenza dei Vescovi delle diverse Chiese orientali presenti negli Stati Uniti, poiché voi e i vostri fedeli incarnate in modo unico la ricchezza etnica, culturale e spirituale della comunità cattolica americana, passata e presente. Storicamente, la Chiesa in America ha lottato per riconoscere e incorporare questa diversità, e c'è riuscita, non senza difficoltà, forgiando una comunione in Cristo e nella fede apostolica che rispecchia la cattolicità, segno indefettibile della Chiesa. In questa comunione, che ha la fonte e il modello nel mistero del Dio Uno e Trino (cfr. Lumen gentium n. 4), l'unità e la diversità sono costantemente riconciliate e valorizzate, come segno e sacramento della vocazione ultima e del destino dell'intera famiglia umana.
Durante i nostri incontri, voi e i vostri Fratelli Vescovi avete parlato con insistenza dell'importanza di preservare, alimentare e promuovere questo dono dell'unità cattolica, quale condizione fondamentale per lo svolgimento della missione della Chiesa nel vostro Paese. In questo discorso conclusivo vorrei semplicemente affrontare due punti specifici, che sono emersi ripetutamente nelle nostre conversazioni e che, come voi, considero fondamentali per l'esercizio del vostro ministero di condurre il gregge di Cristo attraverso le difficoltà e le opportunità del presente.
Vorrei iniziare elogiando i vostri instancabili sforzi, nella migliore tradizione della Chiesa in America, per rispondere al fenomeno costante dell'immigrazione nel vostro Paese. La comunità cattolica negli Stati Uniti continua, con grande generosità, ad accogliere ondate di nuovi immigranti, a fornire loro cure pastorali e assistenza caritativa e a sostenere modi per regolarizzare la loro situazione, specialmente per quanto riguarda la riunificazione delle famiglie. Un segno particolare di ciò è l'impegno di lunga data dei Vescovi americani a favore della riforma riguardante l'immigrazione. Si tratta evidentemente di una questione difficile e complessa dal punto di vista civile e politico, come anche da quello sociale ed economico, ma soprattutto da quello umano. Preoccupa quindi profondamente la Chiesa, poiché implica la necessità di assicurare un trattamento giusto agli immigranti e di difenderne la dignità umana.
Anche oggi la Chiesa in America è chiamata ad abbracciare, incorporare e coltivare il ricco patrimonio di fede e di cultura esistente tra i numerosi gruppi di immigranti nel Paese, tra cui non solo quelli appartenenti ai vostri riti, ma anche il numero crescente di cattolici ispanici, asiatici e africani. L'esigente compito pastorale di promuovere una comunione di culture nelle vostre Chiese locali deve essere considerato di particolare importanza nell'esercizio del vostro ministero al servizio dell'unità (cfr. Direttorio per il ministero pastorale dei Vescovi n. 63). Questa diaconia di comunione implica qualcosa di più che rispettare meramente la diversità linguistica, promuovere solide tradizioni e fornire i programmi e i servizi sociali tanto necessari. Esige anche un impegno costante nella predicazione, nella catechesi e nell'attività pastorale volta a ispirare in tutti i fedeli un senso più profondo della loro comunione nella fede apostolica e della loro responsabilità per la missione della Chiesa negli Stati Uniti. Né si può sottovalutare l'importanza di questa sfida: l'immensa promessa e le energie vive di una nuova generazione di cattolici stanno aspettando di essere utilizzate per il rinnovamento della vita della Chiesa e la ricostruzione del tessuto della società americana.
Questo impegno per promuovere l'unità cattolica è necessario non solo per far fronte alle sfide positive della nuova evangelizzazione, ma anche per contrastare le forze di disgregazione nella Chiesa, che rappresentano sempre più un grande ostacolo alla sua missione negli Stati Uniti. Apprezzo gli sforzi che vengono compiuti per incoraggiare i fedeli, individualmente e nelle molteplici associazioni cattoliche, a procedere insieme, parlando con una voce sola nell'affrontare i problemi urgenti del presente
Vorrei qui ripetere il sentito appello che ho rivolto ai cattolici americani durante la mia Visita Pastorale: «Possiamo andare avanti solo se insieme fissiamo il nostro sguardo su Cristo» e in tal modo abbracciamo «quel vero rinnovamento spirituale che voleva il Concilio, un rinnovamento che, solo, può rinforzare la Chiesa nella santità e nell'unità indispensabili per la proclamazione efficace del Vangelo nel mondo di oggi» (Omelia nella Cattedrale di Saint Patrick, New York, 19 aprile 2008).
Nei nostri colloqui, molti di voi hanno parlato della preoccupazione di costruire rapporti sempre più stretti di amicizia, cooperazione e fiducia con i vostri sacerdoti. Anche adesso vi esorto a rimanere particolarmente vicini agli uomini e alle donne nelle vostre Chiese locali, che sono impegnati a seguire Cristo in modo sempre più perfetto, abbracciando generosamente i consigli evangelici. Desidero ribadire la mia profonda gratitudine per l'esempio di fedeltà e di sacrificio dato da molte donne consacrate nel vostro Paese, e unirmi a loro nel pregare affinché questo momento di discernimento dia abbondanti frutti spirituali per ravvivare le loro comunità e rafforzarle nella fedeltà a Cristo e alla Chiesa, come pure ai loro carismi fondazionali. L'urgente necessità, al presente, di una testimonianza credibile e attraente del potere di redenzione e di trasformazione del Vangelo, rende fondamentale riconquistare il senso della sublime dignità e bellezza della vita consacrata, pregare per le vocazioni religiose e promuoverle attivamente, rafforzando al contempo i canali di comunicazione e cooperazione esistenti, specialmente attraverso la rete del Vicario o del Delegato per i religiosi in ogni Diocesi.
Cari Fratelli Vescovi, è mio auspicio che l'Anno della Fede, che inizierà il prossimo 12 ottobre, nel cinquantesimo anniversario della convocazione del concilio Vaticano II, possa risvegliare il desiderio, da parte di tutta la comunità cattolica in America, di riappropriarsi con gioia e gratitudine dell'incommensurabile tesoro della nostra fede. Con il progressivo indebolirsi dei valori cristiani tradizionali e la minaccia di un tempo in cui la nostra fedeltà al Vangelo ci può costare cara, la verità di Cristo non ha bisogno solo di essere compresa, articolata e difesa, ma anche di essere proposta con gioia e fiducia come chiave della realizzazione umana autentica e del benessere della società nel suo insieme.
Ora, a conclusione di questi incontri, mi unisco volentieri a voi nel ringraziare Dio Onnipotente per i segni di nuova vitalità e di speranza con i quali ha benedetto la Chiesa negli Stati Uniti d'America. Al contempo, gli chiedo di rafforzare voi e i vostri Fratelli Vescovi nella delicata missione di guidare la comunità cattolica nel vostro Paese sulle vie dell'unità, della verità e della carità, mentre affronta le sfide del futuro. Con le parole dell'antica preghiera, chiediamo al Signore di orientare i nostri cuori e quelli del nostro popolo, affinché il gregge non manchi mai nell'obbedienza ai suoi Pastori, e i Pastori non vengano meno nella cura del gregge (cfr. Sacramentarium Veronese, «Missa de natale Episcoporum»). Con grande affetto raccomando voi, il clero, i religiosi e i fedeli laici affidati alla vostra cura pastorale, all'amorevole intercessione di Maria Immacolata, Patrona degli Stati Uniti, e vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica, come pegno di gioia e di pace nel Signore.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

(Traduzione Osservatore Romano)

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