giovedì 9 giugno 2011

I discorsi del Papa ai singoli Ambasciatori di Moldova, Guinea equatoriale, Belize, Siria, Ghana e Nuova Zelanda

Il Papa: "L’ecologia umana è una necessità imperativa. Adottare in ogni circostanza un modo di vivere rispettoso dell’ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie adeguate che salvaguardino il patrimonio del creato e non comportino pericolo per l’uomo devono essere priorità politiche ed economiche" (Discorso collettivo ai nuovi ambasciatori)

LE LETTERE CREDENZIALI DEGLI AMBASCIATORI DI: MOLDOVA, GUINEA EQUATORIALE, BELIZE, SIRIA, GHANA, NUOVA ZELANDA, 09.06.2011

Alle ore 11 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali, le Loro Eccellenze i Signori Ambasciatori di: Moldova, Guinea Equatoriale, Belize, Siria, Ghana, Nuova Zelanda.
Di seguito pubblichiamo i discorsi consegnati dal Papa agli Ambasciatori degli Stati sopra elencati, nonché i cenni biografici essenziali di ciascuno:

DISCORSO DEL SANTO PADRE ALL’AMBASCIATORE DI MOLDOVA PRESSO LA SANTA SEDE, S.E. IL SIGNOR STEFAN GORDA

Signor Ambasciatore,

Sono lieto di riceverla questa mattina mentre presenta le Lettere che l’accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica di Moldova presso la Santa Sede. La ringrazio per le gentili parole che mi ha rivolto. In cambio, le sarei grato se potesse esprimere al signor Marian Lupu, Presidente ad interim della Repubblica di Moldova, i voti cordiali che formulo per la sua persona e per tutto il popolo moldavo.
Il 2011 segna il 20º anniversario dell’indipendenza del suo Paese. È ora possibile vedere ciò che è stato realizzato e ciò che resta ancora da costruire. Nel suo discorso lei ha molto giustamente sottolineato le prove che la sua nazione ha dovuto affrontare e la profonda speranza che regna fra la popolazione per risolvere i problemi economici e quelli relativi all’unità nazionale. È chiaro che l’unità nella pace e nella serenità è un fattore che favorisce lo sviluppo economico e sociale, ma questo sviluppo ha anche un effetto positivo per il conseguimento dell’unità. Prego affinché siano trovate soluzioni durature per il bene di tutti, attraverso una giusta mediazione politica e la salvaguardia delle diverse identità. Il suo popolo ha scritto pagine gloriose nella storia del continente europeo. Che questo passato ispiri il vostro presente!
Il suo Paese desidera andare avanti. Si è fissato priorità economiche comprensibili e necessarie, ma queste ultime devono rispettare anche gli interessi e la sovranità nazionali, e contribuire al benessere di tutte le componenti della vostra società, cercando di evitare derive che favoriscano gli uni a detrimento degli altri. Per contribuire a raggiungere questo obiettivo, il suo Paese desidera stabilire relazioni strette con l’Unione Europea. È un bene che la Moldova nutra il desiderio di ritornare nella casa europea comune, ma questa ricerca legittima si può realizzare solo nel rispetto dei valori positivi del suo Paese. Non deve essere determinata unicamente dall’economia e dal benessere materiale. L’ideologizzazione di questi due elementi nel passato indica gli scogli da evitare. Di fatto questi possono portare all’abdicazione unilaterale dei valori secolari della vostra cultura. Tale adesione, che è un elemento importante, sarà autentica solo se l’Unione Europea riconoscerà l’apporto specifico che la Moldova può dare per poter procedere insieme verso un futuro ricco dell’identità di ogni Nazione. A motivo della sua tradizione e della sua fede cristiana, la Moldova può aiutare coraggiosamente l’Unione Europea a riscoprire ciò che essa non vuole più vedere e addirittura nega. D’altro canto, la pace, la giustizia e la prosperità della Moldova, che risulteranno certamente dalla realizzazione delle sue aspirazioni europee, saranno effettive solo se saranno vissute da ognuno dei suoi cittadini nella ricerca del bene comune e con una costante preoccupazione etica. Fra questi valori fondamentali ci sono quelli religiosi.
Le relazioni diplomatiche fra la Moldova e la Santa Sede stabilite 18 anni fa sono armoniose e me ne rallegro. Lo sono grazie alla fede cristiana che abita la Nazione e i suoi abitanti e ne rendo omaggio all’insieme della Chiesa ortodossa. Essa ha sempre condiviso con la Chiesa cattolica la necessità di difendere i valori religiosi e culturali contro il materialismo imperante e il relativismo che mette in discussione il contributo cristiano alla vita e alla società. Possano le relazioni fraterne fra i fedeli ortodossi e cattolici approfondirsi! Questi rapporti di rispetto e di amicizia reciproci sono una testimonianza d’amore che indica, al di là delle divisioni e delle loro conseguenze, che i cuori possono aprirsi alla riconciliazione, alla solidarietà e alla fraternità.
I fedeli della Chiesa cattolica in Moldova sono poco numerosi. Li saluto attraverso di lei, e in particolare saluto il Vescovo di Chisinau. Rendo grazie per il riconoscimento giuridico di cui gode la Chiesa cattolica in Moldova, per la sua progressiva organizzazione e per la costruzione di nuove chiese, fra le quali la cattedrale. Questi fatti dimostrano il livello eccellente del dialogo e della collaborazione esistenti fra le Istituzioni civili e la Chiesa cattolica. Noi tutti sappiamo che alcuni problemi ereditati da un passato recente devono essere ancora risolti. Cercare di curare e di rimarginare queste piaghe è un altro modo di contribuire positivamente all’unità del Paese e al suo sviluppo. Possano le autorità civili avere il coraggio di trovare soluzioni soddisfacenti giuste ed eque per il patrimonio ecclesiastico confiscato, al fine di permettere alla Chiesa cattolica di disporre dei mezzi per compiere la sua missione, nell’ambito non solo religioso ma anche educativo, sanitario e caritativo.
La Chiesa non chiede che le siano concessi privilegi particolari. Essa desidera solo essere fedele al suo fine proprio e servire ogni persona, senza distinzioni, secondo la missione affidatale da Cristo. La felice integrazione dei cattolici nel suo Paese e le eccellenti relazioni con la Chiesa ortodossa dimostrano la sua buona volontà. D’altro canto, numerosi moldavi si sono stabiliti in nazioni europee di tradizione cattolica. Essi vi cercano certamente una stabilità economica, ma intessono anche legami con i cattolici, approfondendo così ulteriormente le buone relazioni fra le due Chiese. Questi due fattori sono incoraggianti per trovare ulteriori soluzioni al fine di rafforzare ulteriormente l’armonia fra lo Stato moldavo e la Chiesa cattolica. Il mio pensiero si volge in particolare ai giovani moldavi. Prego per loro e desidero incoraggiarli. Le esprimo la mia gioia di sapere che un centinaio di essi potrà partecipare per la prima volta alla Giornata Mondiale della Gioventù, il prossimo agosto a Madrid. E, il prossimo ottobre, la Chiesa cattolica organizzerà la prima Settimana Sociale. La prospettiva di questi due eventi mi dà grande soddisfazione. Devono suscitare l’orgoglio del suo Paese.
Mentre lei, Eccellenza, inaugura ufficialmente le sue funzioni presso la Santa Sede, formulo i miei migliori auspici per il felice svolgimento della sua missione. Sia certo, Signor Ambasciatore, di trovare sempre presso i miei collaboratori l’attenzione e la comprensione cordiali che la sua alta funzione merita, come pure l’affetto del Successore di Pietro per il suo Paese. Invocando l’intercessione della Vergine Maria, prego il Signore di effondere abbondanti Benedizioni su di lei, sulla sua famiglia e sui suoi collaboratori, e anche sul popolo moldavo e sui suoi dirigenti.

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana

DISCORSO DEL SANTO PADRE ALL’AMBASCIATORE DI GUINEA EQUATORIALE PRESSO LA SANTA SEDE, S.E. IL SIGNOR NARCISO NTUGU ABESO OYANA

Signor Ambasciatore,

1. Mi è grato ricevere dalle mani di Vostra Eccellenza le Lettere che l’accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Guinea Equatoriale presso la Santa Sede, porgendole allo stesso tempo il mio più cordiale benvenuto a questo atto solenne.

Ringrazio per il gentile saluto che mi ha trasmesso da parte del Signor Presidente della Repubblica. Mentre contraccambio con piacere questo gesto deferente, supplico l’Onnipotente di far sì che la Missione diplomatica che lei, Eccellenza, comincia oggi, rafforzi ulteriormente il cammino della sana indipendenza e del rispetto reciproco fra la Chiesa e lo Stato nella sua amata Nazione, con la quale la Santa Sede mantiene strette relazioni e che segue con sollecita attenzione, di cui è segno eloquente la recente nomina del nuovo vescovo di Ebebiyin.

2. Signor Ambasciatore, come evidenziano le sue cortesi parole, che mi hanno fatto sentire più vicina la sua Patria, i suoi concittadini nutrono sentimenti di affetto per il successore di Pietro, colmati da una devozione sentita e fedele, frutto del vigore e dell’accuratezza con cui la semina evangelica è stata fatta nella sua nobile terra, per radicarsi profondamente in essa e per produrre uno splendido raccolto nell’ordine sia spirituale sia materiale.

3. Nel perfezionamento della società e nel dispiegamento di nuove strutture capaci di darle una trama più flessibile, non mancherà ai figli e alle figlie della Guinea Equatoriale la presenza incoraggiante della Chiesa, che infonde la luce della fede in Cristo, mostra all’uomo la sua autentica vocazione e lo aiuta a lavorare senza venir meno per tutto ciò che gli rende degno e lo nobilita. Ciò consente di nutrire la ferma speranza che i suoi concittadini, rafforzati da questa stessa fede, non vacilleranno nel loro proposito di partecipare attivamente e saggiamente all’edificazione di una convivenza serena a armoniosa. In questo clima, la persona umana si potrà realizzare appieno in conformità con la sua altissima dignità e con i diritti fondamentali e germineranno copiosamente valori fondamentali come la tutela della vita, la cura della salute, lo sviluppo dell’educazione e della solidarietà, e anche la salvaguardia dell’ambiente e l’equa distribuzione della ricchezza. Tutto ciò è condizione indispensabile per ravvivare un vero progresso sociale, che raggiunga tutti, ma in modo particolare i più poveri e bisognosi, e al quale tutti possano contribuire con il proprio apporto adeguato, libero e responsabile.

4. In tal senso, non dubito che le Autorità del suo amato Paese, che lei, Eccellenza, rappresenta, sapranno incanalare e interpretare le genuine aspirazioni dei suoi concittadini, riflesso del proprio patrimonio storico, morale e culturale, e per il cui sviluppo e successivo consolidamento nella coscienza delle persone e nella società stessa ha svolto un ruolo estremamente significativo il costante, disinteressato e intenso operato della Chiesa.

A tale proposito, non si possono non constatare con vivo compiacimento gli sforzi compiuti per recuperare e ristrutturare molti luoghi di culto, come pure le iniziative intraprese per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, specialmente di quelli che hanno grandi difficoltà a vivere in modo dignitoso. Incoraggio quindi tutti a continuare a percorrere con entusiasmo questo cammino, rimediando alle carenze sociali, economiche e culturali esistenti. Da parte sua, la comunità cristiana, nell’ambito della sua stessa missione, andrà avanti con impegno rinnovato e generoso, mettendo a disposizione del popolo la sua lunga e feconda esperienza nel campo della promozione del matrimonio e della famiglia, della salute, della formazione delle nuove generazioni e dell’esercizio della carità e della beneficenza. Non potrebbe essere diversamente, poiché la Chiesa non ignora che tutto ciò che favorisce la concordia e la fratellanza, lo sradicamento della povertà, l’incremento della giustizia e del dialogo, come pure il rafforzamento della reciproca intesa, apre orizzonti luminosi di futuro e nobilita l’essere umano, il quale, non bisogna mai dimenticarlo, è a immagine di Dio.

5. Signor Ambasciatore, nel chiedere all’Onnipotente che l’alta responsabilità che le è stata affidata sia coronata da abbondanti successi, le assicuro che la Curia Romana e i suoi diversi uffici saranno sempre disposti ad aiutarla nello svolgimento della sua funzione. Su di lei, Eccellenza, sui suoi familiari e sui suoi collaboratori, come pure su tutti gli abitanti della Guinea Equatoriale, invoco con fervore generose Benedizioni del cielo.

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana

DISCORSO DEL SANTO PADRE ALL’AMBASCIATORE DI BELIZE PRESSO LA SANTA SEDE, S.E. IL SIGNOR HENRY LLEWELLYN LAWRENCE

Signor Ambasciatore,

sono lieto di accoglierla in Vaticano e di ricevere le Lettere Credenziali con le quali è stato nominato Ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Belize presso la Santa Sede. Le sono grato per avermi trasmesso i saluti cordiali del Governatore Generale, Sir Colville Young, e, a mia volta, le chiedo di trasmettere cortesemente i miei buoni auspici a lui e a tutto il popolo della sua nazione.
La Santa Sede apprezza le proprie relazioni diplomatiche con il Belize quale strumento importante per acquisire la collaborazione reciproca per il benessere morale e materiale di tutti i suoi cittadini. Con la cooperazione di uomini e di donne di buona volontà in tutto il Centro- america, la Chiesa opera per promuovere la pace e la prosperità fra tutti i popoli della regione, anche in circostanze difficili, basandosi sui valori evangelici eterni che hanno sempre servito bene il popolo della regione. Con una sollecitudine particolare per i poveri e per i deboli, la Chiesa richiama l’attenzione sulla dignità dell’uomo e opera per promuovere e potenziare quella dignità attraverso le sue numerose iniziative sociali, caritative e volte allo sviluppo. L’impegno per questa attività trae forza non solo dall’amore per la persona umana, ma soprattutto da un amore profondo per Dio «alla cui luce si comprendono pienamente l’identità, il senso e il fine della persona» (Giornata Mondiale della Pace 2011, n. 1).
Storicamente, la Chiesa cattolica in Belize ha goduto di relazioni cordiali con le autorità civili, in un’atmosfera volta alla realizzazione della missione affidatale dal Signore. Questa atmosfera è dovuta in gran parte alle fondamenta su cui è stato edificato il Belize, una base che sostiene i valori cristiani tradizionali e riconosce il valore perenne di diritti umani autentici e di fondamentali libertà politiche e civili che promuovono il rispetto per la persona umana, l’armonia sociale e il progresso della società nella sua interezza. Fra le leggi varate in questo Paese vi sono i diritti alla libertà religiosa e alla libertà di culto. Come ho avuto occasione di osservare di recente «Il diritto alla libertà religiosa è radicato nella stessa dignità della persona umana, la cui natura trascendente non deve essere ignorata o trascurata» (Ibidem, n. 2). La libertà di religione e la libertà di culto permettono ai credenti di prosperare come individui e di contribuire positivamente e pienamente alla vita del Paese in ogni sfera della attività umana. Che il suo Paese, Ambasciatore, sia un esempio a questo proposito per i suoi vicini e per quanti cercheranno di sminuire le conseguenze di tali diritti e dei loro corrispondenti valori.
La Chiesa cattolica in Belize si impegna nella società in vari modi, inclusa l’educazione dei giovani, in cooperazione con lo Stato. In linea di principio, l’educazione prepara gli individui e trae da loro il meglio cosicché essi, a loro volta, possano contribuire di buon grado alla società nella sua interezza dal punto di vista economico, culturale e sociale. L’educazione religiosa, e quella cattolica in particolare, dà il proprio contributo al benessere del vostro popolo poiché «abilitare le nuove generazioni a riconoscere nell’altro il proprio fratello e la propria sorella, con i quali camminare insieme e collaborare perché tutti si sentano membra vive di una stessa famiglia umana» (ibidem, n. 4) L’educazione reca frutti quando è basata su virtù già radicate nella famiglia «la cellula primaria della società umana» e «ambito primario di formazione per relazioni armoniose a tutti i livelli di convivenza umana, nazionale e internazionale» (ibidem). In possesso di una salda base di fede e di virtù, intelligenza e buona volontà, i giovani del Belize saranno preparati meglio ad assumere la guida civica e sociale, e a provvedere a un futuro stabile, giusto e pacifico per la nazione.
Con questi sentimenti, Ambasciatore, le offro ogni buon auspicio per la sua nuova missione e la assicuro della disponibilità della Curia Romana ad assisterla nel suo alto ufficio. Su di lei e su tutto il popolo del Belize, invoco le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana

DISCORSO DEL SANTO PADRE ALL’AMBASCIATORE DI SIRIA PRESSO LA SANTE SEDE, S.E. IL SIGNOR HUSSAN EDIN AALA

Signor Ambasciatore,

È con piacere che la ricevo questa mattina mentre presenta le Lettere che l’accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica Araba di Siria presso la Santa Sede. Lei ha tenuto a trasmettermi i saluti di Sua Eccellenza il Signor Presidente della Repubblica, e le sarei grato se potesse ringraziarlo per questo. Attraverso di lei, vorrei salutare anche tutto il popolo siriano, auspicando che possa vivere nella pace e nella fratellanza.
Come lei ha sottolineato, Signor Ambasciatore, sin dalle origini della Chiesa, la Siria è un luogo caro e significativo per i cristiani. Dall’incontro di Cristo risorto, lungo la via di Damasco, con Paolo che diverrà l’Apostolo delle Nazioni, numerosi sono i grandi santi che hanno costellato la storia religiosa del suo Paese. Numerose sono anche le testimonianze archeologiche di chiese, di monasteri, di mosaici dei primi secoli dell’era cristiana che ci ricollegano alle origini della Chiesa. La Siria è stata tradizionalmente un esempio di tolleranza, di convivenza pacifica e di relazioni armoniose fra cristiani e musulmani, e oggi le relazioni ecumeniche e interreligiose sono buone. Auspico vivamente che questa convivenza pacifica fra tutte le componenti culturali e religiose della Nazione prosegua e si sviluppi per il bene più grande di tutti, rafforzando così un’unità fondata sulla giustizia e sulla solidarietà.
Una simile unità può però edificarsi in modo duraturo solo sul riconoscimento della centralità e della dignità della persona umana. In effetti, «perché creato ad immagine di Dio, l’individuo umano ha la dignità di persona; non è soltanto qualche cosa, ma qualcuno, capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone» (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 2007, n. 2). La via dell’unità e della stabilità di ogni nazione passa dunque per il riconoscimento della dignità inalienabile di ogni persona umana. Questa deve dunque essere al centro delle istituzioni, delle leggi e dell’azione delle società. Di conseguenza, è anche di fondamentale importanza privilegiare il bene comune, mettendo da parte gli interessi personali o particolari. D’altro canto, il cammino dell’ascolto, del dialogo e della collaborazione deve essere riconosciuto come il mezzo attraverso il quale le diverse componenti della società possono confrontare i loro punti di vista e ottenere un consenso sulla verità concernente valori o fini particolari. Ne deriveranno grandi benefici per le singole persone e per le comunità (cfr. Discorso all’Onu, 18 aprile 2008).
In questa prospettiva, gli avvenimenti verificatisi nel corso degli ultimi mesi in alcuni Paesi dell’area del Mediterraneo, fra i quali la Siria, manifestano il desiderio di un futuro migliore negli ambiti dell’economia, della giustizia, della libertà e della partecipazione alla vita pubblica. Tali accadimenti mostrano anche l’urgente necessità di vere riforme nella vita politica, economica e sociale. Tuttavia, è vivamente auspicabile che questi cambiamenti non si realizzino in termini d’intolleranza, di discriminazione o di conflitto, e ancor meno di violenza, ma in termini di rispetto assoluto della verità, della coesistenza, dei diritti legittimi delle persone e delle collettività, come pure della riconciliazione. Simili principi devono guidare le Autorità, tenendo anche conto delle aspirazioni della società civile e delle insistenze internazionali.
Signor Ambasciatore, sono lieto di sottolineare qui il ruolo positivo dei cristiani nel suo Paese, che come cittadini sono impegnati nella costruzione di una società in cui tutti devono trovare il proprio posto. Non posso non menzionare qui il servizio reso dalla Chiesa cattolica nell’ambito sociale ed educativo, apprezzato da tutti. Mi permetta di salutare in modo particolare i fedeli delle comunità cattoliche, con i loro Vescovi, e d’incoraggiarli a sviluppare i vincoli di fratellanza con tutti. Le relazioni vissute quotidianamente con i loro concittadini musulmani mettono in luce l’importanza del dialogo interreligioso e la possibilità di lavorare insieme, in molti modi, in vista del bene comune. Che lo slancio conferito dalla recente Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi rechi frutti abbondanti nel suo Paese, a beneficio di tutta la popolazione e di un’autentica riconciliazione fra i popoli!
Per far progredire la pace nella regione, occorre trovare una soluzione globale. Questa non deve ledere gli interessi di nessuna delle parti in causa ed essere il frutto di un compromesso e non di scelte unilaterali imposte con la forza. Quest’ultima non risolve nulla, non più delle soluzioni parziali o unilaterali che sono insufficienti. Consapevoli delle sofferenze di tutte le popolazioni, dobbiamo procedere mediante un approccio deliberatamente globale, che non escluda nessuno dalla ricerca di una soluzione negoziata e che tenga conto delle aspirazioni e degli interessi legittimi dei diversi popoli chiamati in causa. Così, la situazione che il Medio Oriente sta vivendo da molti anni vi ha portato ad accogliere un gran numero di rifugiati, provenienti soprattutto dall’Iraq, fra i quali numerosi cristiani. Ringrazio vivamente il popolo siriano per la sua generosità.
Mentre inaugura la sua nobile missione di rappresentanza presso la Santa Sede, le formulo, Signor Ambasciatore, i miei voti migliori per il buon svolgimento della sua funzione. Sia certo che troverà sempre presso i miei collaboratori l’accoglienza e la comprensione di cui potrà aver bisogno. Su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia e sui suoi collaboratori, come pure sugli abitanti della Siria, invoco di tutto cuore l’abbondanza delle Benedizioni divine.

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana

DISCORSO DEL SANTO PADRE ALL’AMBASCIATORE DI GHANA PRESSO LA SANTE SEDE, S.E. LA SIGNORA GENEVIÈVE DELALI TSEGAH

Eccellenza,

Nel porgerle il benvenuto in Vaticano e nell’accettare le Lettere credenziali con le quali viene nominata Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica del Ghana presso la Santa Sede, desidero anzitutto ringraziarla per avermi trasmesso il cortese saluto del suo Presidente, Sua Eccellenza John Evans Atta Mills, e chiederle di volerlo gentilmente ricambiare e di trasmettere, a sua volta, i miei buoni auspici per lui, nonché il mio apprezzamento per le cordiali relazioni esistenti tra la Santa Sede e il suo Paese.
È largamente riconosciuto che il Ghana è riuscito a superare diversi ostacoli per compiere un progresso economico, sociale ed economico costante in tempi recenti. Certamente, lo svolgimento di elezioni democratiche regolari e pacifiche rende onore sia al popolo sia ai leader politici del suo Paese. Anche la realizzazione dell’armonia etnica, non senza il contributo delle comunità cristiane locali, compresa la Chiesa cattolica, è stato un fattore importante per creare le condizioni di pace, di stabilità e di più ampio progresso sociale per tutti i cittadini. Auspico che questo processo venga coronato dall’esito positivo della consultazione costituzionale in corso, di modo che il quadro legislativo e amministrativo della nazione consolidi una cultura di partecipazione responsabile e attiva allo sviluppo del Paese nella libertà, nella giustizia e nella solidarietà.
Ho anche constatato il clima di libertà religiosa che esiste in Ghana. Una società democratica che promuove la libertà di religione e la libertà di culto, che apprezza la presenza di istituzioni religiose che cercano di essere al di sopra degli interessi politici e sono invece motivate dalla fede e dai valori morali, comprende che c’è molto da guadagnare da queste libertà per una crescita positiva di tutte le istituzioni del Paese. Certamente i Paesi che lo fanno possono trarre benefici da tali istituzioni, attingendo alla saggezza che si trova nelle tradizioni religiose, specialmente quando i cittadini si devono confrontare con questioni alle quali la scienza e la tecnologia offrono poche risposte o non ne offrono affatto. In effetti, qui gli interessi secolari e religiosi trovano un terreno comune e riescono a crescere insieme combinando le esigenze del progresso macroeconomico e della conoscenza scientifica con la saggezza perenne della religione e della sua comprensione dell’uomo e della società. Tutti possono trarre beneficio da una tale cooperazione in un mondo diventato incerto riguardo alle scelte morali e spesso spinto verso interessi ristretti e l’egoismo.
Eccellenza, il suo Paese è stato benedetto con risorse naturali che ora stanno dando prosperità alla sua gente. È auspicabile che, attraverso la solidarietà sociale, il ricavato dello sfruttamento corretto di tali risorse contribuisca allo sviluppo economico sostenibile del suo popolo. Che ciò però venga realizzato prestando la dovuta attenzione a quanti sono molto più poveri o non sono in grado di provvedere alla propria famiglia senza averne la colpa. In tal senso, possa il suo Paese dare l’esempio nell’istituire strumenti efficaci di solidarietà (cfr. Centesimus annus, n. 16), per l’arricchimento autentico di tutti i membri della società.
Lei parla anche del lavoro della Chiesa cattolica in Ghana nei campi dell’educazione, dell’assistenza sanitaria e di altri servizi sociali. Spinti dall’amore di Cristo, e agendo sulla base della dignità umana condivisa da tutti i membri della famiglia umana, la Chiesa desidera contribuire in molti modi al bene della società, specialmente negli ambiti da lei menzionati. È un collaboratore volenteroso delle autorità civili ovunque possa svolgere la sua missione senza impedimenti, alla luce dei valori del Vangelo.
Infine, Eccellenza, le auguro ogni successo nella sua missione come Ambasciatore della Repubblica del Ghana presso la Santa Sede e l’assicuro della volenterosa cooperazione dei dicasteri della Curia Romana. Che Dio Onnipotente effonda sul popolo del Ghana benedizioni abbondanti e durature di armonia, prosperità e pace!

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana

DISCORSO DEL SANTO PADRE ALL’AMBASCIATORE DI NUOVA ZELANDA PRESSO LA SANTA SEDE, S.E. IL SIGNOR GEORGE ROBERT FURNESS TROUP

Eccellenza,

sono lieto di accoglierla in Vaticano oggi e di accettare le Lettere che la accreditano quale Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Nuova Zelanda presso la Santa Sede. La ringrazio per il saluto cordiale che mi ha trasmesso da parte del Governatore Generale, Sir Anand Satyanand, e le chiedo di assicurargli cortesemente i miei buoni auspici e le mie preghiere per il benessere della nazione.
Colgo questa opportunità per esprimere ancora una volta la mia solidarietà a quanti ancora soffrono per il terremoto devastante che ha colpito Christchurch lo scorso 22 febbraio. Consapevole dell’opera considerevole di ricostruzione in cui lei e i suoi concittadini siete impegnati, confido nel fatto che l’impressionante dimostrazione di generosità e gli atti innumerevoli di carità e di bontà compiuti dopo il disastro contribuiranno non poco ad affrontare le sfide materiali e morali insite nel compito immenso che ora dovete affrontare.
Nel suo discorso è stato cortese a riferirsi alle relazioni cordiali fra la Santa Sede e la Nuova Zelanda. Con la sua presenza nella comunità internazionale la Santa Sede cerca di promuovere i valori universali che sono radicati nel messaggio evangelico della dignità conferita da Dio a ogni uomo e a ogni donna, l’unità della famiglia umana e la necessità che giustizia e solidarietà governino le relazioni fra individui, comunità e nazioni. Questi valori sono profondamente iscritti nella cultura che ha dato origine alle istituzioni legali e politiche della Nuova Zelanda. Una pietra miliare di quell’eredità resta il rispetto per i diritti di libertà di religione e di libertà di culto, a beneficio di tutti. Questi diritti, inclusi nelle tradizioni legali di cui siete eredi, sono propri di ogni persona perché inerenti all’umanità che è comune a tutti noi. Attraverso la promozione di queste libertà, la società è meglio equipaggiata per rispondere alle profonde sfide sociali e politiche in un modo coerente con le aspirazioni più profonde dell’umanità.
Per la sua posizione geografica, il vostro Paese può assistere lo sviluppo di Paesi più piccoli, più distanti e con minori risorse. Alcuni Paesi vostri vicini, inclusi gli Small Island Developing States, guardano alla Nuova Zelanda come a un esempio di stabilità politica, stato di diritto e alti livelli economici e sociali. Guardano a voi anche come a una fonte di assistenza, incoraggiamento e sostegno mentre sviluppano le proprie istituzioni. Ciò conferisce al suo Paese una particolare responsabilità morale. Fedele alla migliore delle sue tradizioni, la Nuova Zelanda è chiamata a utilizzare la propria posizione di influenza per la pace e la stabilità nella regione, l’incoraggiamento di istituzioni democratiche mature e stabili, la promozione di diritti umani autentici e di uno sviluppo economico sostenibile. Il desiderio di sviluppo pone un certo numero di sfide importanti relative all’ambiente, alcune delle quali con conseguenze gravi per il benessere e la sussistenza delle persone, in particolare dei poveri. Desidero incoraggiare l’opera che viene svolta per promuovere modelli di sviluppo nel proprio Paese e all’estero, che riflettano un’ecologia autenticamente umana, siano economicamente sostenibili e consoni al nostro dovere di amministratori del creato (cfr. Caritas in veritate, 48, 51).
La Chiesa cattolica nel suo Paese, costituita da popolazioni sia antiche sia nuove delle vostre isole, si sforza di fare la sua parte nell’intessere una società veramente multiculturale con un senso di rispetto reciproco, propositi e solidarietà condivisi, per la pace e la prosperità di tutti. Essa desidera servire il bene comune portando la saggezza spirituale e morale della fede a esercitare un peso sulle importanti questioni etiche attuali. In particolare, la Chiesa desidera sempre alimentare il massimo rispetto per l’intera persona umana, difendendo il diritto inalienabile alla vita, dal concepimento fino alla morte naturale, promuovendo un ambiente familiare stabile e fornendo educazione.
A proposito di quest’ultimo elemento, la Chiesa ha sempre posto grande enfasi sull’educazione dei giovani, riconoscendola come una componente essenziale della preparazione e dello sviluppo degli individui per il bene cosicché possano occupare il proprio posto nella società. Oltre alla ricerca dell’eccellenza negli studi accademici, negli sport e nelle arti, le scuole cattoliche sono interessate soprattutto alla formazione morale e spirituale dei loro allievi. L’attrazione costante esercitata da istituzioni educative pregne di valori cristiani autentici dimostra il desiderio perenne dei genitori che i loro figli siano preparati alla vita nel miglior modo possibile, in un ambiente sano, che faccia scaturire il meglio dai giovani mentre si preparano alle sfide dell’esistenza. Confido nel fatto che il suo Governo continuerà a sostenere i genitori nel loro ruolo di educatori primari dei propri figli, garantendo che il sistema educativo basato sulla fede resti accessibile a quanti desiderano avvalersene per il bene dei loro figli e della più ampia società.
Infine, Ambasciatore, colgo l’opportunità di reiterare i miei buoni auspici mentre comincia la sua missione e di assicurarla del fatto che la Curia Romana è pronta ad assisterla. Su di lei, sulla sua famiglia e su tutto il popolo della Nuova Zelanda, invoco di cuore le abbondanti benedizioni di Dio.

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana

Nessun commento: