giovedì 30 settembre 2010

Il Papa: Ogni cristiano è chiamato ad accogliere e a vivere ogni giorno, con semplicità e gioia, la Parola di verità che il Signore ci ha comunicato

Il Papa si congeda di Castel Gandolfo: il bellissimo video di Rome Reports

UDIENZA AL PERSONALE DELLE VILLE PONTIFICIE, 29.09.2010

Alle ore 17.45 di questo pomeriggio, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Dipendenti delle Ville Pontificie, nel congedo dalla residenza estiva.
Pubblichiamo di seguito le parole di saluto che il Papa rivolge loro:

SALUTO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Prima di accomiatarmi da Castel Gandolfo, a conclusione del soggiorno estivo, mi è gradito accogliervi per questa visita di congedo, che mi offre l’opportunità di esprimere a ciascuno di voi la mia viva riconoscenza per il lavoro che qui svolgete e di congratularmi in particolar modo per l'animo che ispira questo vostro servizio.

Ringrazio il Direttore, Dottor Saverio Petrillo, per le gentili parole rivoltemi e per i sentimenti che, a nome di tutti, mi ha manifestato. Sono lieto di rinnovare, in questa occasione, l’espressione del mio apprezzamento per la competenza e l’accuratezza che Lei, caro Direttore, unitamente a tutto il Personale, dedica alla cura del Palazzo e delle Ville Pontificie. Il Signore ricompensi ciascuno con abbondanti doni celesti e custodisca voi e le vostre famiglie. Grazie a tutti perché, anche questa estate, mi avete accompagnato con la preghiera e con il vostro diuturno lavoro. Mi siete stati sempre vicini e di questo vi sono riconoscente.

Continuate, cari amici, ad offrire la quotidiana testimonianza della vostra fede, soprattutto ponendovi in docile ascolto della Parola di Dio. Oggi, nella liturgia, celebriamo tre eccelsi Messaggeri di questa Parola che illumina, orienta, difende, consola, soccorre: i santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, inviati da Dio, con missioni specifiche, in momenti particolari della storia della salvezza.

Ogni cristiano è chiamato ad accogliere e a vivere ogni giorno, con semplicità e gioia, la Parola di verità che il Signore ci ha comunicato.

Nel corso dei secoli la Chiesa ha conosciuto splendide figure di fedeli discepoli di Cristo che si sono nutriti assiduamente e con amore della Sacra Scrittura, ponendo in essa profonda fiducia.

Domani faremo memoria di san Girolamo, un Padre della Chiesa che ha posto al centro della propria vita la Bibbia: l’ha tradotta nella lingua latina, l’ha commentata nelle sue opere. Questo eminente dottore della Chiesa ammoniva che «ignorare le Scritture è ignorare Cristo» (Commento ad Isaia, prol.). Perciò, è fondamentale che ogni cristiano viva in contatto e in dialogo personale con la Parola di Dio, donataci nella Sacra Scrittura, leggendola non come parola del passato, ma come Parola viva, che si rivolge oggi a noi e ci interpella.

Carissimi, vi assicuro un costante ricordo nella preghiera, affinché ciascuno possa conoscere e assimilare sempre più profondamente la Parola di Dio, stimolo e sorgente della vita cristiana per tutte le situazioni e per ogni persona. La Vergine Santa è modello di questo ascolto obbediente: imparate da Lei! Il Signore vi conceda giorni lieti e santi; lo Spirito Santo arricchisca dei suoi doni le vostre famiglie.

Ed ora, in segno della mia benevolenza, imparto di cuore a ciascuno di voi qui presenti ed alle persone a voi care una particolare Benedizione Apostolica.

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mercoledì 29 settembre 2010

Il Papa: "Lasciandosi guidare dalla Sacra Scrittura e nutrire dal Pane eucaristico, Santa Matilde di Hackeborn ha percorso un cammino di intima unione con il Signore, sempre nella piena fedeltà alla Chiesa"

CICLO DI CATECHESI SULLE GRANDI FIGURE FEMMINILI NEL MEDIOEVO

CATECHESI DEL SANTO PADRE: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA

Vedi anche:

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Il Papa: i giovani riscoprano la presenza degli Angeli Custodi. Dio benedica e sollevi gli abitanti dalla miseria. Oltre 30mila fedeli all'udienza generale (Izzo)

Il Papa: rafforzare la nostra amicizia con Dio con la preghiera e la partecipazione alla liturgia (AsiaNews)

Il Papa saluta i pellegrini di Haiti ed ai giovani dice: “Sentite accanto a voi la presenza degli Angeli Custodi"

Il Papa: intensificare la nostra amicizia con il Signore

L’UDIENZA GENERALE, 29.09.2010

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI - proveniente in elicottero dalla residenza estiva di Castel Gandolfo - ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sulla figura di Santa Matilde di Hackeborn, religiosa cistercense tedesca.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.
Al termine, il Santo Padre è rientrato a Castel Gandolfo
.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Santa Matilde di Hackeborn

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei parlarvi di santa Matilde di Hackeborn, una della grandi figure del monastero di Helfta, vissuta nel XIII secolo. La sua consorella santa Gertrude la Grande, nel VI libro dell’opera Liber specialis gratiae (Il libro della grazia speciale), in cui vengono narrate le grazie speciali che Dio ha donato a santa Matilde, così afferma: “Ciò che abbiamo scritto è ben poco in confronto di quello che abbiamo omesso. Unicamente per gloria di Dio ed utilità del prossimo pubblichiamo queste cose, perché ci sembrerebbe ingiusto serbare il silenzio, sopra tante grazie che Matilde ricevette da Dio non tanto per lei medesima, a nostro avviso, ma per noi e per quelli che verranno dopo di noi” (Mechthild von Hackeborn, Liber specialis gratiae, VI, 1).

Quest’opera è stata redatta da santa Gertrude e da un’altra consorella di Helfta ed ha una storia singolare. Matilde, all’età di cinquant’anni, attraversava una grave crisi spirituale, unita a sofferenze fisiche. In questa condizione confidò a due consorelle amiche le grazie singolari con cui Dio l’aveva guidata fin dall’infanzia, ma non sapeva che esse annotavano tutto. Quando lo venne a conoscere, ne fu profondamente angosciata e turbata. Il Signore, però, la rassicurò, facendole comprendere che quanto veniva scritto era per la gloria di Dio e il vantaggio del prossimo (cfr ibid., II,25; V,20). Così, quest’opera è la fonte principale a cui attingere le informazioni sulla vita e spiritualità della nostra Santa.

Con Lei siamo introdotti nella famiglia del Barone di Hackeborn, una delle più nobili, ricche e potenti della Turingia, imparentata con l’imperatore Federico II, ed entriamo nel monastero di Helfta nel periodo più glorioso della sua storia.

Il Barone aveva già dato al monastero una figlia, Gertrude di Hackeborn (1231/1232 - 1291/1292), dotata di una spiccata personalità, Badessa per quarant’anni, capace di dare un’impronta peculiare alla spiritualità del monastero, portandolo ad una fioritura straordinaria quale centro di mistica e di cultura, scuola di formazione scientifica e teologica. Gertrude offrì alle monache un’elevata istruzione intellettuale, che permetteva loro di coltivare una spiritualità fondata sulla Sacra Scrittura, sulla Liturgia, sulla tradizione Patristica, sulla Regola e spiritualità cistercense, con particolare predilezione per san Bernardo di Chiaravalle e Guglielmo di St-Thierry. Fu una vera maestra, esemplare in tutto, nella radicalità evangelica e nello zelo apostolico. Matilde, fin dalla fanciullezza, accolse e gustò il clima spirituale e culturale creato dalla sorella, offrendo poi la sua personale impronta.

Matilde nasce nel 1241 o 1242 nel castello di Helfta; è la terza figlia del Barone. A sette anni con la madre fa visita alla sorella Gertrude nel monastero di Rodersdorf. È così affascinata da quell’ambiente che desidera ardentemente farne parte. Vi entra come educanda e nel 1258 diventa monaca nel convento trasferitosi, nel frattempo, ad Helfta, nella tenuta degli Hackeborn. Si distingue per umiltà, fervore, amabilità, limpidezza e innocenza di vita, familiarità e intensità con cui vive il rapporto con Dio, la Vergine, i Santi. È dotata di elevate qualità naturali e spirituali, quali “la scienza, l’intelligenza, la conoscenza delle lettere umane, la voce di una meravigliosa soavità: tutto la rendeva adatta ad essere per il monastero un vero tesoro sotto ogni aspetto” (Ibid., Proemio). Così, “l’usignolo di Dio” – come viene chiamata – ancora molto giovane, diventa direttrice della scuola del monastero, direttrice del coro, maestra delle novizie, servizi che svolge con talento e infaticabile zelo, non solo a vantaggio delle monache, ma di chiunque desiderava attingere alla sua sapienza e bontà.

Illuminata dal dono divino della contemplazione mistica, Matilde compone numerose preghiere. È maestra di fedele dottrina e di grande umiltà, consigliera, consolatrice, guida nel discernimento: “Ella - si legge - distribuiva la dottrina con tanta abbondanza che non si è mai visto nel monastero, ed abbiamo, ahimé! gran timore, che non si vedrà mai più nulla di simile. Le suore si riunivano intorno a lei per sentire la parola di Dio, come presso un predicatore. Era il rifugio e la consolatrice di tutti, ed aveva, per dono singolare di Dio, la grazia di rivelare liberamente i segreti del cuore di ciascuno. Molte persone, non solo nel Monastero, ma anche estranei, religiosi e secolari, venuti da lontano, attestavano che questa santa vergine li aveva liberati dalle loro pene e che non avevano mai provato tanta consolazione come presso di lei. Compose inoltre ed insegnò tante orazioni che se venissero riunite, eccederebbero il volume di un salterio” (Ibid., VI,1).

Nel 1261 giunge al convento una bambina di cinque anni di nome Gertrude: è affidata alle cure di Matilde, appena ventenne, che la educa e la guida nella vita spirituale fino a farne non solo la discepola eccellente, ma la sua confidente.

Nel 1271 o 1272 entra in monastero anche Matilde di Magdeburgo. Il luogo accoglie, così, quattro grandi donne - due Gertrude e due Matilde –, gloria del monachesimo germanico.

Nella lunga vita trascorsa in monastero, Matilde è afflitta da continue e intense sofferenze a cui aggiunge le durissime penitenze scelte per la conversione dei peccatori. In questo modo partecipa alla passione del Signore fino alla fine della vita (cfr ibid., VI, 2). La preghiera e la contemplazione sono l’humus vitale della sua esistenza: le rivelazioni, i suoi insegnamenti, il suo servizio al prossimo, il suo cammino nella fede e nell’amore hanno qui la loro radice e il loro contesto. Nel primo libro dell’opera Liber specialis gratiae, le redattrici raccolgono le confidenze di Matilde scandite nelle feste del Signore, dei Santi e, in modo speciale, della Beata Vergine.

E’ impressionante la capacità che questa Santa ha di vivere la Liturgia nelle sue varie componenti, anche quelle più semplici, portandola nella vita quotidiana monastica. Alcune immagini, espressioni, applicazioni talvolta sono lontane della nostra sensibilità, ma, se si considera la vita monastica e il suo compito di maestra e direttrice di coro, si coglie la sua singolare capacità di educatrice e formatrice, che aiuta le consorelle a vivere intensamente, partendo dalla Liturgia, ogni momento della vita monastica.

Nella preghiera liturgica Matilde dà particolare risalto alle ore canoniche, alla celebrazione della santa Messa, soprattutto alla santa Comunione. Qui è spesso rapita in estasi in una intimità profonda con il Signore nel suo ardentissimo e dolcissimo Cuore, in un dialogo stupendo, nel quale chiede lumi interiori, mentre intercede in modo speciale per la sua comunità e le sue consorelle. Al centro vi sono i misteri di Cristo verso i quali la Vergine Maria rimanda costantemente per camminare sulla via della santità: “Se tu desideri la vera santità, sta’ vicino al Figlio mio; Egli è la santità medesima che santifica ogni cosa” (Ibid., I,40). In questa sua intimità con Dio è presente il mondo intero, la Chiesa, i benefattori, i peccatori. Per lei Cielo e terra si uniscono.

Le sue visioni, i suoi insegnamenti, le vicende della sua esistenza sono descritti con espressioni che evocano il linguaggio liturgico e biblico. Si coglie così la sua profonda conoscenza della Sacra Scrittura, il suo pane quotidiano. Vi ricorre continuamente, sia valorizzando i testi biblici letti nella liturgia, sia attingendo simboli, termini, paesaggi, immagini, personaggi.

La sua predilezione è per il Vangelo: “Le parole del Vangelo erano per lei un alimento meraviglioso e suscitavano nel suo cuore sentimenti di tale dolcezza che sovente per l'entusiasmo non poteva terminarne la lettura … Il modo con cui leggeva quelle parole era così fervente che in tutti suscitava la devozione. Così pure, quando cantava in coro, era tutta assorta in Dio, trasportata da tale ardore che talvolta manifestava i suoi sentimenti con i gesti ... Altre volte, come rapita in estasi, non sentiva quelli che la chiamavano o la muovevano ed a mala pena riprendeva il senso delle cose esteriori” (Ibid., VI, 1).

In una delle visioni, è Gesù stesso a raccomandarle il Vangelo; aprendole la piaga del suo dolcissimo Cuore, le dice: “Considera quanto sia immenso il mio amore: se vorrai conoscerlo bene, in nessun luogo lo troverai espresso più chiaramente che nel Vangelo. Nessuno ha mai sentito esprimere sentimenti più forti e più teneri di questi: Come mi ha amato mio Padre, cosi io vi ho amati (Joan. XV, 9)” (Ibid., I,22).

Cari amici, la preghiera personale e liturgica, specialmente la Liturgia delle Ore e la Santa Messa sono alla radice dell’esperienza spirituale di santa Matilde di Hackeborn.

Lasciandosi guidare dalla Sacra Scrittura e nutrire dal Pane eucaristico, Ella ha percorso un cammino di intima unione con il Signore, sempre nella piena fedeltà alla Chiesa. E’ questo anche per noi un forte invito ad intensificare la nostra amicizia con il Signore, soprattutto attraverso la preghiera quotidiana e la partecipazione attenta, fedele e attiva alla Santa Messa. La Liturgia è una grande scuola di spiritualità.

La discepola Gertrude descrive con espressioni intense gli ultimi momenti della vita di santa Matilde di Hackeborn, durissimi, ma illuminati dalla presenza della Beatissima Trinità, del Signore, della Vergine, di tutti i Santi, anche della sorella di sangue Gertrude. Quando giunse l’ora in cui il Signore volle attirarla a Sé, ella Gli chiese di poter ancora vivere nella sofferenza per la salvezza delle anime e Gesù si compiacque di questo ulteriore segno di amore.
Matilde aveva 58 anni. Percorse l’ultimo tratto di strada caratterizzato da otto anni di gravi malattie. La sua opera e la sua fama di santità si diffusero ampiamente. Al compimento della sua ora, “il Dio di Maestà … unica soavità dell'anima che lo ama … le cantò: Venite vos, benedicti Patris mei ... Venite, o voi che siete i benedetti dal Padre mio, venite a ricevere il regno … e l'associò alla sua gloria” (Ibid., VI,8).

Santa Matilde di Hackeborn ci affida al Sacro Cuore di Gesù e alla Vergine Maria. Invita a rendere lode al Figlio con il Cuore della Madre e a rendere lode a Maria con il Cuore del Figlio: “Vi saluto, o Vergine veneratissima, in quella dolcissima rugiada, che dal Cuore della santissima Trinità si diffuse in voi; vi saluto nella gloria e nel gaudio con cui ora vi rallegrate in eterno, voi che di preferenza a tutte le creature della terra e del cielo, foste eletta prima ancora della creazione del mondo! Amen” (Ibid., I, 45).

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lunedì 27 settembre 2010

Il Papa si congeda da Castel Gandolfo, "amena cittadina, a me tanto cara, dove la Provvidenza mi concede ogni anno di trascorrere un soggiorno sereno e proficuo"

UDIENZA ALLE DELEGAZIONI DEL COMUNE DI CASTEL GANDOLFO, ALLE AUTORITÀ CIVILI E MILITARI, ALLE COMUNITÀ RELIGIOSE E AI DIPENDENTI CHE HANNO ASSICURATO IL SERVIZIO DURANTE IL PERIODO ESTIVO, 27.09.2010

Alle ore 11.30 di questa mattina, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza le Delegazioni del Comune di Castel Gandolfo, le Autorità civili e Militari, le Comunità Religiose e i Dipendenti delle Ville Pontificie che hanno assicurato il servizio durante il periodo estivo.
Pubblichiamo di seguito le parole che il Santo Padre ha loro rivolto:

SALUTO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

prima di prendere congedo da Castel Gandolfo, al termine del periodo estivo, sono lieto di incontrare tutti voi, che rappresentate la comunità ecclesiale e quella civile di questa amena cittadina, a me tanto cara, dove la Provvidenza mi concede ogni anno di trascorrere un soggiorno sereno e proficuo.

Anzitutto il mio fraterno saluto e la mia cordiale gratitudine vanno al Vescovo di Albano, Mons. Marcello Semeraro, estendendosi all’intera Diocesi, che seguo con speciale e orante affetto nella sua vita di fede e di testimonianza cristiana. Saluto poi il parroco di Castel Gandolfo e la comunità parrocchiale, insieme ai diversi Istituti religiosi maschili e femminili che qui vivono ed operano per servire in letizia il Vangelo e i fratelli.

Un deferente saluto rivolgo al Signor Sindaco e ai componenti dell’Amministrazione Comunale, esprimendo ancora una volta la mia sincera riconoscenza per il contributo indispensabile che offrono, nell'ambito delle loro competenze, affinché Castel Gandolfo possa accogliere adeguatamente i numerosi pellegrini che qui vengono da ogni parte del mondo. Per vostro tramite, desidero far pervenire ai vostri concittadini il mio vivo apprezzamento per la ben nota cortesia e l'attenzione premurosa con cui mi circondano e seguono la mia attività al servizio della Chiesa universale.

Vorrei poi ringraziare cordialmente i dirigenti e tutti gli addetti ai diversi Servizi del Governatorato, ad iniziare dal Corpo della Gendarmeria, la Floreria, le Direzioni dei Servizi Sanitari e dei Servizi Tecnici, come pure la Guardia Svizzera Pontificia. Cari amici, a tutti voi rivolgo un "grazie" speciale per la sollecitudine e la professionalità con cui vi siete adoperati nel venire incontro alle mie esigenze, a quelle dei miei collaboratori e di quanti, durante i mesi estivi, sono venuti a Castello per farmi visita. Per ciascuno di voi e per le vostre famiglie assicuro un costante ricordo nella preghiera.

Un pensiero di sentita gratitudine va quindi ai funzionari e agli agenti delle diverse Forze dell’Ordine italiane, per la loro puntuale ed efficiente opera, come pure agli ufficiali ed avieri del 31° Stormo dell’Aeronautica Militare. Ringrazio Dio e sono grato a tutti voi, perché ogni cosa si è svolta sempre nell'ordine e nella tranquillità.

Nell'accomiatarmi da voi, mi piace affidare alla vostra considerazione la figura di san Vincenzo de’ Paoli, di cui oggi celebriamo la memoria. Questo apostolo della carità, così caro al popolo cristiano e conosciuto specialmente attraverso le Suore da lui fondate, fu proclamato da Papa Leone XIII "patrono universale di tutte le opere di carità sparse nel mondo". Con la sua incessante azione apostolica, egli fece in modo che il Vangelo diventasse sempre più faro luminoso di speranza e di amore per l'uomo del suo tempo, ed in particolare per i più poveri nel corpo e nello spirito. Il suo esempio virtuoso e la sua intercessione suscitino nelle vostre comunità e in ciascuno di voi un rinnovato impegno di solidarietà, cosicché gli sforzi di ognuno cooperino all'edificazione del bene comune.

Accompagno questo cordiale auspicio con l'assicurazione del mio ricordo al Signore, perché assista tutti voi e le vostre famiglie con la sua grazia e vi colmi di abbondanti consolazioni. Vi ringrazio nuovamente, cari amici, e di cuore vi benedico.

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Il Papa: In questo momento storico, in cui, con forza se possibile ancor maggiore, siamo chiamati ad evangelizzare il nostro mondo, va messa in debito risalto la ricchezza che scaturisce dal pellegrinaggio ai santuari

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN OCCASIONE DEL II CONGRESSO MONDIALE DI PASTORALE DEI PELLEGRINAGGI E SANTUARI (SANTIAGO DI COMPOSTELA, SPAGNA - 27-30.09.2010) , 27.09.2010

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN OCCASIONE DEL II CONGRESSO MONDIALE DI PASTORALE DEI PELLEGRINAGGI E SANTUARI (SANTIAGO DI COMPOSTELA, SPAGNA - 27-30.09.2010)

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato a S.E. Mons. Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e a S.E. Mons. Julián Barrio Barrio, Arcivescovo di Santiago de Compostela, in occasione dell’apertura del II Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari, che si svolge a Santiago di Compostela (Spagna) dal 27 al 30 settembre 2010:

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Ai Venerabili Fratelli
Mons. Antonio Maria Vegliò,
Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti,
e Mons. Julián Barrio Barrio,
Arcivescovo di Santiago di Compostela


In occasione del II Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari, che si svolge a Santiago di Compostela dal 27 al 30 settembre, desidero rivolgervi il mio saluto cordiale, estensibile a tutti i venerati Fratelli nell’Episcopato, ai membri della Delegazione Fraterna, ai partecipanti a questa importante riunione, nonché alle Autorità civili che hanno collaborato alla preparazione del Congresso. Parimenti esprimo il mio deferente saluto a Sua Maestà il Re di Spagna, che ha dato lustro a questa iniziativa, accettandone la Presidenza Onoraria.

Guidati dal tema «Egli entrò per rimanere con loro» (Lc 24,29), desunto dal passaggio evangelico dei discepoli di Emmaus, vi disponete a riflettere sull’importanza dei pellegrinaggi ai santuari, come manifestazione di vita cristiana e spazio di evangelizzazione.

Con vivo compiacimento desidero far giungere ai congressisti la mia vicinanza spirituale, affinché li incoraggi e sostenga nell’esercizio di un impegno pastorale tanto fondamentale nella vita ecclesiale. Io stesso mi recherò tra non molto pellegrino alla tomba dell’Apostolo San Giacomo, l’“amico del Signore”, così come ho volto i miei passi verso altri luoghi del mondo, dove accorrono numerosi fedeli con devozione fervente. A tal riguardo, fin dall’inizio del mio pontificato, ho inteso vivere il mio ministero di successore di Pietro con i sentimenti del pellegrino che percorre le vie del mondo con speranza e semplicità, portando sulle labbra e nel cuore il messaggio salvifico del Cristo Risorto e confermando nella fede i propri fratelli (cf. Lc 22,32). Come segno esplicito di tale missione, nel mio stemma figura, tra altri elementi, la conchiglia del pellegrino.

In questo momento storico, in cui, con forza se possibile ancor maggiore, siamo chiamati ad evangelizzare il nostro mondo, va messa in debito risalto la ricchezza che scaturisce dal pellegrinaggio ai santuari.

Innanzitutto per la sua straordinaria capacità di richiamo, che attrae un numero crescente di pellegrini e turisti religiosi, alcuni dei quali si trovano in situazioni umane e spirituali complesse, alquanto lontani dal vissuto di fede e con una debole appartenenza ecclesiale. A tutti Cristo si rivolge con amore e speranza. L’anelito alla felicità che si annida nell’animo trova in Lui la sua risposta, e vicino a Lui il dolore umano acquista un proprio senso. Con la sua grazia, anche le cause più nobili giungono al loro pieno compimento. Come Simeone incontrò Gesù nel tempio (cf. Lc 2,25-35), così pure il pellegrino deve avere l’opportunità di scoprire il Signore nel santuario.

A tal fine occorre far sì che i visitatori non dimentichino che i santuari sono luoghi sacri e che quindi vi si comportino con devozione, rispetto e decoro. In tal modo la Parola di Cristo, il Figlio del Dio vivo, potrà risuonare con chiarezza e l’evento della sua morte e risurrezione, fondamento della nostra fede, verrà proclamato nella sua interezza. Inoltre va curata con grande scrupolosità l’accoglienza del pellegrino, dando il giusto risalto, tra l’altro, alla dignità e bellezza del santuario, immagine della “tenda di Dio con gli uomini” (Ap 21,3); ai momenti e agli spazi di preghiera, tanto personali che comunitari; all’attenzione alle pratiche di pietà. Parimenti non si insisterà mai abbastanza sul fatto che i santuari devono essere fari di carità, incessantemente dedicati ai più sfavoriti mediante opere concrete di solidarietà e misericordia e una costante disponibilità all’ascolto. Essi devono inoltre facilitare ai fedeli l’accesso al sacramento della Riconciliazione e consentire loro di partecipare degnamente alla celebrazione eucaristica, che deve essere sempre il centro e il culmine di tutta la loro azione pastorale. Così si manifesterà chiaramente che l’Eucarestia è senza dubbio alcuno l’alimento del pellegrino, il “Sacramento del Dio che non ci lascia soli nel cammino, ma si pone al nostro fianco e ci indica la direzione” (Omelia nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, 22 maggio 2008).

In effetti, diversamente dal vagabondo, i cui passi non hanno una destinazione precisa, il pellegrino ha sempre una meta davanti a sé, anche se a volte non ne è pienamente cosciente. E la meta altro non è se non l’incontro con Dio per mezzo di Gesù Cristo, in cui tutte le nostre aspirazioni trovano risposta. Ecco perché la celebrazione dell’Eucarestia può ben considerarsi il culmine del pellegrinaggio.

In quanto “collaboratori di Dio” (1 Cor 3,9) esorto tutti voi che vi dedicate a questa bella missione a incoraggiare nei pellegrini, con la vostra cura pastorale, la conoscenza e l’imitazione di Cristo, che continua a camminare con noi, illuminando la nostra vita con la sua Parola e distribuendoci il Pane di Vita nell’Eucarestia. In tal modo il pellegrinaggio al santuario sarà occasione propizia per rinvigorire in coloro che lo visitano il desiderio di condividere con altri l’esperienza meravigliosa di sapersi amati da Dio e di essere inviati al mondo a dare testimonianza di questo amore.

Con tali sentimenti affido i frutti di questo Congresso all’intercessione di Maria Santissima e dell’Apostolo San Giacomo, mentre rivolgo la mia preghiera a Gesù, «Via, Verità e Vita» (Gv 14,6) a cui presento tutti coloro, che, pellegrinando per la vita, vanno cercando il suo volto:

Signore Gesù, pellegrino di Emmaus,
per amore ti fai vicino a noi,
anche se, a volte, lo sconforto e la tristezza
ci impediscono di scoprire la tua presenza.
Tu sei la fiamma che ravviva la nostra fede.
Tu sei la luce che purifica la nostra speranza.
Tu sei la forza che infiamma la nostra carità.
Insegnaci a riconoscerti nella Parola,
nella casa e alla Mensa dove si condivide il Pane della Vita,
nel servizio generoso al prossimo che soffre.
E quando si fa sera, Signore, aiutaci a dire:
“Resta con noi”. Amen
.

Imparto a tutti l’implorata Benedizione Apostolica, pegno di copiose grazie celesti.

Dal Vaticano, 8 settembre 2010

BENEDICTUS PP. XVI

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domenica 26 settembre 2010

Il Papa: "Cari amici, solo l’Amore con la "A" maiuscola dona la vera felicità!"


LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 26.09.2010

Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e recita l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana
:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Nel Vangelo di questa domenica (Lc 16,19-31), Gesù narra la parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro. Il primo vive nel lusso e nell’egoismo, e quando muore, finisce all’inferno. Il povero invece, che si ciba degli avanzi della mensa del ricco, alla sua morte viene portato dagli angeli nella dimora eterna di Dio e dei santi.
"Beati voi poveri – aveva proclamato il Signore ai suoi discepoli – perché vostro è il regno di Dio" (Lc 6,20).

Ma il messaggio della parabola va oltre: ricorda che, mentre siamo in questo mondo, dobbiamo ascoltare il Signore che ci parla mediante le sacre Scritture e vivere secondo la sua volontà, altrimenti, dopo la morte, sarà troppo tardi per ravvedersi. Dunque, questa parabola ci dice due cose: la prima è che Dio ama i poveri e li solleva dalla loro umiliazione; la seconda è che il nostro destino eterno è condizionato dal nostro atteggiamento, sta a noi seguire la strada che Dio ci ha mostrato per giungere alla vita, e questa strada è l’amore, non inteso come sentimento, ma come servizio agli altri, nella carità di Cristo.

Per una felice coincidenza, domani celebreremo la memoria liturgica di san Vincenzo de’ Paoli, patrono delle organizzazioni caritative cattoliche, di cui ricorre il trecentocinquantesimo anniversario della morte. Nella Francia del 1600, egli toccò con mano proprio il forte contrasto tra i più ricchi e i più poveri. Infatti, come sacerdote, ebbe modo di frequentare sia gli ambienti aristocratici, sia le campagne, come pure i bassifondi di Parigi. Spinto dall’amore di Cristo, Vincenzo de’ Paoli seppe organizzare forme stabili di servizio alle persone emarginate, dando vita alle cosiddette "Charitées", le "Carità", cioè gruppi di donne che mettevano il loro tempo e i loro beni a disposizione dei più emarginati. Tra queste volontarie, alcune scelsero di consacrarsi totalmente a Dio e ai poveri, e così, insieme con santa Luisa di Marillac, san Vincenzo fondò le "Figlie della Carità", prima congregazione femminile a vivere la consacrazione "nel mondo", in mezzo alla gente, con i malati e i bisognosi.

Cari amici, solo l’Amore con la "A" maiuscola dona la vera felicità!

Lo dimostra anche un’altra testimone, una giovane, che ieri è stata proclamata Beata qui a Roma. Parlo di Chiara Badano, una ragazza italiana nata nel 1971, che una malattia ha condotto alla morte a poco meno di 19 anni, ma che è stata per tutti un raggio di luce, come dice il suo soprannome: "Chiara Luce". La sua parrocchia, la diocesi di Acqui Terme e il Movimento dei Focolari, a cui apparteneva, oggi sono in festa - ed è una festa per tutti i giovani, che possono trovare in lei un esempio di coerenza cristiana. Le sue ultime parole, di piena adesione alla volontà di Dio, sono state: "Mamma, ciao. Sii felice perché io lo sono". Rendiamo lode a Dio, perché il suo amore è più forte del male e della morte; e ringraziamo la Vergine Maria che conduce i giovani, anche attraverso le difficoltà e le sofferenze, ad innamorarsi di Gesù e a scoprire la bellezza della vita.

DOPO L’ANGELUS

Je salue cordialement les pèlerins francophones présents, ainsi que les personnes qui sont avec nous par la radio ou la télévision ! Je vous remercie encore pour votre prière qui m’a accompagné durant mon Voyage apostolique au Royaume Uni. Puissent la Vierge Marie et les Saints Archanges, Michel, Gabriel et Raphaël, nous aider tous à vivre dans la foi et l’amour, la persévérance et la douceur. Bonne préparation au mois du Rosaire qui approche et bon dimanche à tous !

I am very pleased to welcome all the English-speaking pilgrims and visitors present here this morning! In today’s Gospel, the story of the rich man and Lazarus is held up to us as a warning to have a special care for the poor in all circumstances. As followers of our blessed Lord, let us always look to others first, before we look to our own comfort. God’s abundant blessings upon you all!

Von Herzen grüße ich die deutschsprachigen Gäste, besonders die Pilger der katholischen Frauengemeinschaft aus Ühlingen im Erzbistum Freiburg. Am heutigen Sonntag legt uns die Kirche im Evangelium das Gleichnis vom reichen Prasser und dem armen Lazarus vor. Am Ende der Zeiten wird Gott alles Unrecht endgültig beseitigen. Er richtet Reiche und Arme nach dem Kriterium der Liebe. Alle Qual und alles Leid wird dann geheilt. Diese Liebe Gottes soll jetzt schon der Maßstab unseres Handelns sein. Der Herr segne euch alle und eure Lieben.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular al grupo de la Parroquia de la Inmaculada Concepción, de Vitacura, Chile, y al de los jóvenes de la Obra de la Iglesia. Invito a todos a que, guiados por la Palabra de Dios, llevéis adelante vuestro compromiso cristiano sin desfallecer, fortaleciendo en vuestros corazones los sentimientos de confianza y misericordia, a ejemplo de Jesús. Que la Santísima Virgen María os acompañe en vuestro camino. Feliz domingo

Drodzy Polacy, serdecznie was pozdrawiam. Dzisiaj w kościołach słyszymy przypowieść o bogaczu i Łazarzu. Przypomina ona, że w Dniu Sądu Bóg wyrówna wszelką niesprawiedliwość świata. Według kryterium miłości osądzi bogatych i biednych. Wynagrodzi krzywdę i niedolę. Niech nasze serca przeniknie duch solidarności z potrzebującymi. Bądźmy współpracownikami Boga w pomnażaniu miłości na ziemi. Niech Chrystus wam błogosławi.

[Cari Polacchi, saluto cordialmente tutti voi. Oggi nelle chiese ascoltiamo la parabola del ricco e del povero Lazzaro. Essa ci ricorda che nel Giorno del Giudizio Dio appianerà ogni ingiustizia del mondo. Giudicherà i ricchi e i poveri secondo il criterio dell’amore. Riparerà i torti e le sfortune. I nostri cuori siano pervasi dallo spirito di solidarietà con chi si trova nel bisogno. Siamo collaboratori di Dio nella moltiplicazione dell’amore sulla terra. Cristo vi benedica.]

Sono lieto di accogliere, da vari Paesi, il folto gruppo di Figlie della Carità, Sacerdoti della Missione e laici delle Associazioni Vincenziane; come pure i Fratelli della Società dell’Apostolato Cattolico (Pallottini).

Saluto i pellegrini di lingua italiana, in particolare la Scuola Pio XII di Castel Gandolfo, i bambini del gruppo Sant’Antonio di Ducenta, le associazioni "Fondo di Solidarietà" e "Cultura e Salento" di Taviano, "Calima" di Orzinuovi, e "Bellitalia" di Roma, e i fedeli di Città Sant’Angelo. Nella lingua di Dante saluto anche gli studenti dell’Aquinas College di Sydney, con un ricordo sempre vivo per quella città, dove abbiamo vissuto una memorabile Giornata mondiale della Gioventù!

Cari amici, a Dio piacendo, giovedì prossimo ritornerò a Roma; perciò, mentre auguro a tutti una buona domenica, rivolgo il mio cordiale "arrivederci" alla comunità di Castel Gandolfo.

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DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE A PALERMO

VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE A PALERMO (3 OTTOBRE 2010): LO SPECIALE DEL BLOG

IL PAPA A PALERMO: I VIDEO, LE FOTO ED I PODCAST

Sosta del Santo Padre a Capaci: comunicato della Sala Stampa della Santa Sede

Grandiosa precisazione di padre Lombardi sul numero di fedeli che hanno partecipato alla Messa del Papa

Il Papa: "Cari giovani di Sicilia, siate alberi che affondano le loro radici nel “fiume” del bene! Non abbiate paura di contrastare il male! Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra! Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo, come tante volte i vostri Vescovi hanno detto e dicono!"
(Discorso in occasione dell'incontro con i giovani, Piazza Politeama di Palermo, 3 ottobre 2010)

Il Papa: "Il Sacerdote trova sempre, ed in maniera immutabile, la sorgente della propria identità in Cristo Sacerdote. Non è il mondo a fissare il nostro statuto, secondo i bisogni e le concezioni dei ruoli sociali. Il prete è segnato dal sigillo del Sacerdozio di Cristo, per partecipare alla sua funzione di unico Mediatore e Redentore" (Discorso in occasione dell'incontro con i Sacerdoti, i Religiosi, le Religiose e i Seminaristi, Cattedrale di Palermo, 3 ottobre 2010)

Il Papa: "Maria è il modello della vita cristiana. A Lei chiedo soprattutto di farvi camminare spediti e gioiosi sulla via della santità, sulle orme di tanti luminosi testimoni di Cristo, figli della terra siciliana" (Recita dell'Angelus Domini, Foro Italico di Palermo, 3 ottobre 2010)

Il Papa a Palermo: "Quando incontrate l’opposizione del mondo, sentite le parole dell’Apostolo: «Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro». Ci si deve vergognare del male, di ciò che offende Dio, di ciò che offende l’uomo; ci si deve vergognare del male che si arreca alla Comunità civile e religiosa con azioni che non amano venire alla luce!" (Omelia in occasione della Celebrazione della Santa Messa, Foro Italico di Palermo, 3 ottobre 2010)

sabato 25 settembre 2010

Il Papa: tutti noi abbiamo bisogno di Gesù, quale Scultore divino che rimuove gli strati di polvere e d'immondizia che si sono posati sull'immagine di Dio iscritta in noi

VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE (REGIONE LESTE I), 25.09.2010

Alle ore 11.45 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i Vescovi della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione Leste I), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto loro:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Venerati Fratelli nell'Episcopato,

Vi do il benvenuto, lieto di ricevervi tutti nel corso della visita ad limina Apostolorum che state realizzando a nome e a favore delle vostre diocesi del regionale Leste I, per rafforzare i vincoli che le uniscono al Successore di Pietro. Proprio di questo si è fatto eco monsignor Rafael Cifuentes nelle parole di saluto che mi ha rivolto a nome vostro e per le quali lo ringrazio, apprezzando molto le preghiere ogni giorno levate al cielo per me e per l'intera Chiesa dalle varie comunità familiari, parrocchiali, religiose e diocesane delle province ecclesiastiche di Rio de Janeiro e di Niterói. Su tutti e su ognuno discenda, radiosa, la benevolenza del Signore: «Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6, 25-26).

Sì, amati Fratelli, il fulgore di Dio s'irradia da tutto il vostro essere e dalla vostra vita, come avvenne a Mosè (cfr. Es 34, 29 e 25) e ancor di più, poiché ora noi riflettiamo «come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore» (2 Cor 3, 18). Così sentivano i Padri conciliari quando, al termine del Concilio Vaticano ii, presentarono la Chiesa in questi termini: «Ricca di un lungo passato sempre in essa vivente, e camminando verso la perfezione umana nel tempo e verso i destini ultimi della storia e della vita, essa è la vera giovinezza del mondo... Guardatela, e voi ritroverete in essa il volto di Cristo, il vero eroe, umile e saggio, il profeta della verità e dell'amore, il compagno e l'amico dei giovani» (Messaggio del Concilio Vaticano ii ai giovani).

Lasciando trasparire il volto di Cristo, la Chiesa è la gioventù del mondo. Sarà però molto difficile convincere qualcuno di ciò, se la generazione giovane di oggi non si riflette in essa.

Per questo, come certamente vi sarete resi conto, un tema ricorrente nei miei colloqui con voi è la situazione dei giovani nelle varie diocesi. Confidando nella provvidenza divina che presiede amorevolmente i destini della storia, non smettendo mai di preparare i tempi futuri, sono lieto di vedere risplendere il domani nei giovani di oggi.

Già il venerabile Papa Giovanni Paolo ii, vedendo Roma diventare «giovane con i giovani», nell'anno 2000, li salutò come «sentinelle del mattino» (Lettera apostolica, Novo Millennio ineunte, n. 9; cfr. Omelia nella Veglia di Preghiera della xi Giornata Mondiale della Gioventù, 19 agosto 2000, n. 6), con il compito di risvegliare i propri fratelli affinché prendessero il largo nel vasto oceano del terzo millennio. E, a dimostrarlo, riaffiora inoltre nella memoria l'immagine delle lunghe file di giovani che attendevano di confessarsi nel Circo Massimo e che hanno ridato a molti sacerdoti la fiducia nel sacramento delle Penitenza.

Come ben sapete, amati Pastori, la crisi spirituale del nostro tempo affonda le proprie radici nell'oscuramento della grazia del perdono. Quando questo non viene riconosciuto come reale ed efficace, si tende a liberare la persona dalla colpa, facendo in modo che le condizioni per l'esistenza di quest'ultima non si verifichino mai. Ma, nel loro intimo, le persone così «liberate» sanno che non è vero, che il peccato esiste e che loro stesse sono peccatrici.

Sebbene alcune correnti della psicologia abbiano grande difficoltà ad ammettere che, fra i sensi di colpa, vi possano essere anche quelli dovuti a una vera colpa, chi è così freddo da non provare sentimenti di colpa neppure quando dovrebbe provarli, cerchi, con ogni mezzo, di recuperare tali sensi di colpa, perché nell'ordinamento spirituale sono necessari per la salute dell'anima.

Di fatto Gesù è venuto per salvare non coloro che si sono già liberati da soli pensando di non aver bisogno di Lui, ma quanti sentono di essere peccatori e hanno bisogno di Lui (cfr. Lc 5, 31-32).

La verità è che tutti noi abbiamo bisogno di Lui, quale Scultore divino che rimuove gli strati di polvere e d'immondizia che si sono posati sull'immagine di Dio iscritta in noi. Abbiamo bisogno del perdono, che costituisce il fulcro di ogni vera riforma: rinnovando la persona nel suo intimo, diviene anche il centro del rinnovamento della comunità.

In effetti, se vengono tolte la polvere e l'immondizia che rendono irriconoscibile in me l'immagine di Dio, io divento veramente simile all'altro, che è a sua volta immagine di Dio, e soprattutto divento simile a Cristo, che è l'immagine di Dio senza alcun difetto o limite, il modello in base al quale tutti noi siamo stati creati. San Paolo lo esprime in modo molto concreto: «non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Gal 2, 20).

Vengo strappato dal mio isolamento e accolto in una nuova comunità-soggetto; e il mio «io» è inserito nell'«io» di Cristo ed è così unito a quello di tutti i miei fratelli. Solo a partire da questa profondità di rinnovamento dell'individuo nasce la Chiesa, nasce la comunità che unisce e sostiene nella vita e nella morte. Essa è una compagnia nella salita, nella realizzazione di quella purificazione che ci rende capaci della vera altezza dell'essere uomini, della compagnia di Dio. Man mano che si realizza la purificazione, anche la salita — che all'inizio è ardua — diviene sempre più gioiosa. Questa gioia deve trasparire sempre più dalla Chiesa, contagiando il mondo, poiché essa è la gioventù del mondo.

Venerati Fratelli, una simile opera non possiamo realizzarla con le nostre forze; sono necessarie la luce e la grazia che provengono dallo Spirito di Dio e agiscono nell'intimo dei cuori e delle coscienze. Che esse sostengano voi e le vostre diocesi nella formazione delle menti e dei cuori! Portate il mio saluto affettuoso ai vostri giovani e ai loro animatori, sacerdoti, religiosi e laici. Alzino il loro sguardo verso l'Immacolata Concezione, Nossa Senhora Aparecida, alla cui protezione vi affido. Di cuore vi imparto la mia Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i vostri fedeli diocesani.

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venerdì 24 settembre 2010

Il Papa: Cari bambini, voi andate a scuola, imparate naturalmente, ed ho pensato che sono 77 anni da quando io ho cominciato ad andare a scuola

Il Papa con i bambini della scuola elementare di Castel Gandolfo: il video di Rome Reports

Vedi anche:

Il Papa: la famiglia viene prima del mercato: il commento di Salvatore Izzo

Il Papa ai bambini: anche Dio si è servito di un Libro (Muolo)

Il Papa: ho imparato l'essenziale 77 anni fa, alle elementari (Izzo)

Gioioso incontro del Papa con 400 alunni di Castel Gandolfo

Imparare a leggere e scrivere per conoscere il messaggio di Dio. Così il Papa a piccoli alunni di Castelgandolfo (Radio Vaticana)

UDIENZA ALLA SCUOLA ELEMENTARE "PAOLO VI" DELLE SUORE MAESTRE PIE FILIPPINI DI CASTEL GANDOLFO, 23.09.2010

Alle ore 18 di questo pomeriggio, nel Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza la Scuola elementare Pontificia "Paolo VI" delle Maestre Pie Filippini di Castel Gandolfo.
Pubblichiamo di seguito le parole che il Papa ha rivolto ai presenti:

PAROLE DEL SANTO PADRE

Cari bambini,
Cari insegnanti, cari genitori,
Cari amici
,

benvenuti qui, nel Palazzo, nella casa del Papa. Sono molto felice di accogliervi finalmente, e di vedere questa Scuola Pontificia Paolo VI delle Suore Maestre Pie Filippini, per essere con voi almeno un attimo. Spiritualmente siamo sempre insieme, qui, in questo bel Castel Gandolfo, ma adesso vi posso anche vedere, e sono molto felice.

Cari bambini, voi andate a scuola, imparate naturalmente, ed ho pensato che sono 77 anni da quando io ho cominciato ad andare a scuola. Era in un piccolo paese di 300 anime, un po’ "dietro la luna", si direbbe; tuttavia, abbiamo imparato l’essenziale.

Abbiamo imparato soprattutto a leggere e a scrivere, e penso che sia una cosa grande poter scrivere e leggere, perché così possiamo conoscere il pensiero di altri, leggere i giornali, i libri; possiamo conoscere quanto è stato scritto duemila anni fa o ancora più tempo fa; possiamo conoscere i continenti spirituali del mondo e comunicare insieme; e soprattutto c’è una cosa straordinaria: Dio ha scritto un libro, cioè ha parlato a noi uomini e ha trovato delle persone che hanno scritto il libro con la Parola di Dio, così che, leggendolo, possiamo anche leggere cosa dice Dio a noi. E questo è molto importante: nella scuola imparare tutte le cose necessarie per la vita e imparare anche a conoscere Dio, conoscere Gesù e così conoscere come si vive bene. Voi trovate nella scuola tanti amici ed è bello; così si forma una grande famiglia. Ma tra i grandi amici, il primo che troviamo, che conosciamo, dovrebbe essere Gesù, che è amico di tutti e che ci dà realmente la strada della vita.

Grazie per la vostra presenza, per la vostra gioia e auguri a voi tutti.

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Il Papa: Famiglie cristiane e comunità ecclesiali di tutto il mondo si sentano coinvolte e si pongano sollecitamente in cammino verso "Milano 2012"


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA LETTERA DEL SANTO PADRE PER IL VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE , 24.09.2010

LETTERA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA IN PREPARAZIONE AL VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE, 24.09.2010

Vedi anche:

Il Papa a Milano prima dell'Expo (Dazzi)

Il Papa: restituire alla famiglia disgregata dal consumismo il vero senso della festa (AsiaNews)

Tettamanzi in pensione a marzo dopo due anni di prorogatio (Bevilacqua)

Il Papa: la famiglia viene prima del mercato: il commento di Salvatore Izzo

Le cinque giornate di Milano. Il programma illustrato ai giornalisti (Osservatore Romano)

Il Papa a Milano il 2 e 3 giugno 2012 per l'Incontro Mondiale delle Famiglie. La lettera di Benedetto XVI e la conferenza del card. Antonelli (Izzo)

Il Papa a Milano nel 2012 per l'incontro mondiale delle famiglie (Ansa)

Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre Benedetto XVI al Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Em.mo Card. Ennio Antonelli, in preparazione al VII Incontro Mondiale delle Famiglie che si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012 sul tema: "La famiglia: il lavoro e la festa":

LETTERA DEL SANTO PADRE

Venerato Fratello
Cardinale ENNIO ANTONELLI
Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia


A conclusione del VI Incontro Mondiale delle Famiglie, svoltosi a Città del Messico nel gennaio 2009, annunciai che il successivo appuntamento delle famiglie cattoliche del mondo intero con il Successore di Pietro avrebbe avuto luogo a Milano, nel 2012, sul tema "La Famiglia: il lavoro e la festa". Desiderando ora avviare la preparazione di tale importante evento, sono lieto di precisare che esso, a Dio piacendo, si svolgerà dal 30 maggio al 3 giugno, e fornire al tempo stesso qualche indicazione più dettagliata riguardo alla tematica e alle modalità di attuazione.

Il lavoro e la festa sono intimamente collegati con la vita delle famiglie: ne condizionano le scelte, influenzano le relazioni tra i coniugi e tra i genitori e i figli, incidono sul rapporto della famiglia con la società e con la Chiesa. La Sacra Scrittura (cfr Gen 1-2) ci dice che famiglia, lavoro e giorno festivo sono doni e benedizioni di Dio per aiutarci a vivere un’esistenza pienamente umana. L’esperienza quotidiana attesta che lo sviluppo autentico della persona comprende sia la dimensione individuale, familiare e comunitaria, sia le attività e le relazioni funzionali, come pure l’apertura alla speranza e al Bene senza limiti.

Ai nostri giorni, purtroppo, l’organizzazione del lavoro, pensata e attuata in funzione della concorrenza di mercato e del massimo profitto, e la concezione della festa come occasione di evasione e di consumo, contribuiscono a disgregare la famiglia e la comunità e a diffondere uno stile di vita individualistico. Occorre perciò promuovere una riflessione e un impegno rivolti a conciliare le esigenze e i tempi del lavoro con quelli della famiglia e a ricuperare il senso vero della festa, specialmente della domenica, pasqua settimanale, giorno del Signore e giorno dell’uomo, giorno della famiglia, della comunità e della solidarietà.

Il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie costituisce un’occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all’economia dello stesso nucleo familiare. L’evento, per riuscire davvero fruttuoso, non dovrebbe però rimanere isolato, ma collocarsi entro un adeguato percorso di preparazione ecclesiale e culturale. Auspico pertanto che già nel corso dell’anno 2011, XXX anniversario dell’Esortazione apostolica Familiaris consortio, "magna charta" della pastorale familiare, possa essere intrapreso un valido itinerario con iniziative a livello parrocchiale, diocesano e nazionale, mirate a mettere in luce esperienze di lavoro e di festa nei loro aspetti più veri e positivi, con particolare riguardo all’incidenza sul vissuto concreto delle famiglie.

Famiglie cristiane e comunità ecclesiali di tutto il mondo si sentano perciò interpellate e coinvolte e si pongano sollecitamente in cammino verso "Milano 2012".

Il VII Incontro Mondiale avrà, come i precedenti, una durata di cinque giorni e culminerà il sabato sera con la "Festa delle Testimonianze" e domenica mattina con la Messa solenne. Queste due celebrazioni, da me presiedute, ci vedranno tutti riuniti come "famiglia di famiglie". Lo svolgimento complessivo dell’evento sarà curato in modo da armonizzare compiutamente le varie dimensioni: preghiera comunitaria, riflessione teologica e pastorale, momenti di fraternità e di scambio fra le famiglie ospiti con quelle del territorio, risonanza mediatica.

Il Signore ricompensi fin d’ora, con abbondanti favori celesti, l’Arcidiocesi ambrosiana per la generosa disponibilità e l’impegno organizzativo messo al servizio della Chiesa Universale e delle famiglie appartenenti a tante nazioni.

Mentre invoco l’intercessione della santa Famiglia di Nazaret, dedita al lavoro quotidiano e assidua alle celebrazioni festive del suo popolo, imparto di cuore a Lei, venerato Fratello, ed ai Collaboratori la Benedizione Apostolica, che, con speciale affetto, estendo volentieri a tutte le famiglie impegnate nella preparazione del grande Incontro di Milano.

Da Castel Gandolfo, 23 agosto 2010

BENEDICTUS PP. XVI

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mercoledì 22 settembre 2010

Il Papa: le antiche nazioni d’Europa hanno un’anima cristiana,che costituisce tutt’uno con il genio e la storia dei rispettivi popoli


VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE NEL REGNO UNITO (16 - 19 SETTEMBRE 2010): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE NEL REGNO UNITO

INCONTRO DEL SANTO PADRE CON ALCUNE VITTIME DI ABUSI SESSUALI A LONDRA: LO SPECIALE DEL BLOG

CATECHESI DEL SANTO PADRE: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA

Vedi anche:

Il Papa all’udienza generale: la visita nel Regno Unito conferma che l’Europa ha un’anima cristiana (Radio Vaticana)

Il Papa: il viaggio in Gran Bretagna ha segnato una nuova e importante fase nelle relazioni fra il popolo inglese e la Chiesa (Apcom)

Appello del Papa alla Commissione mista per il dialogo cattolico-ortodosso: impegniamoci seriamente per l'unità (Sir)

Il Papa: le antiche nazioni d'Europa hanno un'anima cristiana (Sir)

L’UDIENZA GENERALE, 22.09.2010

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI - proveniente in elicottero dalla residenza estiva di Castel Gandolfo - ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sul Suo recente Viaggio Apostolico nel Regno Unito.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Infine ha pronunciato un appello per il felice esito dei lavori della riunione plenaria della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.
Al termine, il Santo Padre è rientrato a Castel Gandolfo.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Viaggio Apostolico nel Regno Unito

Cari fratelli e sorelle!

Oggi vorrei soffermarmi a parlare del viaggio apostolico nel Regno Unito, che Dio mi ha concesso di compiere nei giorni scorsi.

E’ stata una visita ufficiale e, in pari tempo, un pellegrinaggio nel cuore della storia e dell’oggi di un popolo ricco di cultura e di fede, qual è quello britannico. Si è trattato di un evento storico, che ha segnato una nuova importante fase nella lunga e complessa vicenda delle relazioni tra quelle popolazioni e la Santa Sede.

Scopo principale della visita era quello di proclamare beato il Cardinale John Henry Newman, uno dei più grandi inglesi dei tempi recenti, insigne teologo e uomo di Chiesa. In effetti, la cerimonia di beatificazione ha rappresentato il momento preminente del viaggio apostolico, il cui tema era ispirato al motto dello stemma cardinalizio del beato Newman: "Il cuore parla al cuore".

E nelle quattro intense e bellissime giornate trascorse in quella nobile terra ho avuto la grande gioia di parlare al cuore degli abitanti del Regno Unito, ed essi hanno parlato al mio, specialmente con la loro presenza e con la testimonianza della loro fede.

Ho potuto infatti constatare quanto l’eredità cristiana sia ancora forte e tuttora attiva in ogni strato della vita sociale. Il cuore dei britannici e la loro esistenza sono aperti alla realtà di Dio e vi sono numerose espressioni di religiosità che questa mia visita ha posto ancora più in evidenza.

Sin dal primo giorno della mia permanenza nel Regno Unito, e durante tutto il periodo del mio soggiorno, ovunque ho ricevuto una calorosa accoglienza da parte delle Autorità, degli esponenti delle varie realtà sociali, dei rappresentanti delle diverse Confessioni religiose e specialmente della gente comune. Penso in modo particolare ai fedeli della Comunità cattolica e ai suoi Pastori, che, pur essendo minoranza nel Paese, sono largamente apprezzati e considerati, impegnati nell’annuncio gioioso di Gesù Cristo, facendo splendere il Signore e facendosi sua voce specialmente tra gli ultimi. A tutti rinnovo l’espressione della mia profonda gratitudine, per l’entusiasmo dimostrato e per l’encomiabile solerzia con cui si sono adoperati per la riuscita di questa mia visita, il cui ricordo conserverò per sempre nel mio cuore.

Il primo appuntamento è stato a Edimburgo con Sua Maestà la Regina Elisabetta II, che, unitamente al suo Consorte, il Duca di Edimburgo, mi ha accolto con grande cortesia a nome di tutto il popolo britannico. Si è trattato di un incontro molto cordiale, caratterizzato dalla condivisione di alcune profonde preoccupazioni per il benessere dei popoli del mondo e per il ruolo dei valori cristiani nella società.

Nella storica capitale della Scozia ho potuto ammirare le bellezze artistiche, testimonianza di una ricca tradizione e di profonde radici cristiane.

A questo ho fatto riferimento nel discorso a Sua Maestà e alle Autorità presenti, ricordando che il messaggio cristiano è diventato parte integrante della lingua, del pensiero e della cultura dei popoli di quelle Isole. Ho parlato anche del ruolo che la Gran Bretagna ha svolto e svolge nel panorama internazionale, menzionando l’importanza dei passi compiuti per una pacificazione giusta e duratura nell’Irlanda del Nord.

L’atmosfera di festa e gioia creata dai ragazzi e dai bambini ha allietato la tappa di Edimburgo.

Trasferitomi poi a Glasgow, città impreziosita da incantevoli parchi, ho presieduto la prima Santa Messa del viaggio proprio nel Bellahouston Park.
E’ stato un momento di intensa spiritualità, molto importante per i cattolici del Paese, anche in considerazione del fatto che in quel giorno ricorreva la festa liturgica di san Ninian, primo evangelizzatore della Scozia. A quell’assemblea liturgica riunita in attenta e partecipe preghiera, resa ancor più solenne da melodie tradizionali e canti coinvolgenti, ho ricordato l’importanza dell’evangelizzazione della cultura, specialmente nella nostra epoca in cui un pervasivo relativismo minaccia di oscurare l’immutabile verità sulla natura dell’uomo.

Nella seconda giornata ho iniziato la visita a Londra.

Qui, ho incontrato dapprima il mondo dell’educazione cattolica, che riveste un ruolo rilevante nel sistema di istruzione di quel Paese. In un autentico clima di famiglia ho parlato agli educatori, ricordando l’importanza della fede nella formazione di cittadini maturi e responsabili.

Ai numerosi adolescenti e giovani, che mi hanno accolto con simpatia ed entusiasmo, ho proposto di non perseguire obiettivi limitati, accontentandosi di scelte comode, ma di puntare a qualcosa di più grande, vale a dire la ricerca della vera felicità, che si trova soltanto in Dio.

Nel successivo appuntamento con i responsabili delle altre religioni maggiormente rappresentate nel Regno Unito, ho richiamato l’ineludibile necessità di un dialogo sincero, che ha bisogno del rispetto del principio di reciprocità perché sia pienamente fruttuoso. Al tempo stesso, ho evidenziato la ricerca del sacro come terreno comune a tutte le religioni sul quale rinsaldare amicizia, fiducia e collaborazione.

La visita fraterna all’Arcivescovo di Canterbury è stata l’occasione per ribadire il comune impegno di testimoniare il messaggio cristiano che lega Cattolici e Anglicani.

E’ seguito uno dei momenti più significativi del viaggio apostolico: l’incontro nel grande salone del Parlamento britannico con personalità istituzionali, politiche, diplomatiche, accademiche, religiose, esponenti del mondo culturale e imprenditoriale.

In quel luogo così prestigioso ho sottolineato che la religione, per i legislatori, non deve rappresentare un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al cammino storico e al dibattito pubblico della nazione, in particolare nel richiamare l’importanza essenziale del fondamento etico per le scelte nei vari settori della vita sociale.

In quel medesimo clima solenne, mi sono poi recato nell’Abbazia di Westminster: per la prima volta un Successore di Pietro è entrato nel luogo di culto simbolo delle antichissime radici cristiane del Paese.

La recita della preghiera dei Vespri, insieme alle diverse comunità cristiane del Regno Unito, ha rappresentato un momento importante nei rapporti tra la Comunità cattolica e la Comunione anglicana. Quando insieme abbiamo venerato la tomba di sant’Edoardo il confessore, mentre il coro cantava: "Congregavit nos in unum Christi amor", abbiamo tutti lodato Dio, che ci conduce sulla via della piena unità.

Nella mattinata di sabato, l’appuntamento con il Primo Ministro ha aperto la serie di incontri con i maggiori esponenti del mondo politico britannico.

E’ seguita la celebrazione eucaristica nella Cattedrale di Westminster, dedicata al Preziosissimo Sangue di Nostro Signore.

E’ stato uno straordinario momento di fede e di preghiera – che ha anche evidenziato la ricca e preziosa tradizione di musica liturgica "romana" e "inglese" - a cui hanno preso parte le diverse componenti ecclesiali, spiritualmente unite alle schiere di credenti della lunga storia cristiana di quella terra. Grande è la mia gioia per aver incontrato un gran numero di giovani che partecipavano alla Santa Messa dall’esterno della Cattedrale. Con la loro presenza carica di entusiasmo ed insieme attenta e trepida, essi hanno dimostrato di voler essere i protagonisti di una nuova stagione di coraggiosa testimonianza, di fattiva solidarietà, di generoso impegno a servizio del Vangelo.

Nella Nunziatura Apostolica ho incontrato alcune vittime di abusi da parte di esponenti del Clero e dei religiosi. E’ stato un momento intenso di commozione e di preghiera.

Poco dopo, ho incontrato anche un gruppo di professionisti e volontari responsabili della protezione dei ragazzi e dei giovani negli ambienti ecclesiali, un aspetto particolarmente importante e presente nell’impegno pastorale della Chiesa.

Li ho ringraziati e incoraggiati a continuare il loro lavoro, che si inserisce nella lunga tradizione della Chiesa di cura per il rispetto, l’educazione e la formazione delle nuove generazioni.

Sempre a Londra ho visitato poi la casa di riposo per anziani gestita dalle Piccole Sorelle dei Poveri con il prezioso apporto di numerose infermiere e volontari. Questa struttura di accoglienza è segno della grande considerazione che la Chiesa ha sempre avuto per l’anziano, come pure espressione dell’impegno dei cattolici britannici nel rispetto della vita senza tenere conto dell’età o delle condizioni.

Come dicevo, il culmine della mia visita nel Regno Unito è stata la beatificazione del Cardinale John Henry Newman, illustre figlio dell’Inghilterra.

Essa è stata preceduta e preparata da una speciale veglia di preghiera svoltasi sabato sera a Londra, in Hyde Park, in un’atmosfera di profondo raccoglimento. Alla moltitudine di fedeli, specialmente giovani, ho voluto riproporre la luminosa figura del Cardinale Newman, intellettuale e credente, il cui messaggio spirituale si può sintetizzare nella testimonianza che la via della coscienza non è chiusura nel proprio "io", ma è apertura, conversione e obbedienza a Colui che è Via, Verità e Vita.

Il rito di beatificazione ha avuto luogo a Birmingham, nel corso della solenne Celebrazione eucaristica domenicale, alla presenza di una vasta folla proveniente dall’intera Gran Bretagna e dall’Irlanda, con rappresentanze di molti altri Paesi. Questo toccante evento ha portato ancor più alla ribalta uno studioso di grande levatura, un insigne scrittore e poeta, un sapiente uomo di Dio, il cui pensiero ha illuminato molte coscienze e ancora oggi esercita un fascino straordinario. A lui, in particolare, si ispirino i credenti e le comunità ecclesiali del Regno Unito, perché anche ai nostri giorni quella nobile terra continui a produrre frutti abbondanti di vita evangelica.

L’incontro con la Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles e con quella della Scozia, ha concluso una giornata di grande festa e di intensa comunione di cuori per la Comunità cattolica in Gran Bretagna.

Cari fratelli e sorelle, in questa mia Visita nel Regno Unito, come sempre ho voluto sostenere in primo luogo la Comunità cattolica, incoraggiandola a lavorare strenuamente per difendere le immutabili verità morali che, riprese, illuminate e confermate dal Vangelo, stanno alla base di una società veramente umana, giusta e libera.

Ho inteso anche parlare al cuore tutti gli abitanti del Regno Unito, nessuno escluso, della realtà vera dell’uomo, dei suoi bisogni più profondi, del suo destino ultimo.

Nel rivolgermi ai cittadini di quel Paese, crocevia della cultura e dell’economia mondiale, ho tenuto presente l’intero Occidente, dialogando con le ragioni di questa civiltà e comunicando l’intramontabile novità del Vangelo, di cui essa è impregnata.

Questo viaggio apostolico ha confermato in me una profonda convinzione: le antiche nazioni dell'Europa hanno un'anima cristiana, che costituisce un tutt’uno col "genio" e la storia dei rispettivi popoli, e la Chiesa non cessa di lavorare per mantenere continuamente desta questa tradizione spirituale e culturale.

Il beato John Henry Newman, la cui figura e cui scritti conservano ancora una formidabile attualità, merita di essere conosciuto da tutti. Egli sostenga i propositi e gli sforzi dei cristiani per "diffondere ovunque il profumo di Cristo, affinché tutta la loro vita sia soltanto un’irradiazione della sua", come scriveva sapientemente nel suo libro Irradiare Cristo.

APPELLO DEL SANTO PADRE

In questa settimana si svolge a Vienna la riunione plenaria della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme. Il tema della fase attuale di studio è il ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa universale, con particolare riferimento al primo millennio della storia cristiana. L’obbedienza alla volontà del Signore Gesù, e la considerazione delle grandi sfide che oggi si presentano al cristianesimo, ci obbligano ad impegnarci seriamente nella causa del ristabilimento della piena comunione tra le Chiese. Esorto tutti a pregare intensamente per i lavori della Commissione e per un continuo sviluppo e consolidamento della pace e concordia tra i battezzati, affinché possiamo dare al mondo una testimonianza evangelica sempre più autentica.

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domenica 19 settembre 2010

Il Papa si congeda dal Regno Unito: Grazie per il calore della vostra accoglienza e per l’ospitalità che ho potuto gustare


VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE NEL REGNO UNITO (16 - 19 SETTEMBRE 2010): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE NEL REGNO UNITO

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NEL REGNO UNITO IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN (16-19 SETTEMBRE 2010)

CERIMONIA DI CONGEDO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI BIRMINGHAM

Alle ore 18.15, all’aeroporto internazionale di Birmingham, ha luogo la cerimonia di congedo.
Dopo il discorso del Primo Ministro di Sua Maestà, On. David Cameron, il Santo Padre Benedetto XVI pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Primo Ministro,

Grazie per le gentili parole di congedo rivoltemi a nome del Governo di Sua Maestà e degli abitanti del Regno Unito. Sono molto grato per tutto l’impegnativo lavoro di preparazione da parte sia dell’attuale che del precedente Governo, da parte degli impiegati civili, delle autorità locali e della polizia, come pure da parte dei molti volontari che con tanta pazienza son venuti in aiuto per preparare gli eventi di questi quattro giorni.

Grazie per il calore della vostra accoglienza e per l’ospitalità che ho potuto gustare.

Nel tempo in cui sono stato con voi, ho potuto incontrare i rappresentanti delle molte comunità, culture, lingue e religioni che formano la società britannica. Proprio la diversità della Gran Bretagna moderna è una sfida per il suo Governo e per il popolo, ma rappresenta anche una grande opportunità per ulteriore dialogo interculturale e interreligioso per l’arricchimento dell’intera comunità.

Sono stato grato per l’opportunità, che mi è stata data in questi giorni, di incontrare Sua Maestà la Regina, come pure lei ed altri leader politici, ed aver avuto modo di discutere materie di comune interesse sia qui che altrove. Sono stato particolarmente onorato di essere invitato a rivolgermi ad entrambe le Camere del Parlamento nello storico ambiente di Westminster Hall. Spero davvero che queste occasioni possano contribuire a confermare e a rafforzare le eccellenti relazioni fra la Santa Sede e il Regno Unito, specialmente nella collaborazione per lo sviluppo internazionale, nella cura per l’ambiente naturale e nella edificazione di una società civile con un rinnovato senso di valori condivisi ed uno scopo comune.

È stato inoltre un piacere compiere una visita a Sua Grazia l’Arcivescovo di Canterbury ed ai vescovi della Chiesa d’Inghilterra, e successivamente di pregare con loro e con fedeli cristiani nell’evocativo spazio di Westminster Abbey, un luogo che parla così eloquentemente delle nostre tradizioni religiose e culturali condivise. Poiché la Gran Bretagna è casa di moltissime tradizioni religiose, sono stato lieto di aver avuto l’opportunità di incontrare i loro rappresentanti e di condividere con loro qualche pensiero circa il contributo che le religioni possono offrire allo sviluppo di una società sana e pluralistica.

Naturalmente, la mia visita era rivolta in modo speciale ai cattolici del Regno Unito. Ricordo con intima gioia il tempo trascorso con i Vescovi, il clero, i religiosi ed i laici, come pure quello con gli insegnanti, gli studenti e gli anziani. E’ stato commovente in maniera speciale celebrare con loro, qui a Birmingham, la beatificazione di un grande figlio dell’Inghilterra, il Cardinale John Henry Newman. Con la sua vasta eredità di scritti accademici e spirituali, sono certo che egli abbia ancora molto da insegnarci sulla vita e la testimonianza cristiane tra le sfide del mondo contemporaneo, sfide che egli previde con eccezionale chiarezza. Nel congedarmi da voi, permettetemi ancora una volta di formulare i migliori voti e le mie preghiere per la pace e la prosperità della Gran Bretagna. Grazie molte e Dio vi benedica tutti!

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La "Anglicanorum coetibus" ci aiuta a volgere lo sguardo allo scopo ultimo di ogni attività ecumenica: la restaurazione della piena comunione


VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE NEL REGNO UNITO (16 - 19 SETTEMBRE 2010): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE NEL REGNO UNITO

CHIESA E PEDOFILIA: LA TOLLERANZA ZERO DI PAPA BENEDETTO XVI

COSTITUZIONE APOSTOLICA "ANGLICANORUM COETIBUS" CIRCA GLI ORDINARIATI PERSONALI PER ANGLICANI CHE ENTRANO NELLA CHIESA CATTOLICA: LO SPECIALE DEL BLOG

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NEL REGNO UNITO IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN (16-19 SETTEMBRE 2010)

INCONTRO CON I VESCOVI DI INGHILTERRA E GALLES, E DI SCOZIA NELLA CAPPELLA DELL’OSCOTT COLLEGE A BIRMINGHAM

Questo pomeriggio, alle ore 16.45, nella Cappella della Francis Martin House presso il Seminario di Oscott a Birmingham, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Vescovi di Inghilterra e Galles, e di Scozia.
Introdotto dagli indirizzi di saluto del Card. Keith Michael Patrick O’Brien, Arcivescovo di Edinburgh e Presidente della Conferenza Episcopale della Scozia, e di S.E. Mons. Vincent Gerard Nichols, Arcivescovo di Westminster e Presidente della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Venerati Fratelli nell’Episcopato,

questo è stato un giorno di grande gioia per la comunità cattolica in queste isole. Il Beato John Henry Newman, come ora lo possiamo chiamare, è stato elevato all’onore degli altari quale esempio di fedeltà eroica al Vangelo ed un intercessore per la Chiesa in queste terre, che egli amò e servì così bene.
Qui proprio in questa cappella nel 1852, diede voce alla nuova fiducia evitalità della comunità cattolica in Inghilterra e Galles, dopo la restaurazione della gerarchia, ele sue parole possono essere applicate pure alla Scozia, venticinque anni dopo. La sua beatificazione odierna è un ricordo della continua azione dello Spirito Santo nell’elargire doni di santità su tutta la gente della Gran Bretagna, così che da est ad ovest e dal nord al sud, sia elevata una perfetta oblazione di lode e di ringraziamento alla gloria del nome di Dio.
Ringrazio il Cardinale O’Brien e l’Arcivescovo Nichols per le loro parole e, ciò facendo, miviene alla mente quanto poco tempo è trascorso da quando mi è stato dato di accogliervi tutti aRoma per le visite Ad limina delle vostre rispettive Conferenze Episcopali.
In quella occasioneabbiamo parlato di alcune delle sfide che vi stanno innanzi nel vostro guidare la gente nella fede, particolarmente circa l’urgente necessità di proclamare il Vangelo di nuovo in un contesto altamente secolarizzato.
Nel corso della mia visita mi è apparso chiaro come, fra i britannici, sia profonda la sete per la buona novella di Gesù Cristo.

Siete stati scelti da Dio per offrire lorol’acqua viva del Vangelo, incoraggiandoli a porre le proprie speranze non nelle vane lusinghe di questo mondo, bensì nelle solide rassicurazionidel mondo futuro. Mentre annunciate la venuta del Regno, con le sue promesse di speranza per i poveri ed i bisognosi, i malati e gli anziani, inon ancora nati e gli abbandonati, fate di tutto per presentare nella sua interezza il messaggio vivificante del Vangelo, compresi quegli elementi che sfidano le diffuse convinzioni della cultura odierna.

Come sapete, è stato di recente costituito un Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione dei Paesi di lunga tradizione cristiana, e desidero incoraggiarvi ad avvalervi dei suoi servigi per affrontare i compiti che vi stanno innanzi. Inoltre, molti dei nuovi movimenti ecclesiali hanno un carisma particolare per l’evangelizzazione e son certo che continuerete adesplorare vie appropriate ed efficaci per coinvolgerli nella missione della Chiesa.
Dalla vostra visita a Roma, i cambiamenti politici nel Regno Unito hanno concentratol’attenzione sulle conseguenze della crisi finanziaria, che ha causato tante privazioni adinnumerevoli persone e tante famiglie. Lo spettro della disoccupazione sta stendendo le proprieombre sulla vita di molta gente, ed il costo a lungo termine di pratiche d’investimento dei tempirecenti, mal consigliate, sta diventando quantomai evidente.
In tali circostanze, vi saranno ulteriori appelli alla caratteristica generosità dei cattolici britannici, e sono certo che voi saretein prima linea per esortare alla solidarietà nei confronti dei bisognosi.

La voce profetica dei cristiani ha un ruolo importante nel mettere in evidenza i bisogni dei poveri e degli svantaggiati,che possono così facilmente essere trascurati nella destinazione di risorse limitate.

Nel documento magisteriale Choosing the Common Good, i Vescovi d’Inghilterra e del Galles hanno sottolineato l’importanza della pratica della virtù nella vita pubblica. Le circostanze odierne offrono una buona opportunità per rafforzare quel messaggio, e certamente per incoraggiare le persone ad aspirare ai valori morali più alti in ogni settore della loro vita, contro un retroterra dicrescente cinismo addirittura circa la possibilità di una vita virtuosa.

Un altro argomento che ha ricevuto molta attenzione nei mesi trascorsi e che mina seriamente la credibilità morale dei responsabili della Chiesa è il vergogno abuso di ragazzi edi giovani da parte di sacerdoti e di religiosi.

In molte occasioni ho parlato delle profonde ferite che tale comportamento ha causato, anzitutto nelle vittime ma anche nel rapporto di fiducia che dovrebbe esistere fra sacerdoti e popolo, fra sacerdoti e i loro Vescovi, come pure fra le autorità della Chiesa e la gente.

So bene che avete fatto passi molto seri per portare rimedio a questa, per assicurare che i ragazzi siano protetti in maniera efficace da qualsiasi danno, e per affrontare in modo appropriato e trasparente le accuse quando esse sorgono.

Avete pubblicamente fatto conoscere il vostro profondo dispiacere per quanto accaduto e per i modi spesso inadeguati con i quali, in passato, si è affrontata la questione. La vostra crescente comprensione dell’estensione degli abusi sui ragazzi nella società, dei suoi effetti devastanti, e della necessità di fornire adeguato sostegno alle vittime, dovrebbe servire da incentivo per condividere, con la società più ampia, la lezione da voi appresa. In realtà, quale via miglio repotrebbe esserci se non quella di fare riparazione per tali peccati avvicinandovi, in umile spirito di compassione, ai ragazzi che soffrono anche altrove per gli abusi?
Il nostro dovere di prenderci cura della gioventù esige proprio questo e niente di meno
.

Mentre riflettiamo sulla fragilità umana che questi tragici eventi rivelano in maniera cosìdura, ci viene ricordato che, per essere guide cristiane efficaci, dobbiamo vivere nella più altaintegrità, umiltà e santità. Comescrisse una volta il beato John Henry Newman: “Che Dio ci donidei sacerdoti che sappiano sentire la propria debolezza di peccatori, e che il popolo li sappia compatire ed amare e pregare per la loro crescita in ogni buon dono di grazia” (Sermon, 22marzo 1829). 191). Prego che fra le grazie di questa visita vi sia un rinnovato impegno da partedelle guide cristiane alla vocazione profetica che hanno ricevuto, e un nuovo apprezzamento daparte del popolo per il grande dono del ministero ordinato. Sgorgheranno così spontaneamente le preghiere per le vocazioni, e possiamo esser fiduciosi che il Signore risponderà inviando operai che raccolgano l’abbondante messe che ha preparato in tutto il Regno Unito (cfr Mt 9,37-38). A tale proposito sono lieto di avere l’opportunità di incontrare fra poco i seminaristi dell’Inghilterra, della Scozia e del Galles per rassicurarli delle mie preghiere, mentre si preparano a far la loro parte per raccogliere quella messe.
Infine vorrei parlarvi di due materie specifiche che riguardano in questo tempo il vostro ministero episcopale.

Una è l’imminente pubblicazione della nuova traduzione del Messale Romano. In questa circostanza desidero ringraziare tutti voi per il contributo dato, con cosìminuziosa cura, all’esercizio collegiale nella revisione e nell’approvazione dei testi. Ciò hafornito un immenso servizio ai cattolici di tutto il mondo anglofono.
Vi incoraggio a coglierel’occasione che questa nuova traduzione offre, per una approfondita catechesi sull’Eucaristia eper una rinnovata devozione nei modi in cui essa viene celebrata. “Quanto più viva è la fedeeucaristica nel popolo di Dio, tanto più profonda è la sua partecipazione alla vita ecclesiale cheCristo ha affidato ai suoi discepoli” (Sacramentum caritatis, 6).

L’altro punto lo sollevai in febbraio con i Vescovi dell’Inghilterra e del Galles, quando vi chiesi di essere generosi nel porre in atto la Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus.
Questo dovrebbe essere considerato un gesto profetico che può contribuire positivamente allo sviluppo delle relazioni fra anglicani e cattolici.
Ci aiuta a volgere lo sguardo allo scopo ultimo di ogni attività ecumenica: la restaurazione della piena comunione ecclesiale nel contesto della quale il reciproco scambio di doni dai nostri rispettivi patrimoni spirituali, serve da arricchimento per noi tutti
.

Continuiamo a pregare e ad operare incessantemente per affrettare il lieto giorno in cui quel traguardo potrà essere raggiunto.
Con tali sentimenti vi ringrazio cordialmente per la vostra ospitalità durante questi ultimi quattro giorni.
Nell’affidare voi e il popolo che servite all’intercessione di sant’Andrea, sanDavide e san Giorgio, volentieri imparto la Benedizione Apostolica a voi, al clero, ai religiosi e ai laici dell’Inghilterra, della Scozia e del Galles.

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