sabato 23 febbraio 2008

Mi rivolgo a voi, giovani, per ricordarvi che voi stessi siete chiamati ad essere gli artefici della vostra crescita morale, culturale e spirituale


Cari fedeli di Roma, voglio parlarvi del problema dell'educazione (lettera del Santo Padre alla diocesi ed alla città di Roma)

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UDIENZA PER LA CONSEGNA ALLA DIOCESI DI ROMA DELLA LETTERA SUL COMPITO URGENTE DELL’EDUCAZIONE , 23.02.2008

Alle ore 12 di oggi, in Piazza San Pietro, il Santo Padre Benedetto XVI presenta e consegna alla Diocesi di Roma la "Lettera sul compito urgente dell’educazione", firmata il 21 gennaio scorso (crf Boll N. 0048 del 23 gennaio 2008).
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre rivolge ai fedeli convenuti in Piazza San Pietro:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

vi ringrazio di aver accolto, tanto numerosi, l’invito a questa speciale Udienza, nella quale riceverete dalle mie mani la Lettera che ho indirizzato alla Diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione. Saluto con affetto ciascuno di voi: sacerdoti, religiosi e religiose, genitori, insegnanti, catechisti ed altri educatori, fanciulli, adolescenti e giovani, compresi coloro che seguono l’Udienza attraverso la televisione. Saluto e ringrazio, in particolare, il Cardinale Vicario e tutti coloro che hanno preso la parola in rappresentanza delle varie categorie di persone partecipi della grande sfida educativa.

Siamo qui riuniti, infatti, perché ci muove una comune sollecitudine per il bene delle nuove generazioni, per la crescita e per il futuro dei figli che il Signore ha donato a questa città. Ci muove anche una preoccupazione, la percezione cioè di quella che abbiamo chiamato "una grande emergenza educativa".

Educare non è mai stato facile e oggi sembra diventare sempre più difficile: perciò non pochi genitori e insegnanti sono tentati di rinunciare al proprio compito, e non riescono più nemmeno a comprendere quale sia, veramente, la missione loro affidata.

Troppe incertezze e troppi dubbi, infatti, circolano nella nostra società e nella nostra cultura, troppe immagini distorte sono veicolate dai mezzi di comunicazione sociale.

Diventa difficile, così, proporre alle nuove generazioni qualcosa di valido e di certo, delle regole di comportamento e degli obiettivi per i quali meriti spendere la propria vita.

Siamo qui oggi, però, anche e soprattutto perché ci sentiamo sostenuti da una grande speranza e da una forte fiducia: dalla certezza, cioè, che quel "sì", chiaro e definitivo, che Dio in Gesù Cristo ha detto alla famiglia umana (cfr 2 Cor 1,19-20), vale anche per i nostri ragazzi e giovani, vale per i bambini che oggi si affacciano alla vita. Perciò anche nel nostro tempo educare al bene è possibile, è una passione che dobbiamo portare nel cuore, è un’impresa comune alla quale ciascuno è chiamato a recare il proprio contributo.

Siamo qui, in concreto, perché intendiamo rispondere a quella domanda educativa che oggi avvertono dentro di sé i genitori, preoccupati per il futuro dei propri figli, gli insegnanti, che vivono dal di dentro la crisi della scuola, i sacerdoti e i catechisti che sanno per esperienza quanto sia difficile educare alla fede, gli stessi ragazzi, adolescenti e giovani, che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle sfide della vita. E’ questa la ragione per la quale vi ho scritto, cari fratelli e sorelle, la lettera che sto per consegnarvi. In essa potete trovare alcune indicazioni, semplici e concrete, sugli aspetti fondamentali e comuni dell’opera educativa. Oggi mi rivolgo a ciascuno di voi per offrirvi il mio affettuoso incoraggiamento ad assumere con gioia le responsabilità che il Signore vi affida, affinché la grande eredità di fede e di cultura, che è la ricchezza più vera di questa nostra amata città, non vada smarrita nel passaggio dall’una all’altra generazione, ma al contrario si rinnovi, si irrobustisca, sia di guida e di stimolo nel nostro cammino verso il futuro.

In questo spirito mi rivolgo a voi, cari genitori, per chiedervi anzitutto di rimanere saldi, per sempre, nel vostro reciproco amore: è questo il primo e grande dono di cui hanno bisogno i vostri figli, per crescere sereni, acquisire fiducia in se stessi e fiducia nella vita e imparare così ad essere a loro volta capaci di amore autentico e generoso. Il bene che volete ai figli deve poi darvi lo stile e il coraggio del vero educatore, con una coerente testimonianza di vita ed anche con la fermezza necessaria per temprare il carattere delle nuove generazioni, aiutandole a distinguere con chiarezza il bene dal male ed a costruirsi a loro volta delle solide regole di vita, che le sostengano nelle prove future. Così farete ricchi i vostri figli dell’eredità più preziosa e duratura, che consiste nell’esempio di una fede quotidianamente vissuta.

Con il medesimo animo domando a voi, docenti dei diversi ordini di scuole, di avere un concetto alto e grande del vostro impegnativo lavoro, nonostante le difficoltà, le incomprensioni, le delusioni che troppo spesso sperimentate. Insegnare, infatti, significa andare incontro a quel desiderio di conoscere e di capire che è insito nell’uomo e che nel bambino, nell’adolescente, nel giovane si manifesta in tutta la sua forza e spontaneità. Il vostro compito, perciò, non può limitarsi a fornire delle nozioni e delle informazioni, lasciando da parte la grande domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità che può essere di guida nella vita. Siete infatti, a pieno titolo, degli educatori: a voi, in stretta sintonia con i genitori, è affidata la nobile arte della formazione della persona. In particolare, quanti insegnano nelle scuole cattoliche portino dentro di sé e traducano in azione quotidiana quel progetto educativo che ha al proprio centro il Signore Gesù e il suo Vangelo.

E voi, cari sacerdoti, religiosi e religiose, catechisti, animatori e formatori delle parrocchie, dei gruppi giovanili, delle associazioni e movimenti ecclesiali, degli oratori, delle attività sportive e ricreative, cercate di avere sempre, verso i ragazzi e i giovani che accostate, gli stessi sentimenti che furono in Gesù Cristo (cfr Fil 2,5).

Siate dunque quegli amici affidabili nei quali essi possano toccare con mano l’amicizia di Gesù per loro, e al tempo stesso siate i testimoni sinceri e coraggiosi di quella verità che rende liberi (cfr Gv 8,32) e che indica alle nuove generazioni la via che conduce alla vita.

L’educazione però non è soltanto opera degli educatori: è un rapporto tra persone nel quale, con il crescere degli anni, entrano sempre più in gioco la libertà e la responsabilità di coloro che vengono educati.

Perciò, con grande affetto, mi rivolgo a voi, fanciulli, adolescenti e giovani, per ricordarvi che voi stessi siete chiamati ad essere gli artefici della vostra crescita morale, culturale e spirituale. Sta a voi, dunque, accogliere liberamente nel cuore, nell’intelligenza e nella vita il patrimonio di verità, di bontà e di bellezza che si è formato attraverso i secoli e che ha in Gesù Cristo la sua pietra angolare.

Sta a voi rinnovare e sviluppare ulteriormente questo patrimonio, liberandolo dalle tante menzogne e brutture che spesso lo rendono irriconoscibile e provocano in voi diffidenza e delusione. Sappiate comunque che in questo non facile cammino non siete mai soli: vi sono vicini non soltanto i vostri genitori, insegnanti, sacerdoti, amici e formatori, ma soprattutto quel Dio che ci ha creato e che è l’ospite segreto dei nostri cuori.

Egli illumina dal di dentro la nostra intelligenza, Egli orienta al bene la nostra libertà, che spesso avvertiamo fragile e incostante, Egli è la vera speranza e il fondamento solido della nostra vita. Di Lui, anzitutto, ci possiamo fidare.

Cari fratelli e sorelle, nel momento in cui vi consegno simbolicamente la Lettera sul compito urgente dell’educazione, ci affidiamo dunque, tutti insieme, a Colui che è il nostro vero e unico Maestro (cfr Mt 23,8), per impegnarci insieme a Lui, con fiducia e con gioia, in quella meravigliosa impresa che è la formazione e la crescita autentica delle persone. Con questi sentimenti ed auspici a tutti imparto la mia Benedizione.

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