domenica 11 marzo 2007

IL PAPA ALL'ANGELUS: LA PENITENZA NON E' MORALISMO


Il Papa: Il rifiuto di Dio e dell'etica porta la società alla rovina

CITTA' DEL VATICANO

«Le persone e le società che vivono senza mai mettersi in discussione hanno come unico destino finale la rovina». Benedetto XVI pronuncia parole molto severe nel discorso agli oltre 60 mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro ai quali ricorda: «Cristo invita a rispondere al male prima di tutto con un serio esame di coscienza e con l’impegno a purificare la propria vita. Altrimenti, dice Gesù, periremo». Il Papa si ferma un istante e poi ripete: «periremo tutti nello stesso modo».
È un invito a ripensare la vita di ciascuno e di tutti alla luce del Vangelo e del suo messaggio etico. «La conversione - spiega il Papa - pur non preservando dai problemi e dalle sventure, permette di affrontarli in modo diverso. Anzitutto aiuta a prevenire il male, disinnescando certe sue minacce.
E, in ogni caso, permette di vincere il male con il bene, se non sempre sul piano dei fatti - che a volte sono indipendenti dalla nostra volontà, certamente su quello spirituale. In sintesi: la conversione vince il male nella sua radice che è il peccato, anche se non sempre può evitarne le conseguenze». Benedetto XVI prende spunto dal Vangelo di oggi che riporta il commento di Gesù a due fatti di cronaca. Il primo era la rivolta di alcuni Galilei, che era stata repressa da Pilato nel sangue; il secondo: il crollo di una torre Gerusalemme, che aveva causato diciotto vittime. «Due avvenimenti tragici - spiega il Papa - ben diversi: l’uno causato dall’uomo, l’altro accidentale. Secondo la mentalità del tempo, la gente era portata a pensare che la disgrazia si fosse abbattuta sulle vittime a motivo di qualche loro grave colpa».
«Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei? O che quei diciotto fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?», chiese invece Gesù che in entrambi i casi conclude: «No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti nello stesso modo».
«Ecco - afferma il Papa - il punto al quale Gesù vuole portare i suoi ascoltatori: la necessità della conversione. Non la propone in termini moralistici, bensì realistici, come l’unica risposta adeguata ad accadimenti che mettono in crisi le certezze umane. Di fronte a certe disgrazie non serve scaricare la colpa sulle vittime. Vera saggezza è piuttosto lasciarsi interpellare dalla precarietà dell’esistenza e assumere un atteggiamento di responsabilità: fare penitenza e migliorare la nostra vita». Secondo il Pontefice, «questa è sapienza, questa è la risposta più efficace al male, ad ogni livello, interpersonale, sociale e internazionale».
«Preghiamo Maria Santissima che ci accompagna e ci sostiene nell’itinerario quaresimale - è stata l’esortazione di Papa Ratzinger - affinchè aiuti ogni cristiano a riscoprire la grandezza, direi la bellezza della conversione. Ci aiuti a comprendere che fare penitenza e correggere la propria condotta non è semplice moralismo, ma la via più efficace per cambiare in meglio se stessi e la società. Lo esprime molto bene - conclude il Pontefice mentre sulla piazza gremita come non mai è calato un irreale silenzio - una felice sentenza: accendere un fiammifero vale più che maledire l’oscurità».

La Stampa.it


Benedetto XVI all’Angelus: la conversione a Dio salva l’uomo e la società e li aiuta ad affrontare con efficacia il male e le sventure della vita

di Alessandro De Carolis


L’umanità di ogni tempo ha bisogno di convertirsi a Dio perché la conversione vince il male alla radice e permette all’uomo, alla società, di migliorarsi e di aprirsi alla speranza. Le persone e le società che invece non si mettono in mai discussione “hanno come unico destino finale la rovina”. Con queste considerazioni, Benedetto XVI si è rivolto alle oltre 60 mila persone che a mezzogiorno di oggi si sono raccolte in Piazza San Pietro per partecipare alla recita dell’Angelus. Il servizio di Alessandro De Carolis

Convertire il cuore non vuol dire scampare al male, ma affrontarlo in modo che la sventura sia o prevenuta o vinta con il bene: e se anche non si può sempre evitare le conseguenze del male, la conversione riporta sempre la pace nell’anima. Dunque, la conversione a Dio è un atto di realismo non di moralismo, è l’insegnamento che Benedetto XVI ha tratto dal Vangelo della terza domenica di Quaresima per poi riproporlo nella sua breve riflessione all’Angelus. Sono due fatti di cronaca, ricorda il Papa, a originare quella pagina del Vangelo: un rivolta di Galilei soffocata nel sangue da Pilato e il crollo di una torre a Gerusalemme che ha fatto 18 morti. Gesù, commentando quei fatti, ribalta la mentalità del tempo che riteneva una qualsiasi disgrazia, accidentale o causata dall’uomo, la diretta conseguenza di una grave colpa personale. I Galilei morti nelle due drammatiche circostanze non sono invece più colpevoli di tutti gli altri, obietta Gesù, che conclude perentorio: “Ma se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo”:

“Ecco, dunque, il punto al quale Gesù vuole portare i suoi ascoltatori: la necessità della conversione. Non la propone in termini moralistici, bensì realistici, come l’unica risposta adeguata ad accadimenti che mettono in crisi le certezze umane. Di fronte a certe disgrazie - Egli avverte - non serve scaricare la colpa sulle vittime. Vera saggezza è piuttosto lasciarsi interpellare dalla precarietà dell’esistenza e assumere un atteggiamento di responsabilità: fare penitenza e migliorare la nostra vita”.

“Questa è sapienza, questa è la risposta più efficace al male, ad ogni livello, interpersonale, sociale e internazionale”, ha affermato Benedetto XVI, che ha rilevato come “in effetti, le persone e le società che vivono senza mai mettersi in discussione hanno come unico destino finale la rovina”: La conversione, invece, ha osservato il Papa:

“Pur non preservando dai problemi e dalle sventure, permette di affrontarli in ‘modo’ diverso. Anzitutto aiuta a prevenire il male, disinnescando certe sue minacce. E, in ogni caso, permette di vincere il male con il bene, se non sempre sul piano dei fatti – che a volte sono indipendenti dalla nostra volontà – certamente su quello spirituale. In sintesi: la conversione vince il male nella sua radice che è il peccato, anche se non sempre può evitarne le conseguenze”.

Occorre “un serio esame di coscienza”, ha insistito Benedetto XVI, e l’“impegno a purificare la propria vita”. E prima di recitare l'Angelus e salutare in cinque lingue i fedeli nella piazza, il Papa ha concluso chiedendo aiuto alla Madonna per riscoprire la “bellezza della conversione”:

“Ci aiuti a comprendere che fare penitenza e correggere la propria condotta non è semplice moralismo, ma la via più efficace per cambiare in meglio se stessi e la società. Lo esprime molto bene una felice sentenza: Accendere un fiammifero vale più che maledire l’oscurità”.

Radio Vaticana


PAPA: AI POLACCHI, DA ESAME COSCIENZA UN NUOVO CAMMINO

"Il Vangelo di oggi ci chiama alla conversione. E' necessario l'esame di coscienza per conoscere lo stato dell'anima, l'umilta' per riconoscere la colpa, la fede nella misericordia per chiedere perdono a Dio e ai fratelli, e l'amore per aderire di nuovo alla verita', al bene e al bello". Lo ha detto Benedetto XVI ai fedeli polacchi presenti questa mattina in piazza San Pietro. Per la Polonia, ha esortato nella lingua di Papa Wojtyla, "chiediamo a Dio questi doni dello Spirito. Dio vi benedica". Erano in tutto molti piu' di 60 mila i fedeli presenti oggi in piazza San Pietro. Tra i pellegrini di lingua italiana, il Papa ha salutato in particolare i fedeli provenienti da Conegliano, Burano, Padova, Pescara, Fermo e Senigallia; i cresimandi del Vicariato del Mugello Est, diocesi di Firenze, e quelli di Cavenago d'Adda, diocesi di Lodi; i ragazzi di Oggiono che si preparano alla professione di fede; la Scuola delle Suore Carmelitane di Santa Teresa e l'Associazione culturale "San Giuseppe", di Prato; la Schola Cantorum "San Gaetano" di Campo nell'Elba; la Scuola "San Benedetto" di Parma; la Scuola "Nostra Signora della Neve" di Genova; il gruppo ministranti di Pozzuoli. "A tutti - ha concluso - auguro una buona domenica.

Repubblica.it


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