sabato 19 gennaio 2008

Il Papa ai vescovi arabi: "Basta con la violenza: prevalga il dialogo fra le parti"


Appello di Benedetto XVI a cristiani, musulmani e ebrei durante la visita dei vescovi latini delle regioni arabe

Basta con la violenza: prevalga il dialogo fra le parti

Il Papa ha rilanciato il suo appello affinché cessi ogni forma di violenza nelle regioni del medio oriente e si privilegi il dialogo tra le parti. L'occasione gli è stata offerta dall'incontro con i vescovi latini delle regioni arabe, ricevuti venerdì mattina 18 gennaio, per la visita "ad limina Apostolorum". Il Papa ha anche auspicato che sia effettivo per tutti il diritto a praticare liberamente e ovunque la propria religione.

Pubblichiamo una nostra traduzione italiana del discorso del Papa ai vescovi di rito latino nelle regioni arabe, ricevuti venerdì mattina, 18 gennaio, in occasione della visita "ad limina Apostolorum":

Cari Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,

Sono lieto di accogliervi mentre realizzate la vostra visita ad limina, rafforzando così la vostra comunione con il Successore di Pietro e anche quella delle Chiese locali di cui siete i pastori. Ringrazio vivamente Sua Beatitudine Michel Sabbah, patriarca latino di Gerusalemme e presidente della vostra Conferenza episcopale, per la sua presentazione dei tratti principali della vita della Chiesa nei vostri paesi. Che il vostro pellegrinaggio presso le tombe degli apostoli sia l'occasione di un rinnovamento spirituale delle vostre comunità, fondato sulla persona di Cristo! La Conferenza dei vescovi latini nelle regioni arabe racchiude una grande diversità di situazioni. Solitamente i fedeli, originari di numerosi paesi, sono raggruppati in piccole comunità, in società composte in maggioranza da credenti di altre religioni. Dite loro quanto il Papa è spiritualmente vicino ad essi e che condivide le loro preoccupazioni e le loro speranze. A tutti rivolgo i miei voti affettuosi, affinché vivano nella serenità e nella pace.
Desidero prima di tutto ribadirvi l'importanza che attribuisco alla testimonianza delle vostre Chiese locali, ricordandovi il messaggio che ho rivolto ai cattolici del Medio Oriente, il 21 dicembre 2006, per manifestare la solidarietà della Chiesa universale.
Nella vostra regione, lo scatenarsi senza fine della violenza, l'insicurezza e l'odio rendono molto difficile la coabitazione fra tutti, facendo a volte temere per l'esistenza delle vostre comunità. È una sfida seria posta al vostro servizio pastorale, che vi spinge a rafforzare la fede dei fedeli e il loro senso fraterno, affinché tutti possano vivere nella speranza fondata sulla certezza che il Signore non abbandona mai coloro che si volgono a Lui, perché Lui solo è la nostra speranza vera, in virtù della quale possiamo affrontare il nostro presente (cfr Spes salvi, n. 1). Vi invito vivamente a restare vicini alle persone affidate al vostro ministero, sostenendole nelle prove e indicando loro sempre il cammino di un'autentica fedeltà al Vangelo nell'adempimento dei loro doveri di discepoli di Cristo. Che tutti, nelle situazioni difficili che attraversano, possano avere la forza e il coraggio di vivere come testimoni ardenti della carità di Cristo!
È comprensibile che le circostanze spingano a volte i cristiani a lasciare il loro paese per trovare una terra accogliente che permetta loro di vivere convenientemente. Occorre tuttavia incoraggiare e sostenere fermamente quanti fanno la scelta di restare fedeli alla loro terra, affinché non divenga un sito archeologico privo di vita ecclesiale. Sviluppando una vita fraterna salda, troveranno un sostegno nelle loro prove. Offro quindi tutto il mio appoggio alle iniziative che prendete per contribuire alla creazione di condizioni socio-economiche atte ad aiutare i cristiani che sono rimasti nel loro paese e esorto l'intera Chiesa ad apportare un sostegno vigoroso a tali sforzi.
La vocazione dei cristiani nei vostri paesi riveste un'importanza fondamentale. Quali artefici di pace e di giustizia, sono una presenza viva di Cristo venuto a riconciliare il mondo con il Padre e a riunire tutti i suoi figli dispersi. Pertanto una comunione autentica e una collaborazione serena e rispettosa fra i cattolici dei diversi riti devono essere sempre più consolidate e sviluppate. Sono in effetti segni eloquenti per gli altri cristiani e per tutta la società. Inoltre la preghiera di Cristo nel Cenacolo, "Che tutti siano una cosa sola", è un invito pressante a ricercare incessantemente l'unità fra i discepoli di Cristo. Sono quindi lieto di sapere che conferite un posto importante all'approfondimento di relazioni fraterne con le altre Chiese e comunità ecclesiali. Queste sono un elemento fondamentale sul cammino dell'unità e una testimonianza resa a Cristo, "perché il mondo creda" (Gv 17, 21). Gli ostacoli lungo le vie dell'unità non devono mai spegnere l'entusiasmo per tessere le condizioni di un dialogo quotidiano che è preludio all'unità.
L'incontro con i membri di altre religioni, ebrei e musulmani, è per voi una realtà quotidiana. Nei vostri paesi, la qualità dei rapporti fra i credenti assume un significato del tutto particolare, essendo al contempo testimonianza resa al Dio unico e contributo all'instaurazione di relazioni più fraterne fra le persone e fra le diverse componenti delle vostre società. È pertanto necessaria una migliore conoscenza reciproca per favorire un rispetto sempre più grande della dignità umana, l'uguaglianza dei diritti e dei doveri delle persone e un'attenzione rinnovata ai bisogni di ognuno, in particolare dei più poveri. Inoltre auspico vivamente che un'autentica libertà religiosa sia ovunque effettiva e che il diritto di ognuno di praticare liberamente la propria religione, o di cambiarla, non venga ostacolato. Si tratta di un diritto primordiale di ogni essere umano.
Cari fratelli, il sostegno alle famiglie cristiane, che devono affrontare numerose sfide, come il relativismo religioso, il materialismo e tutte le minacce contro i valori morali familiari e sociali, deve restare una delle vostre priorità. Vi invito in particolare a proseguire i vostri sforzi per offrire una salda formazione ai giovani e agli adulti, al fine di aiutarli a fortificare la loro identità cristiana e ad affrontare coraggiosamente e serenamente le situazioni che si presentano loro, nel rispetto delle persone che non condividono le loro convinzioni.
Conosco l'impegno delle vostre comunità nell'ambito dell'educazione e del servizio sanitario e sociale, impegno apprezzato dalle autorità e dalla popolazione dei vostri paesi. Nelle vostre condizioni, sviluppando i valori di solidarietà, di fraternità e di amore reciproco, annunciate nelle vostre società l'amore universale di Dio, in particolare per i più poveri e i più bisognosi. In effetti, "l'amore nella sua purezza e nella sua gratuità è la migliore testimonianza del Dio nel quale crediamo e dal quale siamo spinti ad amare" (Deus caritas est, n. 31). Rendo omaggio anche all'impegno coraggioso dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, per assistere le vostre comunità nella loro vita quotidiana e nella loro testimonianza. Il sostegno umano e spirituale deve essere una preoccupazione fondamentale di voi Pastori.
Infine, desidero esprimere nuovamente la mia vicinanza a tutte le persone che, nella vostra regione, subiscono molteplici forme di violenza. Potete contare sulla solidarietà della Chiesa universale. Faccio anche appello alla saggezza di tutti gli uomini di buona volontà, in particolare di quanti hanno delle responsabilità nella vita collettiva, affinché, privilegiando il dialogo fra tutte le parti, cessi la violenza, s'instauri ovunque una pace vera e duratura, e si stabiliscano rapporti di solidarietà e di collaborazione. Affidando ognuno dei vostri paesi e ognuna delle vostre comunità all'intercessione materna di Maria, imploro Dio perché faccia a tutti il dono della pace. Vi concedo di tutto cuore un'affettuosa benedizione apostolica, che estendo ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutti i fedeli delle vostre diocesi.

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana

(©L'Osservatore Romano - 19 gennaio 2008)

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