giovedì 18 giugno 2009

Il Papa: "È Cristo stesso, nostro Signore, che ha stabilito l'Apostolo Pietro come la "roccia" sulla quale poggia l'edificio spirituale della Chiesa"


UDIENZA A SUA BEATITUDINE IGNACE YOUSSIF III YOUNAN, PATRIARCA DI ANTIOCHIA DEI SIRI, 19.06.2009

Alle ore 12.15 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri, con i Membri del Sinodo della Chiesa Siro-Cattolica.
Riportiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge loro:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Pubblichiamo di seguito una nostra traduzione italiana del discorso del Papa.

Beatitudine,

la visita che compie a Roma per venerare le tombe degli Apostoli e incontrare il Successore di Pietro è per me motivo di grande gioia. Oggi rinnovo con affetto sincero e fraterno il saluto e il bacio di pace in Cristo che all'inizio dell'anno ho scambiato con lei, all'indomani della sua elezione a Patriarca di Antiochia dei Siri. La ringrazio per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome della sua Chiesa Patriarcale. Desidero altresì esprimere la mia riconoscenza alle loro Beatitudini il Cardinale Ignace Moussa Daoud, Prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali, e Ignace Pierre Abdel Ahad, Patriarchi emeriti della sua Chiesa, e anche a tutti i membri del Sinodo episcopale. I miei ringraziamenti divengono preghiera, in particolare per lei, Beatitudine, nuovo Patriarca, mentre accompagno con solidarietà fraterna i primi passi del suo servizio ecclesiale.
Beatitudine, la Provvidenza divina ci ha costituiti ministri di Cristo e Pastori del suo unico gregge. Manteniamo dunque lo sguardo del cuore fisso su di Lui, sommo Pastore e Vescovo delle nostre anime, sicuri che, dopo avere messo sulle nostre spalle il munus episcopale, non ci abbandonerà mai.
È Cristo stesso, nostro Signore, che ha stabilito l'Apostolo Pietro come la "roccia" sulla quale poggia l'edificio spirituale della Chiesa, chiedendo ai suoi discepoli di procedere in piena unità con lui, sotto la sua guida sicura e sotto quella dei suoi Successori.
Nel corso della vostra storia più che millenaria, la comunione con il Vescovo di Roma è sempre andata di pari passo con la fedeltà alla tradizione spirituale dell'Oriente cristiano, e tutte e due formano gli aspetti complementari di quell'unico patrimonio di fede che la sua venerabile Chiesa professa. Insieme, professiamo questa stessa fede cattolica, unendo la nostra voce a quella degli Apostoli, dei martiri e dei santi che ci hanno preceduti, elevando a Dio Padre, in Cristo e nello Spirito Santo, l'inno di lode e di azione di rendimento di grazie per l'immensa ricchezza di questo dono che è affidato alle nostre fragili mani.
Cari Fratelli della Chiesa siro-cattolica, ho pensato in particolare a voi durante la solenne Celebrazione eucaristica della festa del Corpus Domini.
Nell'omelia, che ho pronunciato sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano, ho citato il grande Dottore sant'Efrem il Siro, che afferma: "Durante la cena Gesù immolò se stesso: sulla croce Egli fu immolato dagli altri".
Questa interessante annotazione mi permette di sottolineare l'origine eucaristica della ecclesiastica communio che le ho concesso, Beatitudine, al momento dell'elezione sinodale. In modo molto opportuno, lei ha voluto mostrare, con un segno pubblico, questo vincolo molto stretto che la unisce al Vescovo di Roma e alla Chiesa universale, nel corso dell'Eucaristia che ha celebrato ieri, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, alla quale ha partecipato il mio rappresentante con mandato speciale, il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il signor Cardinale Leonardo Sandri.
In effetti, è l'Eucaristia che fonda le nostre diverse tradizioni nell'unità dell'unico Spirito, facendo di esse una ricchezza per l'intero popolo di Dio. Che la celebrazione dell'Eucaristia, fonte e culmine della vita ecclesiale, vi mantenga ancorati all'antica tradizione siriaca, che rivendica di possedere la lingua stessa del Signore Gesù e, allo stesso tempo, schiuda dinanzi a voi l'orizzonte dell'universalità ecclesiale! Che vi renda sempre attenti a quello che lo Spirito suggerisce alle Chiese; che apra gli occhi del vostro cuore affinché possiate scrutare i segni dei tempi alla luce del Vangelo e sappiate accogliere le attese e le speranze dell'umanità, rispondendo generosamente ai bisogni di quanti vivono in gravi condizioni di povertà.
L'Eucaristia è il Pane della Vita che nutre le vostre comunità e le fa crescere tutte nell'unità e nella carità. Sappiate dunque attingere dall'Eucaristia, Sacramento dell'unità e della comunione, la forza per superare le difficoltà che la vostra Chiesa ha conosciuto in questi ultimi anni, al fine di ritrovare il cammino del perdono, della riconciliazione e della comunione.
Cari Fratelli, ancora grazie per la vostra visita che mi permette di esprimervi la mia profonda sollecitudine nei confronti delle vostre problematiche ecclesiali. Seguo con soddisfazione la piena ripresa del funzionamento del vostro Sinodo e incoraggio gli sforzi volti a favorire l'unità, la comprensione e il perdono, che dovrete sempre considerare come doveri prioritari per l'edificazione della Chiesa di Dio.
Inoltre, prego costantemente per la pace in Medio Oriente, in particolare per i cristiani che vivono nell'amata nazione irachena, dei quali presento ogni giorno al Signore le sofferenze nel corso del Sacrificio eucaristico.
Desidero infine condividere con voi un'altra delle mie preoccupazioni principali: quella della vita spirituale dei sacerdoti.
Proprio oggi, nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù, giornata di santificazione sacerdotale, avrò l'immensa gioia di aprire l'Anno Sacerdotale, in ricordo del 150º anniversario della morte del santo Curato d'Ars.
Credo che questo anno giubilare speciale, che inizia quando termina l'Anno Paolino, sarà un'opportunità feconda, offerta a tutta la Chiesa.
Sul Calvario, Maria era con l'Apostolo Giovanni ai piedi della Croce. Oggi, anche noi ci rechiamo spiritualmente ai piedi della Croce, con tutti i vostri sacerdoti, per volgere il nostro sguardo verso Colui che è stato trafitto e dal quale riceviamo la pienezza di ogni grazia. Che Maria, Regina degli Apostoli e Madre della Chiesa, vegli su di lei, Beatitudine, sul Sinodo e su tutta la Chiesa siro-cattolica! Quanto a me, l'assicuro di accompagnarla con la mia preghiera e le imparto la Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i fedeli della sua venerabile Chiesa, che si trovano nelle diverse nazioni del mondo.

© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana

(©L'Osservatore Romano - 20 giugno 2009)


Il saluto rivolto al Papa dal patriarca Ignace Youssef III Younan

Giustizia e rispetto dei diritti di tutti gli uomini

"Siamo venuti a Roma per salutarla quale Successore di Pietro e vivere un momento molto significativo della tradizione della Chiesa universale, quello di scambiare la comunione ecclesiale fra le nostre due Sedi Apostoliche, quella di Roma che "presiede nella carità" (sant'Ignazio d'Antiochia) e quella di Antiochia dove i discepoli di Cristo furono chiamati per la prima volta "cristiani"". Con queste parole il patriarca Ignace Youssef III Younan si è rivolto a Benedetto XVI, in occasione dell'incontro svoltosi nel Palazzo apostolico venerdì mattina, 19 giugno.
"Ieri - ha ricordato - nel giorno dedicato alla memoria di sant'Efrem il Siro, patrono della nostra Chiesa, soprannominato l'"arpa dello Spirito Santo", abbiamo vissuto, con gioia e profonda gratitudine, l'espressione sacramentale di questa comunione, concelebrando la Divina Liturgia secondo il rito siriaco di Antiochia, con il suo rappresentante, il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali".
Il patriarca ha poi fatto riferimento al primo sinodo ordinario svoltosi dopo la propria elezione alla sede patriarcale di Antiochia. "In questo sinodo - ha detto - grazie alle sue preghiere e alle sue direttive paterne, ci siamo impegnati a vivere la collegialità episcopale in uno spirito di comunione fraterna, assumendo la nostra responsabilità di pastori verso la nostra amata Chiesa".
Poi un pensiero al recente pellegrinaggio del Pontefice in Terra Santa, durante il quale - ha spiegato il patriarca - Benedetto XVI "ha trasmesso un messaggio di pace, di tolleranza e di riconciliazione a tutte le comunità di questa regione, straziate e divise da conflitti ingiusti e senza fine. Santità - ha aggiunto - lei conosce bene la natura e le cause delle nostre inquietudini, come quelle delle altre comunità cristiane del Medio Oriente. La nostra vocazione è di essere i testimoni di Dio, buono e misericordioso verso tutti gli uomini, vivendo al contempo il suo messaggio di amore. Per questo, siamo venuti a trarre coraggio da lei, Santità, per poter restare fedeli alla nostra missione plurisecolare".
Ecco allora l'assicurazione che la Chiesa di Antiochia dei Siri continuerà a pregare affinché il Pontefice "possa convincere i potenti di questa terra a ricercare la pace basata sulla giustizia e sul rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo, in tutti i Paesi del mondo, e in modo particolare in alcuni Paesi del nostro Medio Oriente, come l'Iraq, il Libano e la Palestina".
Sua Beatitudine ha poi rievocato le parole di Benedetto XVI "che esprimono con inequivocabile chiarezza e molto affetto, la sua sollecitudine paterna per le comunità cristiane e le Chiese orientali di origine apostolica", pronunciate nella cattedrale melkita di San Giorgio ad Amman, in Giordania, con un'insistenza convincente: "L'antico tesoro vivente delle tradizioni delle Chiese Orientali arricchisce la Chiesa universale e non deve mai essere inteso semplicemente come oggetto da custodire passivamente".
Quindi ha ringraziato il Papa che "non smette di incoraggiarci a continuare a rendere testimonianza della nostra fede, nella fedeltà alle nostre tradizioni secolari risalenti alle prime comunità della Chiesa, vivendo al contempo l'annuncio della Buona Novella nel nostro ambito".
Successivamente il patriarca siro ha sottolineato la coincidenza dell'incontro con il Papa nel giorno di inizio dell'anno sacerdotale, e infine ha giurato "fedeltà e attaccamento incrollabile alla Sede di Pietro".

(©L'Osservatore Romano - 20 giugno 2009)

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